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Michelsen in finale a Newport: ecco l’ultimo 18enne terribile yankee, con un po’ d’Italia…

A Newport il californiano Michelsen ha raggiunto la prima finale ATP. Dopo aver battuto all'esordio il campione in carica Cressy, non si è più fermato. In semifinale ha domato Isner. Ora affronterà Mannarino. Questa è la sua storia

di | 23 luglio 2023

Alex Michelsen esulta (foto ATP Newport website)

Alex Michelsen esulta (foto ATP Newport website)

Al secondo torneo in carriera nel circuito maggiore, Alex Michelsen ha raggiunto a Newport la sua prima finale ATP in carriera. Il diciottenne, più giovane statunitense in Top 200, ha sconfitto in semifinale John Isner, quattro volte vincitore del torneo, 76(6) 64. Nell'unico evento sull'erba fuori dall'Europa nel circuito maggiore, Michelsen ha eliminato il campione in carica Maxime Cressy, James Duckworth e Mackenzie McDonald prima di piegare Isner.

Forte di un bilancio di 41-14 a tutti i livelli quest'anno, Michelsen incontrerà in finale il francese Adrian Mannarino che ha battuto 64 63 il connazionale Ugo Humbert. Mannarino ha così raggiunto la tredicesima finale ATP in carriera, la seconda sull'erba quest'anno dopo la sconfitta a Mallorca contro la rivelazione Christopher Eubanks. Questa la sua storia, raccontata da Vincenzo Martucci e pubblicata originariamente dopo la vittoria al primo turno contro Cressy.

Quel diavolo di Veso Matijas ha fatto un’altra scoperta delle sue. Il manager con l’occhio lungo dell’azienda d’abbigliamento sportiva italiana Lotto, fresca finalista a Wimbledon per il secondo anno di fila con Ons Jabeur, sta mettendo in vetrina in questi giorni il 18enne yankee Alex Michelsen. L’ha “firmato” l’anno scorso quand’ha vinto il titolo juniores di doppio agli Australian Open e a Wimbledon, e lo sta ammirando mentre scala in fretta i tornei ATP e la classifica dei professionisti.

Passando dal numero 1.020 di settembre al 600 di gennaio, il biondino con l’aria furbetta ha cominciato la stagione dagli ITF della sua California con la finale di Malibu, poi è transitato per la vittoria di Edmond, la sconfitta nel Challenger di Roma - quella in Georgia -, ha proseguito facendosi le ossa con la finale ITF di Calabasas, sempre a casa sua, e la vittoria della settimana scorsa a Chicago - più giovane statunitense a riuscirci da Stefan Kozlov nel 2016, - battendo strada facendo anche l’ex 4 ATP, Kei Nishikori, e facendo un passo avanti importante nella fiducia in se stesso. Tanto che, subito dopo, da 190 del mondo, ha superato nell’ATP di Newport il campione uscente Cressy, e quindi Duckworth. Sempre dopo aver rimontato il primo set, sempre sulla spinta del micidiale rovescio a due mani e dei 193 centimetri d’altezza che lo agevolano nel servizio.

Alex Michelsen

CRESCITA
“Sei mesi fa non ero così continuo, ho lavorato davvero duro in palestra”, dice serissimo minimizzando le sue prestazioni e citando gli altri Next Gen di qualità coi quali duella nella Next Gen Finals Race dei giovani più promettenti, il cinese Junchen Shang, il 17enne ceco Jakub Mensik e l’amico 19enne Ethan Quinn. Col quale s’è fatto notare superando il primo turno sull’erba di Newport.

Solo che, mentre Quinn è entrato in tabellone come wild card e all’esordio ha superato il qualificato indiano Sasikumar per poi cedere nettamente al secondo turno contro il troppo solido Tommy Paul, numero 1 del torneo, Alex c’è entrato per meriti di classifica e s’è presentato mettendo a segno l colpaccio contro il campione uscente. “Sapevo che avrebbe messo giù un bel po’ di servizi-bomba, quand’ero sotto di un break per 3-4 al terzo m’ero un po’ preoccupato, ma sono venuto fuori con un bel servizio e ho trovato la strada per uscirne”. 

FORZA
Il 18enne ha tenuto testa a 23 ace del francese che, transitando dal college, ha abbracciato la bandiera Usa, è esploso col suo difficile servizio-volée salendo fino al 31 del mondo e, anche se è sceso al 105, è un giocatore di maggior esperienza.

Un avversario tosto, sulla superficie ideale, che il nuovo teen ager senza paura del tennis Usa ha affrontato in condizioni doppiamente sfavorevoli: “Ero appena arrivato da Chicago, sul cemento, ho potuto fare solo un‘ora e mezza d’allenamento prima di tornare di nuovo in campo per la prima partita. Ma sono allenato ai lunghi viaggi, prima avevo attraversato l’Europa, e l’erba mi ha certamente aiutato: ci avevo già giocato un anno fa, non era una superficie totalmente estranea ed è adatta al mio gioco”. Con la forza dei suoi 18 anni, e sulle ali dell’entusiasmo, subito dopo, Michelsen s’è confermato eliminando al secondo turno Duckworth, oggi 129, ma 46 a dicembre. 

Alex Michelsen in azione (foto ATP Newport website)

NEW GENERATION
Alex è l’evoluzione della specie Taylor Fritz, i nuovi ragazzi statunitensi che sia fanno valere a botte di servizio e di spallate da fondo senza tanti fronzoli, esaltandosi nel corri e tira, ma con un po’ di spudoratezze in più anche a rete, se non soprattutto a rete, come Shelton. Michelsen è il più giovane dei top 200 USA e col suo simpatico “easy going” farà sicuramente proseliti. Curioso: a Maiorca, all’esordio in un tabellone ATP Tour, da lucky loser (ripescato in tabellone principale dopo essere stato eliminato nelle qualificazioni) ha affrontato Eubanks - poi vincitore della prova a casa Nadal e protagonista a sorpresa fino ai quarti a Wimbledon - e ci ha perso per 3-6 7-6 7-5, staccandosi dal potente battitore solo sul 5-5 del terzo set. Nel tennis non esiste la proprietà transitiva, ma qualche riferimento lo lascia sempre per strada. Con una spolverata d’italiano - sia pur nell’abbigliamento - che non guasta.

ATP NEWPORT, IL MEGLIO DELLE SEMIFINALI

 

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