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Emozione Popyrin: “Fiero di me stesso, il lavoro paga”

Campione a sorpresa a Montreal, Alexei Popyrin fa il punto della sua settimana da star. “Sapevo di avere questo livello, ma non di poterlo esprimere per sei partite contro giocatori così forti. Anni di lavoro stanno dando i loro frutti”. Rublev perde ma sorride: “Settimana positiva, sono in crescita”

13 agosto 2024

Se gliel’avessero detto quando ha messo piede a Montreal, reduce dalla terra delle Olimpiadi di Parigi, non ci avrebbe creduto nemmeno lui. Invece, dopo aver messo al tappeto cinque top-20, il titolo del sesto Masters 1000 stagione se l’è preso proprio Alexei Popyrin, che dal Canada punto a cambiare dimensione alla sua carriera. “Come ho già detto nel corso della settimana – ha spiegato l’australiano di origini russe – è come se, tutto d’un tratto, il lavoro di una vita stesse pagando. Ho giocato a un livello altissimo: sapevo di averlo, ma ripeterlo in sei match consecutivi contro avversari di grande qualità non era affatto scontato”.

“Sono fiero di me stesso e anche di come sono sceso in campo, molto calmo. Uno lavora tutta la vita per giocare incontri come questo, quindi non avrebbe senso lasciarsi prendere dal nervosismo o dalla paura della grande occasione. Mi piacciono i match importanti, mi piace giocare di fronte a tanta gente, sono le condizioni nelle quali sento di poter esprimere il mio miglior tennis e così è stato. Ho giocato alla grande: è un livello che sapevo di avere, ma l’essere stato in grado di tirarlo fuori nell’incontro più importante della mia carriera mi riempie d’orgoglio. Ma sono ancora più fiero della mia settimana in generale, e della continuità mostrata”.

“Ci sono tanti aspetti della mia carriera, dietro le quinte, che negli anni sono cambiati. Tante piccole modifiche qua e là, anche nel metodo di lavoro, come lo approccio e via dicendo. Nella prima parte della mia carriera il più grande obiettivo era competere cercando di stare alla larga dagli infortuni, mentre da un paio d’anni sto lavorando per costruire l’atleta. Questo torneo mi ha dato grandi risposte: non so se il processo possa dirsi completato, anche perché il mio preparatore atletico mi dice che c’è ancora molto lavoro da fare, ma il modo in cui ho gestito gli ultimi incontri dimostra che il lavoro paga sempre”.

Da juniores ho vinto il Roland Garros e sono stato numero 2 del mondo: quando è così ti aspetti di arrivare in alto molto rapidamente anche fra i grandi, pensi che sia tutto facile. Invece la realtà è ben diversa. Tanti dei ragazzi coi quali sono cresciuto hanno saputo salire in fretta, mentre per me è andata diversamente. Ho finito la carriera juniores più tardi e poi ho impiegato più tempo di altri. Arrivare nei primi 500 del mondo è molto difficile, nei primi 250 idem, nei top-100 è proprio un’altra storia. E saperci restare è ancora più dura. Poi c’è la top-50 e via dicendo: tutti passaggi ai quali da ragazzino non pensi. Ho vinto il mio primo titolo ATP nel 2021 e in quel momento credevo che sarei andato avanti a crescere in classifica, invece un anno più tardi mi sono trovato fuori dai primi 120. Da lì ho iniziato a lavorare step by step, per ritornare dove desideravo. Il 2023 è stato molto importante, mentre fino a qui il 2024 era stato una stagione di alti e bassi. C’era il rischio che perdessi terreno in classifica perché a Cincinnati devo difendere i quarti di finale dello scorso anno: sono pensieri che ha in testa per tutto l’anno, e devi imparare a metterli da parte”.

Essere il primo australiano a vincere un Masters 1000 dal 2003 è una sensazione incredibile. Dopo il match-point non riuscivo a crederci. Hewitt (l’ultimo a vincere prima di lui, ndr) era con me la scorsa settimana alle Olimpiadi, dove mi ha aiutato molto. E in generale mi sta aiutando molto nel corso della mia carriera. Dopo la sconfitta contro Zverev a Parigi mi ha dato tanti consigli preziosi: io sostenevo di aver buttato via la partita, mentre lui me l’ha fatta osservare da un punto di vista totalmente diverso, evidenziando il fatto che avessi obbligato un top player a giocare un tennis incredibile per battermi. Quella chiacchierata mi ha dato la fiducia ideale per arrivare in Canada. Quindi devo ringraziarlo tantissimo”.

Soddisfatto anche il finalista Andrey Rublev, che malgrado la sconfitta pensa positivo. “È stata comunque una buona settimana – ha detto il russo – e sono fiero di come mi sono comportato a livello mentale. Se paragono questo match a quello che ho perso contro Popyrin a Monte Carlo, oggi mi sono comportato dieci volte meglio. Il tutto nonostante la pressione della finale. Da quando ho fatto chiarezza nella mia mente, sta andando sempre meglio. Questa settimana ho saputo reagire nel modo giusto a tanti momenti, cosa che per me non sempre è l’abitudine. Non ce l’avessi fatta, probabilmente non sarei arrivato fino a qui. Sulla finale c’è ancora da lavorare (ride, ndr), ma sono fiero di quanto fatto”.

Alexei – ha aggiunto – ha giocato un tennis incredibile, mentre io non ho servito come avrei voluto. Questo ha fatto venire dei dubbi a me e dato ulteriore fiducia al mio avversario. In tutti i momenti importanti ha giocato molto bene, mentre io ho smarrito un break di vantaggio nel secondo set. Era un momento chiave, ho commesso degli errori e lui è stato bravo a recuperare immediatamente. La differenza coi top player è qui: anche nelle difficoltà, loro riescono a sfruttare le occasioni che si trovano di fronte. So che lezione portarmi a casa da questo match, per continuare a lavorare. Nessuno si sarebbe aspettato di vedermi in finale questa settimana, quindi siamo già a buon punto. Meglio giocare una finale ogni settimana, perdendo, che vincerne una ogni tanto”.

“Come ho detto – ha spiegato ancora – sono comunque fiero e felice del mio torneo. Ovviamente avrei preferito una vittoria, come è normale che sia, ma non si può vincere ogni settimana. Tutti tranne uno perdono ogni settimana, e farlo in finale è comunque un buon risultato. La cosa più importante è come si perde: se sai accettare la sconfitta e usarla come un mezzo per imparare qualcosa, può aiutarti a fare un grande salto in avanti. Per questo dico che voglio prendere questo match come una lezione per crescere ancora, in vista dello Us Open. Punto ad arrivarci nella miglior condizione possibile, mentale e fisica, ma prima mi attende un altro appuntamento importante come Cincinnati. Torneo duro, tabellone difficile: proverò a godermi la settimana e vedremo quel che succederà”.

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