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Filippo Romano, un doppista di razza che sogna in grande in singolare

A tu per tu con il 19enne talento azzurro, che nel 2025 ha conquistato il primo titolo da professionista e che, ad oggi, è uno dei migliori Next Gen italiani nel ranking Atp. Da dicembre è approdato allo Stampa Sporting, alla corte di coach Gipo Arbino per continuare ad inseguire i suoi obiettivi

27 aprile 2025

Filippo Romano

Filippo Romano

A pochi chilometri dal carrarino Lorenzo Musetti, è cresciuta anche un’altra promessa del nostro tennis. Nativo di Sarzana, il 19enne Filippo Romano è un ragazzo dalle grandi potenzialità con ancora un futuro tutto da scrivere. Amante della volée, oggi n.693 del ranking Atp, Romano vanta una classifica di doppio di tutto rispetto (è n.209). Giocatore coraggioso, dall’alto dei suoi 190 centimetri, punta tutto su un tennis aggressivo. Lo abbiamo raggiunto a Torino, allo Stampa Sporting, dove d’intesa con coach Gipo Arbino e Federico Maccari ha deciso di prendersi un breve periodo di riposo per recuperare le energie in vista del torneo di pre-qualificazione agli Internazionali BNL d’Italia.

Filippo, l’anno è partito alla grande visto che a gennaio, in Francia, ha alzato la sua prima coppa da Pro. Come è andata?

“È stata la prima volta che mi spingevo oltre la semifinale in un torneo Itf e, onestamente, non mi aspettavo di vincere. Una piacevole sorpresa, anche se ero consapevole di essere in un buon momento”. 

Nei successivi tornei però ha fatto un po’ fatica.

“Vero, un errore di programmazione perché, dopo quel torneo sulla terra, non ho avuto tempo per adattarmi al veloce e, nel torneo successivo sul duro a Glasgow e poi a Bucarest non ho giocato bene”.

Da dicembre si allena a Torino con Gipo Arbino e Federico Maccari. Come è nata questa collaborazione?

“Lo scorso anno, a fine luglio, ero in Germania per giocare le qualificazioni di un Challenger con i miei maestri del Ct Spezia Alessio Guidotti e Niccolò Sanna e lì c’era Gipo con Stefano Travaglia. In quel periodo avevo un problema con il diritto e abbiamo chiesto consiglio a Gipo per risolverlo. Quello è stato il primo approccio. Poi a novembre, al Challenger di Rovereto, gli ho parlato della mia situazione. Volevo passare qualche settimana da lui, anche perché ho sempre avuto un buon rapporto con Stefano. Si è subito dimostrato interessato a me, aiutandomi molto e da dicembre la cosa è diventata definitiva anche grazie a Federico Maccari, che è la persona che mi segue quando è assente Gipo”.

Da La Spezia a Torino, come ha vissuto questo passaggio?

“Ero solo, in un ambiente nuovo dove conoscevo davvero poca gente, ma devo dire che mi sono subito trovato a mio agio al circolo che è uno dei più belli d’Italia con una struttura incredibile. Ho trovato persone molto aperte e simpatiche, quindi non è stato per niente traumatico. Poi ho la ragazza che vive a Milano e quindi, da questo punto di vista, è anche meglio di Spezia (ride, ndr.)”. 

Filippo Romamo in azione

Filippo Romamo in azione

Su quali aspetti del gioco state lavorando maggiormente?

“I lavori più importanti all’inizio sono quelli che abbiamo fatto dalla parte del diritto, mentre ora ci stiamo concentrando sul servizio che, vista la mia statura, dovrebbe essere un’arma se non proprio letale almeno molto efficace e invece non riesce a far male come dovrebbe. Mi sta dando pochi punti ma, se vogliamo, questa è anche una notizia positiva perché significa che quando lo avrò perfezionato potrò avere risultati migliori”.

Potrebbe rubare qualche segreto a Vasamì, spesso suo compagno di doppio, che per i suoi 17 anni ha un servizio davvero notevole.

“Vero, è incredibile. Secondo me crescerà molto in fretta perché gioca davvero bene”.

Ha avuto una buona carriera da Junior, arrivando al n.82 del ranking e vincendo due titoli (Budapest e Barcellona). Poi nel 2023 si è operato alla spalla e la corsa si è un po’ fermata. Ha dei rimpianti per non aver potuto scalare la classifica under 18?

“Sì, è stato un peccato, anche perché tutti i ragazzi con cui sono cresciuto hanno avuto un buon percorso junior. La lussazione alla spalla però mi ha condizionato con, oltre all’operazione, anche una lunga riabilitazione. Ma i risultati che contano arrivano adesso”.

Proprio da Junior, nel 2023, ha sperimentato il fascino degli Slam giocando a Wimbledon.

“Un’esperienza incredibile, una delle cose più belle che mi sono successe nella vita. Giocare su quei campi credo sia un po’ il sogno di tutti noi. E poi mi sono subito adattato benissimo all’erba perché sono un giocatore di rete e mi piacciono i punti con pochi scambi”.

Filippo Romano colpisce di diritto

Filippo Romano colpisce di diritto

Il suo ranking in doppio è molto migliore del singolare, 209 Atp, il che può essere anche un problema per la programmazione.

“Purtroppo sì, faccio troppi risultati (ride, ndr.). Fin da piccolo, ho sempre giocato bene in doppio. Forse perché non ci davo troppo peso e questo mi permetteva di giocare più naturale. In singolo invece alle volte penso troppo, mi creo problemi e non riesco mai a esprimere il massimo delle mie possibilità”.

Proprio in coppia con Vasamì ha vinto il titolo a Foggia e fatto finale al Challenger di Monza. Come funziona la vostra alchimia?

“Con ‘Vasa’ ci siamo trovati da subito alla grande. Ci conosciamo da tanti anni e siamo molto amici. Insieme scherziamo molto ma, appena entriamo in campo, riusciamo a rimanere concentrati. A Monza abbiamo battuto anche una coppia che veniva dalla semifinale dell’Atp di Barcellona, entrambi top 50 del ranking Atp di specialità (Erler e Frantzen, ndr.)”.

In Serie A1 con Santa Margherita Ligure ha avuto anche il piacere di giocare in coppia con un top player come Andrea Vavassori.

“Ho imparato tanto da lui e a volte mi capita di sentirlo al telefono per avere qualche consiglio, anche sugli avversari che devo affrontare. Come è successo alla vigilia della finale di Monza. È una persona stupenda, molto umile sia dentro che fuori dal campo e sempre prodigo di consigli”.

Si è da poco affacciato al circuito maggiore. Che idea si è fatto?

“Che c’è sempre meno differenza tra un giocatore di altissimo livello e quelli che inseguono. Oggi siamo tutti molto vicini. Il n.600 può tranquillamente giocare alla pari con il n.200. La differenza spesso è minima e basta poco per vincere o perdere una partita”.

Quando è nata la sua passione per il tennis?

“Avevo sei anni ma le cose hanno cominciato a farsi più serie verso i dieci, quando ho capito che avevo qualità. Dal circolo di Arcola, il piccolo paesino tra Spezia e Sarzana dove sono cresciuto insieme al maestro Massimiliano Benedetti, all’età di 12 anni sono approdato a Lerici insieme a Giacomo Nosei, un ragazzo che giocava molto bene e che purtroppo ha smesso. Dopo sono andato, grazie alla Federazione, al Centro di Preparazione Olimpica di Tirrenia”.

Filippo Romano esulta

Filippo Romano esulta

Con il suo ‘vicino di casa’ Musetti che rapporto ha?

“Lo sento molto poco ma, quando siamo a casa, capita di allenarci insieme da lui a San Benedetto, una frazione di Riccò del Golfo di Spezia, come è successo nei giorni di Natale. Ma è difficile conciliare i nostri impegni. È sempre molto carino con me e qualche volta mi ha invitato da lui a Monte-Carlo ma è complicato. Ogni volta però che posso dividere il campo con Lorenzo è una grande occasione di crescita per me”.

Viene da una famiglia di tradizioni tennistiche?

“No, ma mio papà Igor è un grande appassionato. Ricordo che si svegliava anche alle 5 di notte per vedere gli Australian Open, mentre mia mamma Barbara segue il tennis ma non ai livelli di mio papà”.

Fuori dal campo che ragazzo è?

“Mi piace la tranquillità. Non amo il caos e i posti troppo affollati. Mi circondo di poche persone. All’inizio sono introverso e non mi apro facilmente”.

Quando vuole rilassarsi cosa fa?

“Mi piacciono le serie tv. Sono un grande fan di Prison Break”.

Cosa prevede la sua programmazione nei prossimi mesi?

“Vado a Roma a giocare il torneo di pre-qualificazione agli Internazionali BNL d’Italia. Se dovesse andare male penso che andrò a Francavilla al Mare, dove si gioca l’Abruzzo Open”.

Parliamo di obiettivi futuri. Quali sono quelli a breve termine e invece quelli con un orizzonte più ampio.

“Direi salire il più possibile in singolare e magari finire l’anno tra i primi 300 o 400. In doppio, sogno la top 100 ma dipende molto da quanti Challenger riuscirò a giocare. In generale, Gipo mi sta insegnando a pensare in grande”.

Se deve proprio esagerare?

“Il sogno è quello di tutti: numero uno”.


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