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A Pechino si è ritirato preventivamente, ancor prima di iniziare il torneo, ma Grigor è in piena lotta per presentarsi a Torino. Decimo sia nel ranking Atp che nella Race, ha le carte in regola per tornare alle Finals, che vinse nel 2017. Il suo miglior risultato in carriera
27 settembre 2024
Ha fatto praticamente da coach alla Laver Cup, vinta dal Team Europe sul Team World con il successo decisivo di Carlos Alcaraz su Taylor Fritz. A 33 anni sta vivendo una seconda giovinezza e ora punta a un posto alle Nitto ATP Finals, proprio quelle che vinse nel 2017, toccando il punto più alto della sua carriera.
Grigor Dimitrov ha una delle mani più delicate e talentuose del tennis, ma in questo 2024 ha trovato anche una inattesa continuità, quella che gli è mancata per gran parte della sua carriera. E così, il bulgaro, che proprio in quel meraviglioso 2017 riuscì a raggiungere la posizione numero 3 del ranking Atp, ha ricominciato a sognare.
A Pechino si è ritirato preventivamente, ancor prima di iniziare il torneo, ma Grigor è in piena lotta per presentarsi a Torino. A Parigi-Bercy (ultimo Masters 1000 dell'anno) dovrà difendere la finale dello scorso anno, persa contro un Novak Djokovic che in questo momento andrebbe a disputare le Finals, ma che ha già detto di non voler giocare a tutti i costi per fare punti. Lo farà invece Grigor, l'unico rovescio a una mano che è attualmente presente nella top 10 del ranking Atp.
In questo 2024 si è rigenerato da subito: per iniziare il successo di Brisbane, il primo dopo quelle storiche Finals di Londra 2017. Poi i tanti ottimi risultati, che ne hanno migliorato notevolmente la classifica. Dalla finale del Masters 1000 di Miami (sconfitta contro un Sinner inarrestabile, che aveva polverizzato Medvedev in semifinale) ai quarti del Roland Garros, battuto ancora da Jannik, passando per la finale di Marsiglia di inizio stagione, quella persa contro Humbert. Qualche acciacco fisico c'è stato e c'è ancora, ma preoccupa relativamente.
E' vero: in quel 2017 si crearono tutte le condizioni per il trionfo di un outsider alle Finals, visto che mancavano diversi potenziali protagonisti. Djokovic era alle prese con i problemi al gomito nella peggior stagione della sua carriera, Murray ebbe i primi fastidi all'anca, Nadal si ritirò prima di iniziare le Finals, lasciando spazio a Carreno Busta. Dei Fab 4 restava soltanto Roger Federer, che dopo aver vinto agevolmente il Round Robin era strafavorito per il successo finale. Lo svizzero perse invece la semifinale contro Goffin e il belga pagò lo sforzo profuso proprio nell'ultimo atto contro Dimitrov, capace di batterlo 7-5 4-6 6-3.
Proprio il continuo paragone con Roger è stato il sale della carriera di Dimitrov. Il rovescio a una mano, la capacità di essere creativo, la sensibilità sotto rete: tutte caratteristiche che hanno avvicinato il bulgaro a Sua Maestà, che però lo batteva nettamente in continuità, mentalità e certamente anche per quanto riguarda il talento. Sicuramente i 9 titoli conquistati in 20 finali non rendono giustizia alle capacità di Grigor, uno di quelli che sanno farsi notare perché ha uno stile di gioco completamente diverso rispetto a ciò che vediamo nel tennis moderno. Elegante, composto, apprezzato da colleghi e addetti ai lavori, Dimitrov ha capovolto una storia che sembrava in discesa e adesso vuole divertirsi, tornando a sedersi insieme ai più forti.
La lotta per le Finals è serratissima: se Sinner, Zverev e Alcaraz sono aritmeticamente qualificati per Torino, Medvedev e Rublev dovrebbero farcela senza troppi problemi. Ci sono poi tre posti disponibili e tanti dubbi. Djokovic è un punto di domanda, Fritz sembra uno dei più seri candidati ad arrivare a Torino, così come Hurkacz. La bagarre vede in un migliaio di punti Ruud, Dimitrov, De Minaur, Tsitsipas e Tommy Paul. Saranno proprio loro a giocarsi, in teoria, l'ultimo posto a disposizione. E per Grigor nulla è impossibile.
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