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Berrettini, analisi di un ritorno (con una cura francese)

Dall'Arizona la prima risposta per Matteo è complessivamente positiva: una piccola ma significativa cura ricostituente, in attesa di ritrovare 'The Hammer' al top della condizione. Battuto Gaston, Berrettini mette a segno la terza vittoria di fila contro un francese

13 marzo 2024

Una cura ricostituente di matrice francese. Questo potrebbe essere, per Matteo Berrettini, il Challenger di Phoenix, torneo che già lo vide vincitore nel 2019 e che oggi potrebbe contribuire a rilanciarlo. L'esordio contro Hugo Gaston non era banale, per nulla. Un po' perché tutto ciò che ruota attorno al romano, oggi, rappresenta un'incognita. Un po' perché il francese non è affatto un parvenu: 85 Atp (con un best ranking a quota 58), agli Australian Open si era qualificato cedendo al secondo turno contro Taylor Fritz, mentre a Marsiglia ha avuto ragione di Denis Shapovalov prima di lottare (senza fortuna) contro il connazionale Ugo Humbert.

Nemmeno il cemento, per il piccolo transalpino, rappresenta dunque un problema, malgrado i mezzi fisici e tecnici non siano totalmente adeguati alla superficie. E infatti Gaston il primo set contro Matteo se lo è preso con una certa autorevolezza. Ciò che è piaciuto di più dell'azzurro, nell'occasione, è stata la reazione all'avvio difficile: tutt'altro che scorato, Matteo ha alzato il livello mantenendo una velocità di crociera costante che alla lunga ha sfiancato la resistenza dell'avversario. Fino al dominio nel terzo parziale. 

I NUMERI

Non si possono fare troppi calcoli su una partita sola, ma si possono riportare le statistiche, per capire cosa ha funzionato in questo ritorno vincente di Matteo. Partiamo dal servizio, che in fondo è l'arma con cui si misura la condizione del romano: ebbene, Berrettini ha messo in campo il 65 per cento di prime con l'83 per cento di punti vinti (e 10 ace, contro 1 solo doppio fallo). In risposta, l'azzurro ha convertito cinque delle tredici palle break conquistate, arrivando a un ottimo 46 per cento di punti vinti e conquistando complessivamente 20 punti più del francese.

Le statistiche contano, in questo caso, perché aiutano a ribadire la sensazione avuta guardando il match: Matteo appare in salute, seppur (come scontato) non al massimo della forma. Ma vincere in rimonta, dominando alla distanza (dopo un'ora e 40 minuti) contro uno che fa della corsa e della resistenza le proprie armi, non è vicenda scontata. Cura francese, dicevamo. Sì perché ad attenderlo al prossimo turno potrebbe esserci un altro transalpino, Arthur Cazaux (numero 8 del seeding e favorito all'esordio contro l'australiano Walton). Ma la curiosità è che pure gli ultimi due incontri vinti da Matteo – nel 2023 tra Toronto e New York – avevano avuto come contraltare la sconfitta di un galletto: Gregoire Barrere prima, Ugo Humbert poi.

Una ritrovata condizione fisica è la base di partenza necessaria per potersi poi concentrare al cento per cento sul tennis. Tanto più che tecnicamente Matteo ha armi che molti colleghi si sognano. Un concetto banale, ma importante da approfondire. Un concetto molto caro a Francisco Roig, il coach spagnolo chiamato all'angolo del romano in questa seconda parte di carriera. Phoenix è un Challenger, sì, ma è un 175: mette in palio parecchi punti e andare avanti in questo caso rappresenterebbe una bella boccata d'ossigeno, in vista di un periodo nel quale la superficie sarà la terra, non proprio quella dove Berrettini può esaltare le proprie caratteristiche.

Tuttavia, un Matteo sano e in fiducia, anche sul rosso avrebbe le sue chance. Intanto, di campi lenti lenti ormai ne sono rimasti pochi. Inoltre il romano sulla terra battuta è cresciuto, e per certi versi i movimenti che altrove risultano più complessi, sul mattone tritato risultano maggiormente gestibili. Insomma, dall'Arizona la prima risposta è complessivamente positiva: una piccola ma significativa cura ricostituente, in attesa di ritrovare 'The Hammer' al top della condizione. Nonostante siano tempi di abbondanza, per il tennis italiano, uno così – ex top 10 e finalista a Wimbledon – bisogna tenerselo stretto.

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