Il Profilo
Fenomenale sulla terra battuta, un po’ meno altrove. Si può riassumere così la carriera di Sergi Bruguera, due volte campione al Roland Garros – in due stagioni consecutive: 1993 e 1994 – ma mai capace negli altri Slam di arrivare nemmeno ai quarti di finale. Sul cemento il suo tennis fondato su resistenza e solidità rendeva meno, per non parlare dell’erba di un tempo, così veloce e imprevedibile da portarlo a rinunciare a Wimbledon per una decina d’anni, sui 14 di durata della sua carriera.
Sono 14 anche i titoli nel suo palmarés, coi due Slam al comando seguiti da due successi a Monte Carlo (1991, 1993) e tante altre vittorie nei tornei minori sul rosso, più una sul cemento, nel 1993 a Bordeaux. Sul cemento anche uno dei suoi risultati più preziosi, l’argento olimpico di Atlanta 1996, quando si arrese ad Andre Agassi in una delle sue 21 finali perse, compresi un Roland Garros e 3 degli attuali Masters 1000. Nel ’94 è arrivato in semifinale alle ATP Finals, mentre nel 2002 ha appeso definitivamente la racchetta al chiodo, pur continuando a giocare regolarmente nel Champions Tour.
Bruguera ha chiuso la carriera con due record invidiabili: è uno dei soli due giocatori (l’altro è Leander Paes) a vantare un bilancio positivo sia contro Sampras (3-2) sia contro Federer (1-0), e il 6-1 6-1 imposto a Roger nel 2000 a Barcellona resta la sconfitta più severa – in termini di game vinti – rimediata dallo svizzero nella sua intera carriera. Nell'ottobre del 2017, nel pieno del caos fra Spagna e Catalogna, Bruguera è stato eletto capitano della nazionale spagnola di Coppa Davis, pur essendo un catalano doc. Un bel messaggio dato dallo sport alla politica, che si è azzeccato vincente pochi mesi dopo, quando Sergi ha condotto la sua nazionale al trionfo – il sesto nella storia della Spagna – nella prima edizione delle Davis Cup Finals di Madrid.