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Il 22enne tennista capitolino, n.138 del ranking Atp, ci ha raccontato i suoi ultimi mesi alla vigilia del suo primo viaggio in Giappone, dove insegue il best ranking e una classifica che gli garantisca, già a partire dal 2025, il posto che merita, nei main draw degli Slam
27 ottobre 2024
Avanti, senza fretta, un passo alla volta. Il 2023 è stato in sostanza il primo anno da professionista 'vero' di Matteo Gigante che, come è normale, ha bisogno di tempo per creare una sua identità che poi si rifletta anche sul campo. E poco importa se Flavio Cobolli, l’amico di sempre, è già al n.31 del ranking Atp. L’obiettivo, per lui, è chiaro: arrivare in alto e restarci il più a lungo possibile.
Poi, certo, c’è anche il sogno, quello grande, con la S maiuscola, quello che farebbe la gioia di tanti appassionati e che si traduce in un successo agli Internazionali d’Italia. Lui, classe 2002 da Casal Palocco, che non solo è italiano ma è romano doc, anche se poi la fede calcistica, motivo di animate eterne discussioni con l’amico Cobolli, corre a Torino, sponda bianconera.
La finale a Manacor e la semifinale ad Olbia della scorsa settimana sono stati due ottimi risultati. Un buon inizio per questa ultima parte di stagione.
“L’eliminazione al primo turno nelle qualificazioni dello Us Open è stata un brutto colpo ma, con la finale raggiunta a Manacor la settimana successiva, sono stato bravo a ritrovare subito il mio tennis ottenendo un risultato importante. Come sono soddisfatto del Challenger 125 di Olbia. Peccato per la semifinale giocata indoor e che ho perso contro Landaluce, perché ci tenevo ad arrivare fino in fondo. Ma il bello del tennis è che ogni settimana si tira una riga e si ricomincia da capo”.
A febbraio, al Challenger Atp 75 di Tenerife 2, ha ottenuto il suo ultimo successo, il secondo del 2024, il quinto della carriera. Che emozioni ha provato a sollevare il trofeo?
“È stata la prima volta che ho difeso un titolo visto che proprio lì, docici mesi prima, avevo vinto il mio primo Challenger. Riconfermarsi non è mai facile ed è stato bello. Vero è che il successo manca ormai da parecchi mesi ma questo è stato un anno complicato in cui sono riuscito a fare il massimo di quello che potevo”.
Perché complicato?
“A marzo, durante il Challenger di Napoli, ho avvertito i primi sintomi di quella che poi si è scoperto essere una mononucleosi. Già la settimana dopo, a Marrakech, ho dovuto ritirarmi al 1° turno. Con le difese immunitarie praticamente a zero, più volte in questi mesi ho sofferto di febbre, come anche recentemente, quando ho avuto una brutta tonsillite. Ma in generale, basta un piccolo raffreddore per mandarmi ko”.
Fino ad oggi ha giocato le qualificazioni in tutti e 4 gli Slam. A Parigi ci è andato vicinissimo. Immagino che il main draw nei Major sia la sua ambizione più prossima.
“Assolutamente sì. Onestamente mi aspettavo di giocare uno Slam già quest’anno. Però, per i problemi di cui ho appena parlato, non ci sono riuscito. Così come anche vorrei riuscire a giocare più match del circuito maggiore”.
Matteo Gigante (foto Serafini)
Ad inizio anno era n.181, oggi è 138 con una crescita costante. È soddisfatto della sua stagione fino a qui?
“Direi proprio di sì, anche perché adesso vado in Giappone a giocarmi il best ranking, visto che poi non ho mai gareggiato in questa parte dell’anno e sarà un’esperienza nuova. Mi piacerebbe anche riuscire ad essere testa di serie nelle qualificazioni dello Slam e poi entrare in top 100”.
È seguito dalla “Back to Next”, l’agenzia di management fondata da Fabio Fognini. Giocate sempre partite tirate ma alla fine vince sempre lui...
“Purtroppo sì, sia a Perugia che a San Marino è stato bravo lui...”.
La qualità migliore di Fabio dietro la scrivania?
“Ha una straordinaria capacità di metterti a tuo agio e poi è una bravissima persona. Però la prossima volta che lo incontro voglio vincere assolutamente, anche perché se continua a battermi va contro i suoi interessi...”.
È ancora molto giovane, con doti in campo non comuni se parliamo di talento e fantasia. Come si sta evolvendo il suo gioco?
“Cominciamo col dire che con il talento e la fantasia non si va da nessuna parte. È importante abbinare una professionalità assoluta. Mi sto impegnando tanto, ogni giorno, allenandomi duramente. Sto imparando a gestire meglio ogni aspetto del mio essere atleta: dal mangiare, ai tempi di recupero”.
Matteo Gigante esulta nella finale scudetto della Serie A1 BMW (Foto Sposito/FITP)
Qual è il colpo che sente più “suo” e quello su cui vorrebbe migliorare di più?
“Il rovescio è il colpo più naturale e che mi regala tanti vincenti ma, allo stesso tempo, sto migliorando molto anche il diritto, dove ho ancora ampi margini di crescita e che deve diventare un’arma efficace e solida come l’altro fondamentale”.
Nel maggio scorso, la sua prima vittoria Atp in un palcoscenico da sogno per lei, a Roma. È uno dei momenti più belli della sua carriera?
“È il momento che conservo più impresso nella mia memoria anche perché, quando la prima partita vinta a livello Atp arriva in un Masters 1000 e per di più a Roma, è difficile desiderare di più”.
Cosa le manca per essere stabilmente a quel livello?
“La continuità, che sto cercando di trovare in allenamento e che poi sono sicuro arriverà anche nei tornei”.
Che ricordi ha degli Internazionali da spettatore?
“Onestamente, quando mi ci portavano da piccolino, non ero molto interessato alle partite. Mi piaceva girare e curiosare tra gli stand del villaggio. C’era un solo giocatore che mi faceva correre sugli spalti: Rafa Nadal”.
Sappiamo che lei è molto amico di Cobolli, siete tutti e due classe 2002, gli invidia un po’ le 100 posizioni di differenza?
“Ognuno ha il proprio percorso. Ovvio che il prossimo anno voglio avvicinarmi sempre di più, però c’è da lavorare mantenendo la tranquillità perché con l’impegno quotidiano i risultati arrivano. Magari non subito ma prima o poi arrivano. Anche con Giulio Zeppieri ho un rapporto molto stretto e ci sentiamo molto spesso”.
Matteo Gigante (foto Fumero)
Insieme all’attività di alto livello lei non rinuncia alla Serie A1, dove milita con il Ct Sinalunga di Siena. Che emozioni le dà questa manifestazione?
“Con Sinalunga ho un rapporto che dura da tanti anni. Sono stati lungimiranti perché mi hanno preso quando avevo 14 anni e infatti sono un loro giocatore del vivaio. Onestamente, dopo tanti anni che gioco la Serie A, vedo pochi circoli così attaccati a questa manifestazione. Ho avuto la fortuna di vincerla due anni fa, l’anno scorso è andata male e abbiamo perso di un soffio, ma giocare le finali con le tifoserie contrapposte è qualcosa di speciale. Sembra una partita di calcio”.
La sua superficie preferita?
“Mi piace molto giocare sulla terra battuta ma i risultati al momento dicono che il meglio per me è il cemento outdoor”.
Il boom del tennis italiano è ormai evidente, così come lo è la spinta positiva di Sinner e del successo in Coppa Davis. Tutto ciò sta facendo da traino anche a lei?
“Sì, il traino è innegabile. Abbiamo 9 italiani in top 100 e in top 200 siamo in 14 ragazzi. Ovvio che raggiungere gli altri sarebbe una cosa fantastica. Merito anche della Federazione, con cui ho ottimi rapporti, e che ci mette a disposizione tutto il necessario per crescere. I risultati poi sono sotto gli occhi di tutti”.
Quando è nata la sua passione per il tennis e dove è cresciuto?
“Grazie a mio nonno Romano, che all’età di 3 anni mi ha portato all’Eschilo 2, il circolo dove mi sono allenato per 16 anni con il mio primo coach Alessandro Galli, a vedere i miei cugini giocare. Poi loro hanno smesso e quello della famiglia che ha continuato per fortuna sono stato io”.
Un sorridente Matteo Gigante (foto Fumero)
Oggi dove si allena e con chi?
“Faccio base all’Enjoy Sporting Club, che è ad un quarto d’ora da casa mia, una struttura pazzesca, nuova, dove mi trovo alla grande. Marco Gulisano è il mio coach e sono alla ricerca di un preparatore atletico. Per quanto riguarda il lato mentale, la Fitp mi ha dato la possibilità di collaborare con Danilo de Gaspari”.
Fuori dal tennis, dovesse raccontarsi come ragazzo?
“Un ragazzo simpatico a cui piace fare le cose semplici, come uscire con gli amici, giocare ai videogiochi e, quando me lo concedono, una partita di calcio”.
Hobby?
“La Juventus. Sono un grande tifoso, quindi non perdo mai una partita”.
Cosa prevede la sua programmazione nei primi prossimi mesi?
“Dopo la trasferta in Giappone, in cui giocherò due tornei sicuramente e un terzo ancora da valutare, mi fermo per la preparazione e ripartirò a fine dicembre per Sydney, perché sono entrato come riserva di Flavio alla United Cup. Partirò per Sydney con il team e giocherò a Melbourne, poi il resto è ancora tutto da decidere perché il calendario dei Challenger non è ancora ufficiale”.
Parliamo di obiettivi futuri. Quali sono quelli a breve termine e quelli con un orizzonte più ampio.
“Entrare il prima possibile nei top 100 e poi, se guardiamo più in là, giocare sempre tornei importanti di alto livello. Se proprio dobbiamo sognare in grande, un romano che vince al Foro Italico sarebbe proprio una bella cosa...”.