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Challenger 2024, tra qualche punto in meno e tanti sogni in più

Ricomincia la stagione e ripartono anche i Challenger, con il nostro Paese destinato ancora una volta a recitare da protagonista. Ma c'è un dettaglio che cambia, in vista del 2024. Si allarga ulteriormente la forbice tra il circuito maggiore e gli eventi considerati (erroneamente) minori: Dai 250 in su si daranno più punti, dai 175 in giù si daranno meno punti

01 gennaio 2024

I grandi non sarebbero diventati tali, senza passare dai Challenger. Non c'è eccezione. Roger Federer, persino lui, visse a Brest nel 1999 (battendo in finale Max Mirnyi, bielorusso detto 'The Beast') uno dei passaggi chiave per diventare il mito che è diventato. Rafael Nadal e Novak Djokovic, lo stesso. Con l'aggiunta interessante (per noi) del legame con l'Italia. Rafa trionfò a Barletta nel 2003, centrando il primo titolo nella categoria dopo sei Futures in Spagna.

Per quanto riguarda Nole – che l'Italia ha sempre ammesso di amarla come una seconda patria – c'è invece il successo di Sanremo nel 2005 a fare bella mostra mentre il serbo cominciava la scalata al vertice della classifica. Vogliamo parlare dei nostri? Parliamone: sia Jannik Sinner che Matteo Berrettini sono transitati da Bergamo, vincendo il trofeo, per prendere il volo. Sempre a Bergamo, vinse il suo primo torneo anche Andreas Seppi.

I challenger da non perdere nel 2024

Ricomincia la stagione e ripartono anche i Challenger, con il nostro Paese destinato ancora una volta a recitare da protagonista in campo organizzativo. Non è una novità, peraltro, perché è proprio da qui che è cominciata la scalata tricolore, quando ancora accanto a Roma non c'erano né le Nitto ATP Finals di Torino, né la Davis, né le Finals Next Gen di Milano. C'era tutta la bellezza del Foro Italico, certo, e poi c'erano loro: i Challenger. Quei tornei che magari ai media non specializzati davano pure un po' noia, perché per capirli bisognava prepararsi. Ma che poi diventavano essenziali per diversi motivi: per i giocatori che trovavano i punti utili per crescere, per gli organizzatori che si facevano le ossa in vista di sfide più importanti, per il pubblico che si poteva godere il grande tennis poco lontano da casa.

Sarà ancora così, intendiamoci. Ma c'è un dettaglio che cambia, in vista del 2024. Si allarga ulteriormente la forbice tra il circuito maggiore e gli eventi considerati (erroneamente) minori: Dai 250 in su si daranno più punti, dai 175 in giù si daranno meno punti. Varrà per tutti, fatta eccezione per i vincitori. Un esempio: fino al 2023, la differenza tra un semifinalista di un Atp 250 e un finalista di un Challenger 100 era di 30 punti (90 contro 60). Dal 2024, quella differenza diventerà di 50 punti (100 contro 50). Giusto? Sbagliato? Ovviamente ci sono versioni opposte. A una prima occhiata, è chiaro che valga la pena provare qualche qualificazione in più nel Tour maggiore, a patto che si abbia il livello per farlo. Per gli altri, la scalata diventerà probabilmente un po' più complicata.

Niente di irreparabile, in fondo. Dall'Atp sostengono che le modifiche siano state pensate anche in virtù dell'aumento dei tornei Challenger oltre quota 100, dunque con più punti a disposizione. E complessivamente è vero che – rispetto a qualche lustro fa – gli appuntamenti della categoria siano aumentati in numero e qualità (pensiamo ai Super Challenger, per esempio). Prendiamo il 2000, come anno di riferimento per capire, quando i tornei Challenger furono complessivamente 121. In quel momento, un evento del calibro di Heilbronn (100 mila dollari, a quel tempo il massimo possibile) assegnava agli sconfitti in semifinale 36 punti, al finalista 56. Mentre chi approdava in semi nel primo gradino del circuito maggiore ne prendeva 75.

Dieci anni dopo, stessi appuntamenti: 90 punti al semifinalista Atp, 65 al finalista di un 85 mila euro. Ma per approfondire bisogna mettersi a contare: nel 2023 i tornei del circuito Challenger sono stati 196, oltre il 40 per cento di questi dai 100 ai 175. Nel 2010 erano stati 154, nel 2000 – come detto – 121. Aumentando questi eventi di un terzo in vent'anni, i giocatori hanno più chance di raccogliere lì il bottino che serve. Al punto che sono in tanti ad aver costruito così il loro ingresso nei 100.

Non resta che aspettare, per vedere se e quali effetti ci saranno in base a questi cambiamenti. Con l'Italia che continua a fare la parte del leone, ospitando alcuni degli eventi più belli e prestigiosi del circuito. Nel 2023, le 'prime volte' dei 175 di Cagliari e Torino (ovviamente attesi al bis nel 2024), andarono a impreziosire un calendario fittissimo, sostanzialmente senza pause da marzo in avanti. Dall'estremo Nord (Trieste, Ortisei) all'estremo Sud (Barletta), passando per Roma, Olbia, e tante altre località di grande fascino, i Challenger occupano più o meno tutto lo Stivale. Con alcuni eventi che vogliono prendersi sempre maggiore spazio, non solo metaforico.

Bergamo, per esempio, promette un salto in alto niente male, sotto il profilo delle strutture. Se fino al 2022 si è giocato nel vecchio palasport cittadino (2500 posti la capienza massima), e nel 2023 si è stati costretti al trasloco nella palestra Italcementi (1000 posti a sedere), dal 2024 si potrebbe (manca l'ufficialità) approdare a quello che si chiamerà Chorus Life: 6500 posti a sedere in un'arena moderna e destinata a diventare uno dei centri di aggregazione della città. 


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