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Favola Habib: "Un messaggio di speranza al Libano"

Nato a Houston, Hady Habib ha trovato la sua strada grazie al tennis. Oggi ha 26 anni e si è costruito un ranking di numero 216 Atp, suo primato personale. Una cifra che significa qualificazioni degli Slam

di | 03 dicembre 2024

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È nato a Houston, Stati Uniti, ma gioca per il Libano. Ed è col Libano che ha fatto la storia. Hady Habib è il primo tennista del Paese mediorientale capace di conquistare un titolo Atp. Lo ha fatto nel Challenger di Temuco, in Cile: due ore e 34 minuti per vincere una finale durissima contro l'argentino Ugo Carabelli e per portare quella bandiera bianca e rossa all'attenzione del mondo al di là di guerre e distruzione.

Stretto tra Siria e Israele, il Libano nei nostri telegiornali è protagonista delle cronache di politica estera, mentre una fragile tregua sta cercando di farsi largo per dare speranza a un popolo costantemente in cerca di una via di fuga. La sua, di fuga, Habib l'ha trovata grazie al tennis. Oggi ha 26 anni e si è costruito un ranking di numero 216 Atp, suo primato personale. Una cifra che significa qualificazioni degli Slam, mica poco per uno che quei tornei fino a poco tempo fa poteva solamente sognarli.

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Un primo momento da copertina, Habib lo aveva già vissuto durante le ultime Olimpiadi di Parigi, insieme al compagno Benjamin Hassan. Prima per il doppio, grazie a una wild card dell'Itf. Poi persino in singolare, grazie al forfait di Hubert Hurkacz, con un primo turno dei sogni di fronte a Carlos Alcaraz. Che ovviamente lo ha battuto, ma al termine di un match meno a senso unico di quanto i più potevano pensare. “Un sogno che diviene realtà – aveva detto il libanese all'ombra della Tour Eiffel – e qualcosa che porterò per sempre nel cuore. Giocare a questo livello è uno stress, ma uno stress di quelli che fanno bene, che aiutano a crescere”.

Habib fa parte di quella lunga schiera di giocatori emersi dai college americani. E per questo non si sta affatto preoccupando di quei 26 anni che a qualcuno potrebbero sembrare troppi, per avere ambizioni di alto profilo. “Quando ho messo piede al Roland Garros per le Olimpiadi – ha detto con un sorriso stampato sul volto Hady – sembravo perso, non sapevo dove andare. Chi mi ha visto avrà pensato che fossi un turista, non un giocatore. Per un libanese, essere in quel gruppo ristretto di 10 atleti del nostro Paese che sono andati a Parigi, è un'emozione incredibile. Un momento di grande orgoglio”.

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Il nativo del Texas ha anche un proprio sito, dove racconta se stesso e la sua storia. E perché gioca per il Libano, invece che per gli States: “Molte persone – scrive – mi hanno chiesto perché ho scelto di rappresentare il Libano, visto che ho la cittadinanza statunitense. Questo mi fa sempre sorridere, perché per me quella decisione è stata facile. Non importa quello che attraversa il mio Paese, sono così orgoglioso di portare quella bandiera. Anche se in campo gioco per me stesso, sento che il mio successo è stato spesso spinto dall'orgoglio di rappresentare il Libano: alcuni dei miei ricordi più belli sono legati alla squadra di Coppa Davis”.

E ancora: “L’ho detto un milione di volte che sto lavorando per essere tra i migliori giocatori al mondo. Ma questa è solo una parte di quello che è il mio sogno più grande. Spero che la mia carriera e la mia voce come atleta libanese possano ispirare le persone in Libano ad avere una possibilità in più. Se c’è un modo in cui posso restituire qualcosa al mio Paese, sono disposto a percorrere quella strada per dare un messaggio alle persone straordinarie che lo popolano. La mia famiglia è tornata nella casa della mia infanzia nel 2019, dove tutti sono più felici. Per quanto mi riguarda, mi rende felice il fatto di poter tornare alle mie radici e stare con i miei amici più cari”. Una vera e propria dichiarazione d'amore, per una terra che più di tante altre, oggi, ha bisogno di speranza.

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