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Dal campo dei Carota Boys ai Challenger: così cresce l’Africa del tennis

L’Africa dal tennis può ricevere molto dal punto di vista sociale, come dimostra il campo di matrice italiana costruito in un villaggio dello Zambia e illuminato da una raccolta fondi dei Carota Boys, ma può anche dare tanto a livello numerico. Un obiettivo che si è posta anche l’ATP, finanziando sempre più tornei Challenger come quello in corso in Costa d’Avorio

26 aprile 2025

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L’effetto Sinner è tangibile in tanti settori del mondo della racchetta, in Italia e non. Anche quando il numero uno del mondo non è direttamente coinvolto in prima persona. Basta vedere quando successo a Ndola, città dello Zambia situata a 300 chilometri a nord della capitale Lusaka, dove nel 2023 all’interno di una casa d’accoglienza gestita dal progetto di cooperazione internazionale Cicetekelo Youth Project è sorto un campo da tennis, finanziato da una raccolta fondi promossa dal bresciano Damiano Saggioro, al tempo presidente del Tennis Desenzano.

Poi, la campagna solidale si è impreziosita dell’intervento dei Carota Boys, i sei amici d’infanzia cuneesi diventati la pittoresca tifoseria del tennista altoatesino, che a loro volta hanno organizzato una nuova campagna di fundraising finalizzata a fornire al campo anche l’impianto di illuminazione. Grazie alle donazioni di tanti, le mitiche “carote” che seguono Sinner nei tornei più importanti al mondo hanno raccolto altri 5.295 euro, attraverso i quali non solo il campo è stato dotato dell’illuminazione artificiale, ma è stato anche finanziato l’acquisto di attrezzature sportive: racchette, palline, abbigliamento e altro.

Una mossa dall’enorme valore sociale per il territorio e per il progetto che ogni giorno ospita decine di bambini e giovani provenienti da situazioni di forte vulnerabilità. Grazie alla possibilità di giocare anche nelle ore serali, le attività sono raddoppiate e la pratica del tennis come strumento di riscatto sociale è stata estesa a sempre più ragazzi.

I Carota Boys

I Carota Boys

Il campo di matrice italiana, illuminato dalle vittorie del nostro numero uno, ha avuto un impatto senza precedenti: grazie al tennis, c’è stato un incremento del 45% nel totale di bambini e ragazzi che praticano regolarmente attività sportiva. Addirittura l’87% dei partecipanti al progetto ha mostrato un miglioramento nei risultati scolastici dopo sei mesi di allenamento, mentre il 65% dei ragazzi ha dichiarato di aver sviluppato nuove competenze relazionali e maggiore autostima. Dall’arrivo del campo, una ventina di ragazzini sono entrati nel progetto Cicetekelo grazie all’attività sportiva, abbandonando situazioni di strada o rischio, mentre una trentina di bambine hanno iniziato a giocare a tennis, in un contesto nel quale le ragazze hanno spesso minori opportunità di accesso allo sport.

Prove di una vera trasformazione sociale e anche culturale, che si traduce in una lunga serie di benefici per il futuro dei ragazzi e dell’intero territorio. E ha aperto al sogno di lanciare la prima Tennis Academy for Development in Zambia: l’obiettivo è realizzare un centro sportivo e formativo permanente, con un programma completo di allenamenti quotidiani di tennis, attività educative e supporto scolastico. Ma anche un progetto di formazione professionale per una decina di giovani allenatori locali che riceveranno un training tecnico e pedagogico; un’occasione di crescita anche competitiva (con clinic e tornei locali) e un'iniziativa di inclusione, con attenzione specifica alla partecipazione di ragazze e minori con disabilità. Un obiettivo estremamente ambizioso che punta a realizzare un modello unico nel paese, con la racchetta come mezzo di rivalsa sociale per l’intera comunità.

Il campo illuminato nella casa d'accoglienza di Ndola gestita dal Cicetekelo Youth Project

Il campo illuminato nella casa d'accoglienza di Ndola gestita dal Cicetekelo Youth Project

Fra i continenti, l’Africa è quella con le maggiori potenzialità di sviluppo: pertanto può ricevere molto dal tennis inteso come strumento sociale, ma può anche dare tanto allo sport a livello numerico, dato il (quasi) miliardo e mezzo di abitanti. Non sorprende, dunque, l’evidente sviluppo anche per quanto riguarda il movimento “pro”, con un numero di tornei in costante crescita nella zona subsahariana, quella spesso rimasta lontanissima dalle dinamiche del circuito. Lo scorso anno sono spuntati tornei ATP Challenger in Ruanda (a Kigali) e nella Repubblica Democratica del Congo (a Brazzaville), confermati anche nel 2025, mentre questa settimana si sta giocando in Costa d’Avorio il secondo di due nuovi appuntamenti consecutivi di categoria 50, nella città di Abidjan, accolti con enorme entusiasmo dalla popolazione locale.

Eventi figli della volontà dell’ATP di sviluppare il tennis nel continente, con un investimento di circa mezzo milione di dollari affidato alle ambizioni del visionario francese Arzel Mevellec. Già direttore del Challenger di Quimper, è stato lui a farsi promotore dei tornei africani, proponendo un modello strutturato a trazione francese, con lo stesso staff per tutti i cinque eventi organizzati. Il livello ad Abidjan è quello che è, con in gara appena cinque dei primi 300 giocatori del ranking, ma conta zero perché il progetto va ben oltre e ambisce allo sviluppo di qualcosa di grande, in un continente nel quale il tennis non era mai andato oltre una manciata di nazioni, tre delle quali nel Nordafrica.

Siamo solo all’inizio di qualcosa di importante – ha detto Mevellec al sito ATP –, perché l’idea è di creare un vero e proprio tour di tornei in Africa, con 4-5 appuntamenti consecutivi nella costa ovest. L’obiettivo della mia azione è aiutare lo sviluppo del tennis in questa parte del mondo, perché non trovo logico che un continente come l’Africa si trovi fuori dall’economia della racchetta”. Tanti l’hanno pensato, nessuno (o quasi) ha agito. Era ora che qualcuno lo facesse.

Il campo centrale del torneo ATP Challenger di Abidjan di questa settimana

Il campo centrale del torneo ATP Challenger di Abidjan di questa settimana


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