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Fonseca, in più di una intervista, ha mostrato grande gratitudine per il suo connazionale. Uno che è riuscito a far innamorare tanti appassionati, vincendo per tre volte il Roland Garros (1997, 2000, 2001). E Kuerten non gli ha mai fatto mancare parole di supporto
di Cristian Sonzogni | 20 dicembre 2024
Cosa hanno in comune Gustavo 'Guga' Kuerten e Joao Fonseca, a parte il fatto di essere entrambi brasiliani? In teoria, poco o nulla. Nati a 30 anni di distanza (1976 e 2006), uno di Florianopolis e l'altro di Rio, uno tutto fantasia e l'altro che cerca solidità e concretezza. Eppure, Guga e Joao sono legati.
Perché se sei brasiliano, se vuoi diventare professionista nel mondo della racchetta, è inevitabile guardare in casa e ispirarsi ai grandi che sono arrivati prima di te. Così ha fatto Fonseca, che in più di una intervista ha mostrato profonda gratitudine per il suo connazionale. Uno che è riuscito a far innamorare tanti appassionati, con quel tennis-samba che – a furia di spallate di diritto, povera anca – gli ha consentito di vincere per tre volte il Roland Garros (1997, 2000, 2001).
“La prima volta che l’ho incontrato e gli ho parlato – ha detto Fonseca riferendosi a Guga – è stato l’anno scorso, a febbraio, durante un match di Coppa Davis (Brasile-Cina a Florianopolis, nello stadio Gustavo Kuerten, ndr). Stavamo parlando tra noi della squadra, lui è venuto a salutarci e si è intrattenuto un po'. È un idolo. Non solo per il nostro tennis, ma per la cultura brasiliana. È una persona che rappresenta molto per tutto il Paese, perché non era solo un grande giocatore, ma è anche una persona davvero gentile, di grande valore, da prendere a esempio”.
Quello che pensa Fonseca, di Kuerten, lo pensano un po' tutti i brasiliani che in qualche modo si interessano di sport. E anche coloro che il tennis lo seguono solo di striscio. Il fatto è che il modo di porsi di Guga, la sua capacità di suscitare empatia dentro e fuori dal campo, hanno portato il personaggio a farsi amare al di là dei risultati. Poi, certo, vincere per tre volte lo Slam di Parigi ha dato una mano, ma l'ex numero 1 del mondo non è misurabile soltanto con i suoi traguardi in ambito agonistico.
“Joao – ha spiegato Kuerten al magazine brasiliano 'Exame' – è un ragazzo che ormai attira l'attenzione del mondo intero, non solo del Brasile. La mia storia è già completata e lui deve solo costruire la sua. Ha un potenziale gigantesco ed è in grande crescita. Sarebbe bello avere di nuovo un brasiliano con grandi ambizioni, come sta accadendo tra le donne grazie a Beatriz Haddad Maia. Fonseca ha il potenziale per fare meglio di me. Certo, nello sport nulla è garantito, ma il livello che Joao sta raggiungendo è già paragonabile a quello dei top player”.
Parole al miele, destinate a un giocatore che già da qualche tempo è nel mirino di chi cerca alternative al duo Sinner-Alcaraz. Un giocatore che proprio in Sinner, spesso, trova ispirazione. “Jannik e Carlos – dice ancora Guga – hanno la possibilità di dare vita a una rivalità storica. Questa generazione, da quella precedente, ha preso tanto: pare che abbiano imparato dai Big 3 e ci stiano aggiungendo qualcosa di loro”.
In realtà Kuerten e Fonseca si sono incontrati per la prima volta tempo fa, quando Joao era ancora un bambino e forse non era così consapevole della grandezza del personaggio che aveva di fronte. Di lì a pochi anni, sarebbe poi diventato numero 1, ma tra gli Under 18: “È un cambiamento piuttosto impattante – ha raccontato il 18enne di Rio – lasciare il circuito giovanile per i professionisti. L'intensità è molto diversa e quindi uno degli obiettivi dell'anno è stato quello di concentrarsi sullo sviluppo fisico. Fin qui la mia carriera è andata sempre molto veloce, adesso devo imparare ad adattarmi”.
Pare che a Jeddah, dove è approdato in semifinale delle Next Gen ATP Finals con una giornata di anticipo, si sia adattato molto bene. Al punto da diventare un serio candidato per quel titolo che – quando il torneo si giocava a Milano – era finito nelle mani di Sinner e poi di Alcaraz. “Molti ottimi giocatori hanno vinto le Next Gen, ma quello in cui mi rivedo davvero è Sinner: lo ammiro per la sua capacità di restare lucido, concentrato in ogni momento. Quando lo incontrai nel 2023 alle Finals a Torino – continua – mi consigliò di dedicarmi subito al circuito, senza aspettare, mentre io avevo in mente di iscrivermi all'Università”. Consiglio preso al volo e decisamente azzeccato, a giudicare dai risultati.
Tornando a Kuerten, in futuro, Fonseca dovrà essere alla sua altezza anche sotto il profilo umano e sociale. Ma quella è un'altra storia, ben spiegata dalle ultime parole di Guga, che 25 anni fa aprì un suo istituto (IGK, acronimo di Istituto Guga Kuerten) per aiutare l'inclusione sociale di bambini meno fortunati e persone con disabilità, in memoria del fratello Guilherme, scomparso nel 2007. “Oggi – spiega – abbiamo circa 400 bambini e ragazzi che serviamo direttamente, compresi quelli con disabilità. Ogni anno i nostri progetti specifici raggiungono dalle 5 alle 10 mila persone. Operiamo già in più di 180 comuni di Santa Catarina. L'istituto è diventato un punto di riferimento nel lavoro sociale, portando ispirazione, istruzione e opportunità. Nel corso degli anni abbiamo avuto un impatto diretto su più di 100.000 persone”. Un'altra vittoria, per uno dei campioni più amati della storia. Un campione che, a ogni trionfo parigino, era solito disegnare un cuore sulla terra.
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