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Il test di Cincinnati dirà qualcosa in più su Cobbo e Luli, i 22enni allenati dai padri ex pro che hanno fatto grandi progressi dall’amata terra rossa al cemento e inseguono le tre punte azzurre, Sinner, Berrettini, Musetti, Sonego e Arnaldi (in ordine di imprese)
di Vincenzo Martucci | 15 agosto 2024
Abbiamo i tre Moschettieri, Sinner, Berrettini e Musetti (in ordine di imprese). Il quarto nome oscilla fra Sonego e Arnaldi (come sopra), anche se subito dopo incalzano impetuosi i due figli di papà, nel senso di ex giocatori ora allenatori, Fabio Cobolli e Luciano Darderi: in ordine di classifica, sia pur vicinissima (numero 31 e 34 del mondo), due classe 20002 lontani appena 3 mesi all’anagrafe (il primo del 6 maggio il secondo del 14 febbraio).
Oggi il fiorentino adottato da Roma e l’argentino che ha scelto la bandiera del nonno di Fano emigrato proprio a 22 anni in Sud America - ma guarda un po’ le coincidenze - si incrociano nel primo derby ATP Tour ufficiale su un palcoscenico Vip, come il Masters 1000 di Cincinnati, e non passeranno inosservati. Nè lo vorrebbero, ambiziosi come sono, pur ammantati della corretta umiltà che gli impone il tennis moderno, in relazione a un bagaglio tecno-fisico in continua e importante evoluzione, ma legato indissolubilmente a spinta atletica e carica agonistica.
TANDEM
Nella freschissima scalata al vertice, Flavio Cobolli, figlio e allievo dell’ex pro Stefano, ha appena superato Luciano Darderi, figlio e allievo dell’ex pro Gino, che nel team ha inserito anche Vito Antonio (classe 2008). Se infatti il ragazzo di Villa Gesell ha bruciato le tappe ad inizio anno col primo titolo ATP a Cordoba e tre Challenger in cinque finali, sulla scia delle esperienze nel circuito minore anche in doppio, dove ha firmato quattro prove, il super tifoso della Roma ha sprintato subito dopo arrivatndo in finale nel “500” di Washington, con la semifinale del 250 di Ginevra e i sedicesimi agli Australian Open, facendo più punti nei tornei più importanti.
Tutti e due stanno dando soddisfazioni ai loro orgogliosi e delicatissimi papà, forse anche oltre le aspettative almeno stagionali. Perché di sicuro, un anno fa, nessuno di loro serviva così bene, si apriva il campo così bene col dritto, andava tanto spesso a rete ed era tanto propositivo in attacco. Ma, soprattutto, si esprimeva così bene non solo sulla terra rossa, la superficie-madre, ma anche sul cemento, dove oggi si giocano più tornei.
PERSONALITA’
Così motivati sul lavoro e volitivi in campo, così grintosi e disposti alla battaglia, così forti fisicamente e pronti a combattere fino all’ultima possibilità, “Cobbo” e “Luli” si somigliano tanto, anche nel fraseggio silenzioso, fatto di occhiate, smorfie e vissuto, coi papà con cui vivono e soffrono in simbiosi il difficile mestiere di tennisti professionisti, fatto di alti e di bassi, di righe baciate e di nastri beffardi, di giornate no e di prestazioni monstre.
Sempre con questa incredibile, sano, ma fortissimo, antagonismo che anima i tanti giovani azzurri dietro i “front runners” Sinner, Berrettini e Musetti. Forse oggi è leggermente favorito Cobolli in virtù della fresca finale di Washington dov’ha messo in fila Goffin, Davidovich Fokina, Michele e Shelton per crollare poi senza più benzina davanti a Sebi Korda.
Nella indispensabile transizione terra-duro sembra avere qualche arma in più rispetto a Darderi che, dal titolo di metà giugno nel Challenger di Perugia, è riuscito solo ad Amburgo a mettere insieme due partite di fila in un torneo, peraltro sempre sul rosso, e non è in gran fiducia dopo il doppio ko contro Tommy Paul all’Olimpiade e a Montreal.
Ma i guerrieri sono così, e gli aspiranti Moschettieri sono anche più battaglieri. Figurarsi fra coetanei, con caratteristiche vicine e quel papà così presente a pochi metri che lotta e soffre in tandem.
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