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La crescita di Cinà: Federico visto da papà Francesco

“I nostri obiettivi - spiega l'ex coach di Roberta Vinci - non sono mai numerici ma di crescita. Vorrei che Federico riuscisse ad alzare il suo livello tecnico, fisico ma soprattutto mentale per poi, a tempo debito, arrivare a essere competitivo nel circuito Itf o Challenger”

04 febbraio 2024

Fedeico Cinà al servizio agli Us Open 2023

Fedeico Cinà al servizio

Classe 2007, un futuro su cui in tanti sono pronti a scommettere, Federico Cinà rappresenta la punta di diamante di un movimento under 18 azzurro che promette molto bene. Abbiamo incontrato il papà e coach Francesco - storico allenatore di Roberta Vinci - per fare il punto della situazione dopo la trasferta australiana.

In questi ultimi mesi Federico ha vissuto esperienze di altissimo livello. Al di là dei risultati che sono stati comunque significativi, come sta andando il lavoro con suo figlio?

“Ci stiamo concentrando soprattutto sull’aspetto fisico. Federico, prima di volare in Australia, era reduce da settimane di allenamento molto pesante, in cui ha anche cambiato il suo metodo di lavoro. Tra poco compirà 17 anni (il 30 marzo, ndr) e quindi è stato necessario, rispetto al passato, salire un po’ con i carichi di lavoro. Il finale di stagione dello scorso anno lo aveva prosciugato di energie perché, dopo le due settimane negli Stati Uniti, è volato in Giappone, poi in Cina per le ITF Junior Finals e subito dopo a Cordoba, in Spagna, per la finale di Davis Cup Junior. Un vero e proprio tour de force che lo ha provato, anche se i risultati sono stati molto buoni”. 

Federico Cinà colpisce di diritto (foto Queimadelos)

Come è andata la preparazione invernale?

“Molto bene. L’abbiamo svolta tra Palermo e Tirrenia, con una parentesi di una settimana a Nizza alla Mouratoglou Tennis Academy, in cui si è allenato ogni mattina con Daniil Medvedev, confrontandosi spesso anche con il suo allenatore. Al di là dell’aspetto tennistico, è stata un'esperienza formativa molto importante. Con noi è venuto anche Marco Salerno, il nostro preparatore fisico. Nel Centro di preparazione olimpica di Tirrenia invece ci ha seguito tanto Giancarlo Palumbo. In Australia ci ha accompagnato il preparatore fisico della Fitp Giacomo Remondina, ma ci segue anche Stefano Barsacchi, il capo dei preparatori della Federazione. Insomma, stiamo cercando di fare tutto ciò che è necessario per la crescita di Federico”.

Agli Australian Open purtroppo non è andata come ci si augurava.

“Lui stesso aveva aspettative altissime e la delusione per la sconfitta all’esordio c’è stata. Dopo l’eliminazione al primo turno ha reagito nel modo giusto e ha più volte detto che sarebbe tornato più forte di prima”.

Federico Cinà (foto Getty Images)

Quest’anno è salito al 4° posto del ranking Itf Junior e in Australia era testa di serie n.1 sia in singolare che in doppio. Questo gli avrà messo un po’ di pressione. Se hai 16 anni il fatto di partire da favorito può creare qualche disagio?

“Le pressioni ce l’hanno soltanto quelli forti e quando uno non ha pressioni vuol dire che non ha un livello alto. Federico, per la sua età, ne ha sempre avute molte. A volte è un bene, altre volte meno. Lui fortunatamente ha la capacità di vivere questa situazione in modo sereno e tranquillo”.

In compenso è arrivata un’ottima semifinale nel torneo di doppio in coppia con il giapponese Rei Sakamoto…

“Sì, anche se il match perso al super tie-break per due punti è stato un peccato, visto che un successo in doppio poteva essere una bella iniezione di fiducia. Ma poco importa, visto che da quando è tornato a casa ha ripreso ad allenarsi meglio e più di prima”.

Federico Cinà

Suo figlio è la punta di diamante di un promettente gruppo azzurro che abbiamo visto ben rappresentato nei main draw di singolare dell’Australian Open Juniores. Sente un po’ la responsabilità di questo ruolo?

“Non credo. È rimasto molto male per la semifinale persa allo Us Open quando si è visto sfuggire per pochi punti una vittoria che desiderava e, dopo quel match, mi ha chiesto esplicitamente di continuare questo percorso Juniores. Proprio per le ragioni di cui ho parlato prima, è arrivato in Australia non al top visto lo stress delle tante competizioni giocate alla fine dello scorso anno. Certo, le aspettative che lui stesso aveva erano alte anche se nessuno di noi, chiaramente, gli ha mai chiesto di vincere. È tutta esperienza, in un percorso di crescita che sono convinto lo rinforzerà. Chiamiamoli piccoli ‘incidenti di percorso’ che se interpretati nella maniera giusta, lo aiuteranno a migliorare. Non dimentichiamo che, anche come persona, Federico sta crescendo tantissimo”.

Al già corposo pacchetto di esperienze fatte nella sua breve carriera, Federico ha aggiunto due risultati importanti negli Slam juniores, la semifinale a New York e quella in doppio agli Australian Open. Quanto è importante per un giocatore così giovane imparare a gestire situazioni come le fasi finali di uno Slam?

“È proprio giocando questi tornei, anche se stiamo parlando solo del circuito Juniores, che si cresce in esperienza e personalità. Anche quando le cose non vanno bene, qualcosa ti insegnano sempre. Mentre le sconfitte subite a questa età nei tornei da 15.000 o 25.000 dollari spesso non sono utili per crescere. È una strada che va percorsa. Lo sappiamo, a tennis si perde molto di più di quanto si vinca, per cui è importante guardare sempre avanti e avere la testa sul percorso e sul lavoro che va fatto, non tanto sul risultato. Poi, è ovvio, quando hai 16 anni vorresti vincere sempre”.

Federico Cinà

Esperienze in Nazionale come la vittoria in Summer Cup under 16, o come le finali di Davis Junior a Cordoba nel novembre scorso, cosa hanno gli lasciato in eredità?

“Federico adora le competizioni a squadre, figuriamoci se si parla di Nazionale. Quando affronta questi incontri è sempre molto concentrato ed era molto dispiaciuto di essere arrivato a Cordoba così stanco. Le settimane che trascorre insieme ai compagni sono fondamentali, così come lo sono le figure di altissimo spessore - come il capitano Nicola Fantone - che lo aiutano tanto. Per lui sono esperienze entusiasmanti, che non vede l’ora di ripetere”.

Poi c’è stato anche il traguardo delle ITF Junior Finals a Chengdu, in Cina. Come ha vissuto quella esperienza?

“È stato un evento meraviglioso. Due settimane prima, lì si era giocato il torneo Atp e anche per questo tutto era organizzato alla perfezione. Sono stati trattati come dei giocatori professionisti con tour in città, interviste pre e post match sia in campo che in conferenza stampa. È stata un’esperienza formativa importante che si porterà in futuro”. 

Su cosa state concentrando il lavoro in questi giorni?

“A 16 anni ovviamente è importante lavorare su tutti gli aspetti del gioco, ma in particolar modo ci stiamo concentrando sui colpi di inizio scambio: servizio e risposta. Fede è già alto 187 centimetri e probabilmente crescerà ancora, quindi è chiaro che il servizio dovrà rappresentare un colpo fondamentale del suo arsenale. Poi, certo, quando abbiamo queste settimane di lavoro a disposizione cerchiamo di lavorare un po’ su tutto - come volée e back - soprattutto su quei colpi che è impossibile allenare durante i tornei, dove per forza di cose si finisce inevitabilmente per colpire tante palle e poco altro. A Palermo cerchiamo di concentrarci sul gesto per cercare di aumentare il più possibile il suo bagaglio tecnico”.

Rei Sakamoto e Federico Cinà

Quali sono gli obiettivi per questa stagione?

“I nostri obiettivi non sono mai numerici ma di crescita. Vorrei che riuscisse ad alzare il suo livello tecnico, fisico ma soprattutto mentale per poi, a tempo debito, arrivare a essere competitivo nel circuito Itf o Challenger. Per fare ciò, è necessario attendere perché dovrà crescere anche come persona. Poi i risultati, se uno lavora con serietà, arriveranno”.

In questo lo aiuterà molto l’aver terminato la stagione scorsa tra i top 10 Junior, così da avere a disposizione 8 wild card in tabellone nei tornei Challenger.

“È il motivo per cui abbiamo tanto spinto negli ultimi mesi del 2023. Penso anche alla semifinale raggiunta nel J500 di Osaka, in Giappone. Quelle otto settimane saranno importanti occasioni di crescita personale perché andrà a confrontarsi con giocatori che sono professionisti affermati. Un’opportunità fondamentale dove ogni giorno, che sia partita o allenamento, Federico imparerà qualcosa”.


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