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Il 25enne di Ravenna tocca il best ranking, nel primo anno a pieno ritmo dopo una serie di problemi fisici seri. "Io - dice - voglio seguire la mia strada: da una parte vedo i coetanei che salgono e un po' dispiace restare fermo, dall'altra mi dico che se lo fanno loro posso farlo anche io"
di Cristian Sonzogni | 16 agosto 2023
Un passato da promessa della nidiata di mezzo, quella che sta tra i Sonego e i Berrettini da una parte, i Musetti e i Sinner dall'altra. Poi, l'approccio al professionismo, e per Enrico Dalla Valle sono iniziate una serie di difficoltà impreviste. Non soltanto l'ingresso – come per tutti, ricco di dubbi – nel circuito dei grandi, ma pure tante disavventure che ne hanno minato fisico e mente. Oggi il 25enne di Ravenna tocca il suo best ranking al numero 348 Atp, frutto importante degli ultimi risultati positivi nel panorama Challenger, ma posizione di passaggio verso un futuro che vale decisamente di più.
“Sto alzando il livello nell'ultimo periodo – spiega da Todi – e le prove mostrate nei Challenger mi danno fiducia, soprattutto in merito al lavoro che sto portando avanti sotto ogni aspetto. Ho vissuto molte difficoltà negli ultimi anni e ne sono uscito col lavoro, sono contento del mio percorso ma voglio andare ancora più avanti”.
Quando si apre la porta degli infortuni, ne esce una valanga di emozioni mai sopite, di sfortune che solo adesso stanno trovando un senso. “Dopo lo stop del 2020 per il Covid, forse proprio per il fatto di essersi fermati a lungo, cominciai ad avvertire un problema al gomito: un'infiammazione pesante, risolta senza intervento chirurgico, ma dopo sei mesi duri. Poi arriva il peggio: nel 2021, facendo preparazione invernale, faccio un movimento strano con l'anca destra, non capisco subito la gravità, gioco ma ho molto male. Dunque mi fermo e faccio una risonanza, per scoprire che è un problema grave, che richiede un intervento chirurgico. Mi avrebbe fatto perdere 6-8 mesi, ma decido di farlo lo stesso. Solo che dopo l'intervento, in ospedale con la mia ragazza, mi si gonfia la pancia: c'è una emorragia interna, finisco in terapia intensiva e devono rioperarmi a Torino”.
Finita qui? Nemmeno per idea. “Siamo a dicembre 2021, riprendo con gli allenamenti ma sento lo stesso dolore all'anca sinistra, è ancora quello, ne sono certo. Infatti poi mi avrebbero detto che spesso quel problema è bilaterale. Per la precisione, si tratta della rottura del labbro acetabolare. Vengo operato il primo febbraio, ma stavolta è ancora più difficile della prima, ci vuole tanta forza di volontà per uscirne. Tanto più che nel tennis, ovviamente, nessuno ti aspetta e tutti vanno avanti. In tutto questo, però, ho avuto la fortuna di avere a fianco la mia fidanzata Martina: mi ha salvato quando non stavo bene, quando ero con le stampelle e con il morale a terra”. In totale, 14 mesi di stop tra aprile 2021 e giugno 2022. E con il rientro che naturalmente non è stato tutto rose e fiori. Solo dal 2023 c'è stata una decisa ripresa, nel gioco, nella fiducia e nei risultati.
“Dalla fine del 2022 mi sto allenando presso l'Accademia di Giorgio Galimberti (a Cattolica, ndr), stiamo crescendo parecchio insieme e la ritengo la miglior scelta possibile: è una struttura nuova dove c'è tutto il necessario, e dove insieme a me lavorano anche Igor Gaudi, Martin Torretta e Luca Fiore come preparatore. In precedenza mi ero allenato anche a Torino con Fabio Colangelo, prima a Sassuolo dove gioco la Serie A, e ancora a Tirrenia e a Bordighera. Non mi voglio mettere obiettivi di numeri, ma sto giocando bene. Sono solo contento di avere una seconda chance. Per questo, ci tengo a ringraziare anche i fisioterapisti che mi hanno seguito: Damiano Buzzi che ha svolto il ruolo principale nella riabilitazione dopo le operazioni alle anche, Claudio Ceccarelli e Frank Musarra”.
Enrico Dalla Valle colpisce di rovescio (foto Chapman/San Marino Open)
Il passaggio dagli Itf ai Challenger è stato rapido e quasi naturale. Come se tutto quel tempo passato a soffrire, in precedenza, fosse stato rivalutato tutto d'un colpo. “Il titolo nel 25 mila dollari di Cattolica mi ha dato fiducia, poi ho avuto la possibilità grazie alla FITP di giocare alcuni Challenger in tabellone, e i risultati sono stati confortanti. Le partite con Tseng e Cobolli a Trieste in particolare mi hanno dato morale. A me piace cercare di comandare lo scambio, mi ritengo un giocatore propositivo con un buon servizio e un buon diritto. Stiamo cercando di sviluppare e di portare avanti proprio questi miei punti di forza”.
Il momento d'oro del tennis italiano, intanto, diventa uno stimolo per crescere. “Ho la fortuna di avere avuto a che fare spesso negli anni scorsi con Berrettini, Sonego, con Jannik Sinner, tutti giocatori che ormai sono dei campioni. Ho avuto a fianco un amico vero come Julian Ocleppo, anche lui poco fortunato, e ho avuto la possibilità di condividere molti momenti con Paolo Lorenzi, che per la carriera che ha fatto è una vera ispirazione. Normalmente chi non è così dentro al mondo del tennis pensa che se non sei almeno numero 100 del mondo a 23 anni sei finito. Io voglio seguire la mia strada: da una parte vedo i coetanei che salgono e un po' dispiace restare fermo, dall'altra mi dico che se lo fanno loro posso farlo anche io. A un certo punto, per me, c'erano grosse possibilità di non tornare proprio a giocare, perché quando ti operi due o tre volte non è detto che il recupero vada per il meglio. Essere ancora protagonista mi riempie di orgoglio. Io posso arrivarci, in alto, ma con i miei tempi. Non mi sento certo un supereroe, ma quando ti mettono in terapia intensiva la paura non riguarda più il tennis, bensì la vita. Ora non mollo perché ho superato quell'ostacolo così grande e non posso non superare questo. Giocare un match di tre ore è quasi una passeggiata”.