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"Per certi versi - spiega lo spagnolo - è proprio qui che si gioca il vero tennis, quello dove si vede il giocatore. Bisogna sviluppare una tattica che paghi perché di punti facili non ne arrivano. Non è solo vedere gran servizi, ace e punti vincenti"
09 aprile 2025
'I missed clay', mi è mancata la terra battuta. La scritta sulla telecamera, rituale di fine match, racconta molto di questo momento di Carlos Alcaraz. Per la prima vittoria a Monte-Carlo, lo spagnolo - ex numero 1 del mondo e oggi numero 3 - ha bisogno di una rimonta contro l'argentino Francisco Cerundolo, che all'inizio sembra addirittura dominare, prima di subire il ritorno del più forte.
In precedenza, l'iberico aveva giocato solo una volta al Country Club, nel 2022, perdendo da Sebastian Korda. Una situazione decisamente anomala per uno come lui in un grande torneo.
"Ho cominciato male il match - spiega Carlos - facendo tanti errori e lasciando troppo l'iniziativa al mio avversario, che ne ha approfittato. Ma ero io a essere eccessivamente passivo, lasciandogli il comando degli scambi. Poi dal secondo set sono riuscito ad aggiustare le cose. Mi sono detto che dovevo essere più aggressivo, giocare più vicino alla riga di fondo e variare maggiormente il gioco, così ho fatto cominciando a esprimermi come piace a me, e la partita è cambiata. Ho cercato di mantenermi calmo anche quando ho affrontato quella palla break nel primo game del secondo, e per fortuna ci sono riuscito. Da lì mi sono sentito maggiormente a mio agio".
"Sono molto contento - continua Carlos - della mia prima vittoria qui a Monte-Carlo, un torneo che amo e che ho sempre visto come uno dei più prestigiosi al mondo. E poter avanzare dopo aver vinto su questo campo meraviglioso è un vero privilegio. Non che fossi nervoso in modo eccessivo, per questa cosa, però in effetti era strano non aver mai vinto un singolo match e per certi versi è un sollievo averlo fatto. Per me è stata una partita dura, non lo nego, ma aver vinto in questo modo mi dà fiducia per i prossimi incontri. Mi sento preparato e voglio dare il massimo".
Ma la superficie preferita, per Alcaraz, qual è? La terra dove è cresciuto, l'erba per via delle due vittorie a Wimbledon, o il duro del primo Slam a New York? "Tempo fa avrei risposto gli hardcourt, mettendo al secondo posto la terra. Adesso davvero non saprei dire, perché mi è mancata molto la stagione sul rosso. Non giocavo su terra dalle Olimpiadi di Parigi (dove perse in finale contro Djokovic, ndr) ma adoro questa parte di stagione e spero di far bene".
Ma cosa gli è mancato, maggiormente, della stagione su terra? "Tante cose: le battaglie dure, i calzini sporchi di rosso... ma soprattutto il fatto che qui si costruisce davvero il punto, mentre il servizio incide di meno. Per certi versi è proprio qui che si gioca il vero tennis, quello dove si vede il giocatore. Bisogna sviluppare una tattica che paghi perché di punti facili non ne arrivano. Non è solo vedere gran servizi, ace e punti vincenti. Come ieri, con Berrettini e Zverev che hanno giocato uno scambio di 48 colpi... è questo che amo".
Al prossimo turno, ci sarà il tedesco Daniel Altmaier, a segno su Gasquet. "Altmaier? Sta giocando molto bene, ha vinto due match difficili qui e ha fiducia nel suo tennis. Sulla terra è pericoloso, il suo stile si adatta bene a questi campi. Spero di rimanere concentrato e di imparare dal match contro Cerundolo, cercando di fare un passo avanti. Sono felice di avere un'altra chance per fare progressi".
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