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Dopo il trionfo a Tenerife in febbraio, il 21enne mancino romano ha passato alcuni mesi in chiaroscuro, ma la finale a Milano e soprattutto la vittoria a Cordenons hanno rimesso a posto le cose. A seguirlo, nelle vesti di manager, c'è Fabio Fognini
15 agosto 2023
Ad accomunarli c'è l'estro, la capacità dei talenti fantasiosi di inventare sempre qualcosa di particolare, che gli altri non possono nemmeno pensare. Ma in realtà Matteo Gigante e Fabio Fognini sono due persone molto diverse tra loro. Due giocatori che si sono incontrati dai lati opposti delle rispettive carriere: Matteo all'inizio, Fabio verso la fine (anche se di vere avvisaglie di ritiro non se ne vedono). È successo che è nato un feeling importante, al punto che il ligure ha deciso di puntare sul mancino romano per un suo ingresso nel mondo del tennis nei panni di manager. O meglio, di mentore.
La Back To Next Management comprende anche altri atleti, per adesso tutti italiani, e stando alle parole dello stesso Fognini “è nata con l’obiettivo di aiutare i ragazzi nel passaggio dai tornei juniores al professionismo”. Al momento fanno parte del team Flavio Cobolli, Matteo Gigante, Matteo Arnaldi, Simone Bolelli e Andrea Pellegrino. “Nel corso della mia carriera – prosegue Fabio, uno che gioca con la destra ma vanta l'imprevedibilità dei mancini – mi sono spesso messo il bastone tra le ruote e per questo motivo vorrei dar loro una mano, per fare in modo che non commettano i miei stessi errori”.
L'emozione di Matteo Gigante
Quali sono questi errori lo ha spiegato il ligure diverse volte: la gestione della carriera, in particolare in merito alla parte della preparazione fisica, che a volte gli è costata degli stop lunghi e dolorosi. Mentre c'è sempre un certo orgoglio quando Fabio parla del suo carattere, spigoloso sì ma pur sempre votato all'intrattenimento e al gioco.
Sul sito della Back to Next si legge questo profilo, associato al nome di Matteo: 'Un giocatore con tanta energia, che può esprimere velocemente, e con un rovescio bimane letale'. Per poi passare la parola allo stesso Gigante: “I miei sogni sono due: vincere a Roma e indossare la maglia della Nazionale in Coppa Davis. Il mio idolo è Rafael Nadal, Fabio Fognini è la mia ispirazione”. La stagione di Gigante fin qui è in linea col suo cognome, forse persino sopra le aspettative visti i risultati in serie che arrivano dai Challenger.
Dopo il trionfo a Tenerife in febbraio (partendo dalle qualificazioni, dove per giunta aveva perso prima di essere ripescato come lucky loser), il mancino romano ha passato alcuni mesi in chiaroscuro, ma la finale a Milano e soprattutto la vittoria a Cordenons hanno rimesso a posto le cose. Tenerife e Cordenons peraltro sono i primi due centri di Matteo a questo livello, mentre in precedenza era arrivato un solo titolo Itf, nel 15 mila dollari di Sharm El Sheikh lo scorso anno.
Come dice il sito dell'agenzia di Fognini, il rovescio bimane è già un'arma importante per il 21enne azzurro, che però anche con l'altro fondamentale non se la cava affatto male. Anzi. Il diritto arpionato con la rotazione mancina gli regala diversi punti. Punti che arrivano anche dalle invenzioni, difficili da spiegare a parole, visto che nel caso di Gigante non sono solamente legate a un colpo particolare, una palla corta o un attacco inatteso, bensì a schemi di gioco che disegnano il campo come pochi altri sanno fare.
A volte sembra di essere di fronte a un Nalbandian in miniatura, ma con in aggiunta l'estro di chi gioca con la mano sinistra. L'allievo di coach Alessandro Galli, seguendo l'ispirazione Fognini, sta trovando anche molto del ligure nei suoi tentativi di fare il punto. Non si tratta tanto di gestualità bensì di atteggiamento, quello che punta alla sorpresa, senza rinunciare alla solidità necessaria per emergere nel tennis moderno.
Gigante è in piena corsa per le Next Gen ATP Finals, essendo numero 15 della Race dedicata, ma non lontano dall'ottava posizione del serbo Hamad Medjedovic: 333 punti contro 410. Si può fare insomma, ma l'obiettivo non è tanto quello di raggiungere i coetanei (lasciamo da parte Alcaraz e compagnia...) quanto quello di sfondare al più presto il muro dei top 100, quello che davvero cambia la vita e spedisce nel mondo del tennis che conta. Per cominciare a rendere Fognini orgoglioso del suo pupillo e capire che la strada verso il vertice è quella corretta.