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Pianeta Terra: da Sinner agli specialisti, 5 temi per il 2025

Il ritorno di Sinner, le ambizioni di Alcaraz, i nuovi talenti pronti a sbocciare. Ma anche le possibilità di Musetti e Berrettini o la presenza - tenace e testarda - dei terraioli. Ecco cosa ci dobbiamo aspettare dalla stagione su terra

01 aprile 2025

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Comincia la stagione sulla terra battuta e mai come quest'anno si può parlare di un momento particolarmente atteso nel circuito maschile. La ragione principale è legata al ritorno in scena del numero 1 del mondo, ma non solo. Ecco i 5 temi del rosso, versione 2025.

IL RITORNO DI SINNER

Per il tennis italiano, quest'anno, terra battuta sarà sinonimo di ritorno. Quello di Jannik Sinner, nello specifico. La squalifica di tre mesi scade il 4 di maggio, alla vigilia degli Internazionali BNL d'Italia. Ma Jannik si potrà allenare normalmente, senza alcuna limitazione, a partire dal 13 aprile, giorno che coincide con la finale del Masters 1000 di Monte-Carlo, l'ultimo nel quale l'altoatesino sarà costretto a perdere punti rispetto allo scorso anno, a causa della vicenda clostebol. Il suo ritorno è qualcosa che somiglia a un grosso punto di domanda e lascia aperte ipotesi opposte.

In tre mesi di semi-inattività un tennista di questo livello può certamente accumulare una certa ruggine, ma ci sono pure osservatori che sottolineano come la pausa possa persino giovare, al fisico di Sinner, in vista della stagione per lui da sempre più impegnativa, quella sul rosso. Stagione che per il numero 1 sarà limitata, per forza di cose: Roma, poi forse Amburgo (torneo a cui è iscritto) e infine Roland Garros. Gli obiettivi sono chiari: riportare un italiano sul trono al Foro Italico e centrare il secondo Slam stagionale. Considerata anche la condizione (e la paura) mostrata dai rivali durante la primavera americana, entrambi sembrano obiettivi possibili.

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LE AMBIZIONI DI ALCARAZ

Se si parla di terra, non si può non parlare di Carlos Alcaraz, come primo rivale di Jannik Sinner. Anche se è vero che Alexander Zverev lo scorso anno ha vinto a Roma e ha giocato la finale a Parigi, potenzialmente è sempre lo spagnolo lo spauracchio numero 1. Tanto più che Sascha in questi mesi è parso la brutta copia di se stesso, incapace di trovare qualità e un minimo di continuità. Continuità che peraltro non ha trovato nemmeno Carlitos, solo un po' meglio del tedesco nei risultati (semifinali a Indian Wells, quarti a Doha) ma lontanissimo dal suo rendimento abituale.

Per curare le ferite di Alcaraz, in teoria, non c'è nulla di meglio del mattone tritato, dove ha già vinto un Roland Garros, due Masters 1000 e altre cinque prove del circuito, due delle quali a Barcellona. Ma nemmeno il rosso può dare sicurezze all'iberico, nel testa a testa con Jannik. Gli scontri diretti su terra lo vedono in vantaggio per 2-1, ma un successo risale addirittura al 2019 (Challenger di Alicante, la loro prima sfida) mentre l'altro è la semifinale parigina dello scorso anno, quando l'azzurro aveva altri pensieri per la testa, malgrado sia riuscito a camuffarli alla perfezione.

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LA NEW GEN

Un terzo tema della terra, versione 2025, è il rendimento di quella che Novak Djokovic ha chiamato 'new gen', dunque quella generazione di giovanissimi che negli ultimi tempi ha dimostrato di poter già fare parecchio male ai campioni che stanno in vetta. Parliamo di Joao Fonseca, Jakub Mensik, Arthur Fils, Learner Tien, ma anche di ragazzi un po' più maturi come il 23enne Jack Draper. Fra tutti questi, sono Fonseca e Fils – sulla carta – quelli più portati per la superficie della fatica, che ormai da tempo in alcuni casi è diventata più rapida del cemento.

Ma in realtà anche due meno pazienti come Mensik e Draper potrebbero sorprendere, mentre pare un gradino sotto Tien, considerato lo scarso peso che può mettere sulla palla, non del tutto compensato dalla buona manualità. Sono tutte ipotesi, ovviamente, perché nessuno di loro si è ancora mai confrontato ad alto livello con gli altri big in una intera stagione sul rosso. Fonseca, in particolare, avrà addosso gli occhi di mezzo mondo: quest'anno ha già vinto il suo primo titolo – a Buenos Aires, su terra – e in generale i suoi colpi robusti ma capaci di lasciarsi un certo margine di sicurezza sembrano l'ideale per sfondare nei tornei dei prossimi mesi. Di certo, nessuno dei grandi sarà felice di incontrarlo.

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MUSETTI E BERRETTINI

Sinner a parte, casa Italia attende con ansia il ritorno sul rosso di Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini. Per Lorenzo, la terra è la superficie ideale dove esprimere tutto il suo talento, anche se fin qui il miglior risultato Slam è la semifinale di Wimbledon 2024. Ma quelle frazioni di secondo in più che permettono alle aperture del toscano di essere efficaci al cento per cento, possono contare eccome nei momenti decisivi dei confronti più duri. Se Musetti-terra è un binomio scontato, lo è meno quello del rosso con Matteo Berrettini.

Eppure, numeri alla mano, il romano ha vinto il 60 per cento dei tornei proprio sul mattone tritato (6 su 10), tre dei quali nel corso del 2024, a Marrakech, Gstaad e Kitzbuhel. Negli ultimi due casi, l'altura può aver aiutato, ma in generale Matteo sa bene come muoversi e come giocare su questa superficie, e per di più sta attraversando un momento di particolare fiducia. Vederlo protagonista nei grandi eventi della primavera europea non è un sogno troppo ardito.

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I TERRAIOLI

Qualcuno dice siano scomparsi ormai in modo definitivo. Ma poi se guardiamo bene, in fondo, qualche terraiolo vero è rimasto nel mondo del tennis di vertice. E malgrado la superficie stia diventando ovunque sempre più rapida, un posto per loro – magari tra le possibili sorprese – bisogna sempre lasciarlo. Se parliamo di top 10, l'appellativo si affianca senza particolari timori di smentita a Casper Ruud, il norvegese che ha vinto 11 tornei su 12 proprio sul rosso. E che al Roland Garros ha due finali e una semifinale all'attivo.

Più indietro, possiamo citare Francisco Cerundolo, Sebastian Baez, Alejandro Davidovich Fokina, Nicolas Jarry, Mariano Navone e l'azzurro Luciano Darderi. Non tutti possono essere inquadrati come specialisti del rosso al cento per cento, ma tutti hanno ottenuto i migliori risultati sul mattone tritato. Non parliamo più, del resto, dei terraioli di un tempo che facevano della corsa e della regolarità le uniche armi. Qui parliamo comunque di giocatori evoluti, capaci di giocare ovunque, ma che nella terra trovano il loro salotto di casa.


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