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Il più giovane numero 1 della storia è Carlos Alcaraz, numero 1 del mondo nel 2022 a soli 19 anni. Lo spagnolo e Jannik Sinner sono i nuovi duellanti, pronti a subentrare nel cuore dei tifosi al vuoto lasciato da Federer e Nadal.
di Luca Marianantoni | 14 novembre 2024
A quindici anni è il più giovane della sua classe (2003) a vincere un match in un torneo challenger (contro chi? Jannik Sinner), nel 2020 la scalata da numero 400 all'anticamera dei top 100, l'anno dopo il boom: terzo turno a Parigi, quarti di finale all'US Open (al debutto), primo titolo a Umago.
Tutti sapevano, e da tempo, che sarebbe diventato forte, nessuno immagina che nel 2022 (a soli 19 anni) sarebbe già stato pronto a prendersi un titolo dello Slam e addirittura anche la prima posizione mondiale.
Inizia il 2022 da numero 31 del mondo, lotta fino al tie break del quinto set in Australia contro il nostro Berrettini, poi trionfa a Rio de Janeiro, ma in semifinale a Indian Wells contro Nadal, in quello che sembra un passaggio di consegne, cede alla distanza. Due settimane dopo, a Miami, vince il primo grande titolo della carriera battendo in finale Casper Ruud e arrivando a ridosso dei top 10. A Madrid avviene la consacrazione: supera Nadal (4 del mondo), poi Djokovic (1) e in finale Zverev (3).
Al Roland Garros e a Wimbledon la sua marcia trionfale si arresta: perde ai quarti contro Zverev a Parigi e agli ottavi da Sinner a Wimbledon. In estate perde pezzi, ma a Flushing Meadows annulla un match point a Sinner nei quarti, poi batte Tiafoe in cinque set e Ruud in finale. L'indomani è il più giovane numero 1 della storia disintegrando i record di Hewitt e McEnroe.
Il suo idolo è stato - ovviamente - Nadal, e come lui segue il calcio e tifa Real Madrid, ascolta il reggaeton e ama il film Rocky.
L'anno della conferma, il 2023, inizia con la rinuncia all'Open d'Australia e con la perdita della prima posizione mondiale, ma a Indian Wells, nel primo Masters 1000 della stagione, Alcaraz è già tornato il più forte di tutti: batte Sinner in semifinale e Medvedev in finale. Due settimane dopo a Miami invece è costretto a inchinarsi a Sinner in semifinale. Con l'arrivo della terra conferma il suo eccellente stato di forma: sbanca Barcellona, poi Madrid e al Roland Garros, di nuovo numero 1 del mondo, è favorito contro Djokovic in semifinale. Ma lo mettono ko i crampi e la tensione di avere di fronte Nole in uno Slam. "Quella sconfitta mi ha insegnato tanto", dice in vista di Wimbledon. E sul Centre Court Alcaraz gioca la partita della vita superando in una finale indimenticabile l'invincibile Djokovic.
E' una finale epica che fa storia, anche per Nole, il quale perde la prima partita a Wimbledon dopo 34 vittorie consecutive: l'ultimo a stopparlo era stato Tomas Berdych nei quarti del 2017. E in più il serbo perde per la seconda volta a Wimbledon dopo aver vinto il primo set: in precedenza era accaduto agli albori della sua carriera quando nel 2007 si era ritirato in semifinale contro Nadal dopo aver portato a casa la prima frazione.
Dopo un primo set disastroso, Alcaraz ha iniziato a costruire un autentico miracolo sportivo con una maturità semplicemente non compatibile con i suoi 20 anni. Carlitos ha iniziato a mettere a segno devastanti colpi di dritto ed eccezionali recuperi difensivi, con una mobilità che Nole ha faticato a gestire. Due i momenti chiave delle sfida: il tie break del secondo set che metteva fine alla striscia di 14 tie break consecutivi vinti da Nole negli Slam (con tanto di set point mancato) e i 28 minuti che hanno segnato l'incredibile game che ha consegnato il doppio break di vantaggio ad Alcaraz a metà del terzo set. L'epilogo però è tutto racchiuso nei game iniziali del quinto set, con la palla break annullata da Alcaraz e poi con l'allungo dello spagnolo capace di tenere a denti stretti il break di vantaggio fino alla fine del match.
Dopo la vittoria a Wimbledon la corsa di Alcaraz verso la gloria eterna ha subito due brutte battute d'arresto, entrambe sul cemento: la prima è la sconfitta subita contro Medvedev in semifinale all'Open degli Stati Uniti e la seconda è la sconfitta contro Zverev nei quarti a Melbourne 2024.
Ma quello che sembrerebbe un anno di transizione, di maturazione e di riflessione, si trasforma in una stagione indimenticabile per il giovane spagnolo. La delusione dell'Open d'Australia è mitigata dal trionfo a Indian Wells su Sinner in semifinale e Medvedev in finale. Il capolavoro tanto atteso, la laurea guadagnata sul campo, arriva nel cuore della stagione. Come Borg, come Nadal (e come Federer nel 2009), Carlitos centra l'accoppiata più difficile della stagione, ovvero vincere in poco più di un mese sulla terra del Roland Garros e sull'erba di Wimbledon. Lo spagnolo vince in cinque set semifinale e finale a Parigi contro Sinner e Zverev, poi si ripete a Londra battendo, questa volta in tre set, Djokovic in finale.
A soli 21 anni Alcaraz è tra i più vincenti della sua generazione e tra i più vincenti di sempre considerando tutti i teen-agers più famosi, da Borg a Wilander, da Becker ad Agassi, per finire con Nadal e compagnia danzante.