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Benjamin Hassan, il Libano sogna la top 100

Da un paio d'anni, l'Atp gli ha messo al fianco proprio la bandiera con l'albero di cedro al centro, per via delle sue partecipazioni in Davis col team mediorientale (14-10 il bilancio). Il fatto che prima si dividesse fra le due bandiere era dunque un'anomalia che è stata in qualche modo sanata 

di | 16 ottobre 2023

La famiglia di Benjamin Hassan sa bene cosa sia un conflitto. Quando il padre decise di lasciare il Libano aveva 17 anni e scappò in Germania proprio durante la guerra civile, seguito poi dalla madre, all'epoca ancora più giovane. Benjamin è nato a Merzig, all'incrocio dei confini con Francia e Lussemburgo, il 4 febbraio del 1995, e ha da sempre il doppio passaporto, tedesco e libanese. Da un paio d'anni, l'Atp gli ha messo al fianco proprio la bandiera con l'albero di cedro al centro, per via delle sue partecipazioni in Davis col team mediorientale, con cui ha esordito addirittura nel 2018. “In realtà non ne sapevo nulla – ha dichiarato poco dopo aver notato questo cambiamento – e io non avevo fatto alcuna richiesta particolare”. Fatto sta che adesso il quadro è coerente: Benjamin difende i colori biancorossi tanto quando gioca in Nazionale, quanto nel momento in cui è impegnato nel Tour. Il fatto che prima si dividesse fra le due bandiere era dunque un'anomalia che è stata in qualche modo sanata. 

Hassan sta vivendo il momento migliore della carriera, numero 161 Atp (primato personale) e qualificato per l'Atp di Stoccolma, con gli Slam e i top 100 a portata di mano. Ma tutto sta accadendo proprio mentre ai confini del Libano, e pure dentro, la situazione è drammatica come non è stata mai di recente. La guerra generata dalle azioni terroristiche in Israele ha coinvolto in qualche modo anche il Paese dei cedri, sul cui territorio operano le strutture di Hezbollah, uno dei gruppi paramilitari radicali più pericolosi dell'area, nato proprio negli anni della guerra civile e a sua volta in aperto conflitto con Israele. Non il momento migliore, per parlare di sport. Ma il tennis come sempre prova a portare parole di pace e prova a fare l'unica cosa che può: essere una piccola distrazione dalle brutture del mondo.

Hassan ha 28 anni e non è un ragazzino, ma solo adesso sta mettendo assieme i pezzi di un talento riconosciuto da molti. Nei primi giorni della pandemia, nella primavera del 2020, fece il giro dei media una sua foto mentre giocava con una mascherina chirurgica, per l'esibizione di Hohr-Grenzhausen, in Germania. Erano ancora i tempi in cui tutti noi cercavamo di capire come muoverci in quella situazione di estrema incertezza, con notizie che arrivavano e venivano smentite nel giro di mezza giornata. Dunque per quell'immagine, il buon Benjamin non va certo biasimato. Adesso il suo obiettivo è essere ricordato per qualcosa di diverso, possibilmente per i risultati. Aveva chiuso il 2022 piuttosto male, ma quest'anno è cambiato tutto. Il primo segnale è giunto da Biel, un ricco Challenger in terra svizzera che lo ha visto approdare in semifinale. Poi, di seguito, ecco altre tre 'semi' a Florianopolis, Blois e Braunschweig, prima delle finali a Grodzisk Mazowiecki e Lisbona. Una continuità (supportata da vittorie di peso, come quelle su Ramos e Cecchinato) che in precedenza non era mai stata nemmeno avvicinata.

“Ero un po' pigro – spiega il diretto interessato a proposito del suo passato sportivo – e non mi impegnavo così tanto per diventare un professionista. Anzi, a essere sinceri non pensavo proprio di poterlo diventare. Piuttosto, volevo studiare per essere un buon insegnante di inglese. Poi, una volta terminata l'università, mi sono detto di provarci, anche se non mancavano le difficoltà economiche. Ho deciso comunque di investire su me stesso, anche grazie alle entrate della Bundesliga, e di recente mi sono messo sotto con gli allenamenti in palestra. I risultati stanno arrivando, anche se il sogno di giocare gli Slam non è ancora stato raggiunto”.

Intanto però, in tempi così complicati, Benjamin ha anche il merito di portare in giro la bandiera libanese, spostando le attenzioni di una piccola parte di pubblico. In Davis, fin qui, ha vinto 14 partite su 24, contribuendo alla permanenza del suo team nel Gruppo 2. Nel circuito, invece, lo aspettano dei test decisamente più severi che in passato, ma la voglia di emergere non gli manca, per completare la sua personale rivoluzione. Per provare a distrarre un Paese che l'ultima mezza rivoluzione – nel 2020 – l'ha fatta portando in piazza anche le racchette.

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