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Doppio e fedeltà: Cabal e Farah un esempio, insieme a...

Andiamo alla scoperta di 5 coppie che in tutta la carriera non si sono mai allontanate (salvo casi eccezionali dovuti a circostanze esterne). I due colombiani che si sono appena ritirati sono l'ultimo esempio di come si possa davvero passare insieme una intera vita agonistica

22 agosto 2023

Si sono appena ritirati Juan Sebastian Cabal e Robert Farah, due dei migliori doppisti degli ultimi anni, con due Slam all'attivo, per giunta conquistati uno dopo l'altro nel 2019 (Wimbledon e Us Open). Ma la coppia colombiana resterà nella memoria degli appassionati anche per essere stata tra quelle che non si sono mai sfaldate: in quasi 15 anni di attività, Cabal e Farah hanno messo le loro carriere di doppio su un binario comune, arrivando a decidere insieme di mettere fine alla corsa.

Un segnale importante e quasi contro tendenza, vista la propensione a provare diverse soluzioni tipica dei giocatori di oggi. Anche frugando nel passato, tuttavia, sono poche le coppie così solide da aver resistito una intera carriera senza la tentazione di cambiare partner. Persino il mitico duo formato da John McEnroe e Peter Fleming, pur avendo passato tanti tornei unito, non è stato indenne da (brevi) separazioni, inevitabili viste le diverse carriere in singolare e vista l'attrazione che SuperMac esercitava sui colleghi.

Ci sono invece, accanto a Cabal e Farah, quattro coppie che davvero – al netto di piccole eccezioni dovute a infortuni – non hanno mai pensato di lasciarsi. La più vincente e la più iconica, quella formata dai gemelli Bob e Mike Bryan, i Federer del doppio, coloro che della disciplina sono diventati gli ambasciatori. Quasi contemporanei (hanno deciso il ritiro nel 2020, in sostanza mentre il Tour riprendeva dopo lo stop per la pandemia), hanno vinto tutto e di più: 16 Slam insieme e altre 14 finali, con Mike che insieme a Jack Sock, di Major ne ha vinti altri due: Wimbledon e Us Open del 2018, quando Bob era momentaneamente in panchina per infortunio.

E ancora 438 settimane al numero 1 Atp, 1108 match e 119 tornei del Tour, di cui 39 Masters 1000 e 4 Atp Finals (che diventano 5 per Mike), oltre a un oro e a un bronzo olimpico e alla Coppa Davis del 2007. Con oltre 32 milioni di euro di soli premi. Buona parte dei quali sono stati investiti per dare vita alla loro fondazione, la Bryan Bros Foundation, che aiuta i bambini in condizioni di difficoltà negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Retrocedendo all'altro millennio, ci sono almeno tre coppie che vale la pena di citare. La prima è quella dei Woodies, gli australiani Mark Woodforde e Todd Woodbridge, l'eleganza aussie fatta di gesti bianchi e volèe accarezzate. Hanno vinto 11 Slam, di cui 6 Wimbledon, con un totale di 61 titoli del circuito. Ma si sono presi anche una Davis (nel 1999), l'Oro olimpico nel 1996 e l'Argento nel 2000. Sono entrati nella Hall of Fame nel 2010 e adesso una loro statua in bronzo fa bella mostra a Melbourne Park, la sede dell'Australian Open. Di poco tempo fa è l'indiscrezione secondo la quale i due oggi non si parlerebbero più, per motivi non meglio precisati. Un epilogo triste per una coppia che invece in campo è stata l'emblema della fedeltà.

Dello stesso periodo sono due giocatori olandesi, Jacco Eltingh e Paul Haarhuis, che erano pure due ottimi singolaristi ma che il meglio lo hanno dato insieme: cinque Slam in totale per loro, che sono arrivati a essere numeri 1 del mondo e hanno incarnato a lungo la migliore espressione della specialità in anni in cui ancora c'era qualche singolarista che il doppio lo giocava eccome. Separazioni? Solo una, per gli Australian Open 1998, che Eltingh vinse accanto a Jonas Bjorkman. Ma solo perché Haarhuis era in procinto di diventare papà. 

Infine, la coppia spagnola che non si è separata nemmeno dopo il ritiro, quella composta da Sergio Casal ed Emilio Sanchez. Insieme hanno vinto due Slam (Roland Garros e Us Open), con la finale di Wimbledon come contorno. Oltre a un Argento olimpico nel 1988 a Seul. Ma qui dentro fra le coppie più fedeli ci stanno soprattutto per il loro post carriera: una volta terminata la loro attività agonistica Emilio e Sergio hanno deciso di aprire un'accademia che porta il loro nome e che oggi è tra le più importanti al mondo. Si trova a Barcellona (la sede dove tutto è iniziato) ma pure in Florida e a Dubai. E anche se il nome si è evoluto, diventando semplicemente Emilio Sanchez Academy, resta il cuore di entrambi a guidare le giovani promesse che sognano di diventare delle stelle. In singolare o in doppio.


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