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Il diciassettesimo numero 1 di fine anno della storia dell'Atp è Andy Murray, leader nel 2016. Murray è stato il primo britannico in vetta al ranking dai tempi di Fred Perry negli anni 30.
di Luca Marianantoni | 11 novembre 2024
Nessun giocatore al mondo ha avuto sulle proprie spalle le aspettative che i britannici, da Sua Maestà la Regina fino all'ultimo giardiniere di Buckingham Palace, hanno riposto su Andy Murray. Una pressione così forte da distruggere tutti, meno l'impavido scozzese che ha continuato a credere di poter diventare un grande del tennis, un immortale, capace di lottare spalla a spalla, e spesso battere, mostri sacri come Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic; i tre che con lui sono passati alla storia come i "Fab Four".
Andy possiede l'orgoglio e la sfrontatezza tipica degli scozzesi, è un predestinato, un eroe travagliato e complicato, con tanto talento e un fisico con cui potrebbe fare qualsiasi sport. Mamma Judy però ha le idee chiarissime e tanto carattere da vendere: così infonde ai figli (Jamie è il fratello maggiore) la passione per il tennis. A 8 anni sfugge per caso al massacro di Dunblane, quando un pazzo uccide 16 bambini e una insegnante nella sua scuola. A 12 anni Andy è già più forte di Jamie che ha 15 mesi di più, a 15 anni rifiuta l'offerta dei Rangers di Glasgow che ne vorrebbero fare un calciatore professionista, come il nonno negli anni 50.
La scelta pare giusta e le indicazioni della mamma sempre vincenti. Passa 18 mesi in Spagna, all'accademia di Casal e Sanchez per affinare il suo tennis. Qui conosce Rafa Nadal e ritrova nei primi tornei pro il coetaneo (sono nati a una settimana di distanza) Novak Djokovic con cui duellava in mezza Europa già nei tornei under 12.
Gioca prevalentemente da fondo campo, ma sa venire anche a rete e giocare di tocco. Ha un timing sulla palla del tutto personale, velocità di braccio, colpo d'occhio da fenomeno e un bagaglio tecnico completo in cui emergono le doti di ribattitore e una straordinaria capacità di esecuzione con il rovescio a due mani, il suo colpo migliore. E' un battagliero e ha grinta da vendere.
Nel 2006 mette già in riga Roger Federer a Cincinnati, nel 2008 Novak Djokovic all'Open del Canada e Rafael Nadal a Flushing Meadows. E' questo il torneo che lo lancia a grandissimi livelli e non fa male più di tanto la prima grande finale Slam persa contro Federer nel mega impianto intotalato ad Arthur Ashe. All'indomani è per la prima volta numero 4 del mondo.
Sono gli anni d'oro della rivalità tra Rafa e Roger e in più sboccia anche Nole che in Australia vince il suo primo Slam. Andy invece fatica a farsi largo e rivede una finale Slam solo all'Australian Open del 2010. Perde ancora in tre set contro Federer, ma questa volta manca 5 set point nel tie break del terzo set. Dodici mesi dopo nuova finale, la terza Slam, ma Djokovic è imbattibile e lo trita in 3 set.
Andy è testardo, non si ferma davanti a niente, e continua a sognare Wimbledon per restituire il sorriso a tutti i britannici; nelle ultime 3 edizioni ha sempre perso in semifinale, nel 2012 arriva in finale grazie anche al sodalizio con Ivan Lendl. C'è ancora Federer, tra lui e il titolo più ambito. Tutto sembra andare per il meglio: vince il primo set, si mangia 2 palle che lo manderebbero a servire anche per il secondo set, poi il vento gira. Sull1-1 del terzo piove, si continua a tetto chiuso e Federer finisce per dominare in quattro set.
Quattro settimane dopo il circuito torna a Wimbledon per i Giochi Olimpici e Murray coglie il primo grande trofeo conquistando l'oro proprio ai danni di Federer che batte in tre rapidi set. E a settembre, dopo aver ingoiato bocconi amarissimi (4 finali Slam perse, guarda caso come Lendl), supera Djokovic in cinque set conquistando l'Open degli Stati Uniti 76 anni dopo Fred Perry. Contro Djokovic perde nel 2013 la finale all'Open d'Australia, ma vince finalmente Wimbledon; il 7 luglio 2013 la Gran Bretagna è in festa, il digiuno di 77 anni da Perry è rotto dall'assolo dello scozzese che chiude nel migliore dei modi due settimane indimenticabili. Si arrampica nel box per abbracciare Lendl, dimenticandosi di stringere Mamma Judy. Contro Djokovic perde ancora tre finali Slam (Australian Open 2015 e 2016, Parigi 2016), ma vince per la seconda volta Wimbledon demolendo l'outsider Raonic. Intanto porta a casa anche la Coppa Davis 2015 e all'appello mancano soltanto la vittoria al Masters e il raggiungimento della prima posizione mondiale. Sembra impresa impossibile perchè Nole non lascia scampo a nessuno. Ma dopo il successo a Parigi, il serbo si spenge e Nole tenta l'impresa impossibile. Per riuscirci deve fare il pieno di punti e da dopo l'Open degli Stati Uniti è lui a diventare imbattibile: vince Pechino, Shanghai, Vienna, Bercy e il Masters conquistando la leadership mondiale. Poi arrivano gli infortuni e un triste prepensionamento mentre Nole, Rafa e Roger svettano ancora in cima al mondo.Poi arriva la maledetta anca. Dopo le due operazioni gioca ancora 14 Slam ma non supera mai il terzo turno, come nei 23 Mille giocati. Negli ultimi 7 anni e mezzo vince un solo torneo ad Anversa 2019 su Wawrinka e perde le ultime tre finali raggiunte sempre a fatica: Sydney e Stoccarda 2022, Doha 2023. L'ultimo match vinto su Alexei Popyrin al Queen's 2024, poi la resa, sul 4-1 del primo set, contro Jordan Thompson. In doppio si rivede ai Giochi di Parigi: con Daniel Evans arriva fino ai quarti, poi il pianto e il cambio di status. Da pro a pensionato.