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Il primo tennista numero 1 del mondo del nuovo millennio è Gustavo Kuerten. E' anche il primo sudamericano incoronato re di fine anno. Il campione brasiliano passa alla storia per i tre titoli al Roland Garros.
di Luca Marianantoni | 25 ottobre 2024
Il primo sudamericano numero 1 del mondo arriva con il nuovo Millennio. E' il brasiliano Gustavo Kuerten, leader della classifica mondiale che chiuse l'anno domini 2000.
Bastò un gesto semplice, un cuore gigante disegnato sul Philippe Chatrier, a far in modo che tutti i parigini si innamorassero di Gustavo Kuerten, un brasiliano dai riccioli selvaggi che sorrideva sempre e che incantava per il suo gioco fantasioso, allegro e vivace, come la sua lontana terra.
Sarebbe riduttivo e ingeneroso pensare a Guga soltanto come un giocatore da terra battuta perché non lo è stato: ha vinto il Masters di fine anno del 2000, sul velocissimo parquet di Lisbona, battendo Pete Sampras in semifinale e Andre Agassi in finale; è stato numero 1 del mondo nell'interregno tra Sampras e Federer, ha battuto Marat Safin e Patrick Rafter in prestigiose finali sul cemento e alla resa dei conti solo Sampras, Agassi, Federer, Nadal e Djokovic hanno vinto più Slam di lui negli ultimi 25 anni.
Eppure le emozioni più intense Guga le ha vissute a Parigi, città eterna che lo ha adottato come un figlio amandolo sia per le doti umane che per le qualità tecniche. Era altissimo, magrissimo, aveva un buon servizio, un ottimo dritto in top e un rovescio a una mano semplicemente devastante, sia incrociato che lungolinea. E in più aveva anche un discreto tocco sotto rete, con volée sempre sicure e demi-volée che lasciavano esterrefatti i suoi avversari.
Aveva l'aria del sognatore, l'andatura dinoccolata, come se muoversi e camminare gli facesse fatica. L'opposto esatto degli arcigni spagnoli che stavano dominando la scena sul rosso. Arrivò al Roland Garros dal 1997 come un perfetto sconosciuto. Alloggiò in un modesto hotel nel cuore di Boulogne-Billancourt, non aveva pretese concrete essendo appena il numero 66 del mondo. Passò agile due turni, poi la sua corsa era destinata a una prematura fine contro il solido Thomas Muster. Ma d'un tratto Guga si mise a danzare sul campo, leggero come una piuma e tutti gli sforzi dell'austriaco furono vanificati da quel folletto brasiliano che finì per imporsi 6-4 al quinto: il campione del 1995 era fuori.
Agli ottavi l'urcaino Andrei Medvedev e il risultato fu identico: set conclusivo lottatissimo e 7-5 per Kuerten. Diventò di colpo la rivelazione del torneo, tennisticamente ma anche umanamente con la triste storia del fratello malato e del padre morto di infarto mentre arbitrava una partita di tennis quando lui aveva appena 8 anni. Il torneo andò avanti e ai quarti si stagliava l'ingombrante sagoma del campione in carica, il russo Evgeny Kafelnikov. Il brasiliano aveva energie infinite, pazienza da vendere e il pubblico dalla sua che lo incitò verso la rimonta da due set a uno sotto, fino al 6-4 conclusivo del quinto. Con quella bandana bianca, il completo giallo e blu, e l'immancabile sorriso, Guga infilò il modesto De Wulf in semifinale e poi compì un nuovo capolavoro prendendo a pallate il povero Sergi Bruguera che puntava, da favorito, al tris.
In breve tempo diventò il più forte giocatore su terra: nel 1999 vinse Monte Carlo su Marcelo Rios, Roma su Patrick Rafter e nel 2000 una fantastica finale ad Amburgo chiusa 7-6 al tie break del quinto set su Marat Safin. Parigi invece gli voltò le spalle per due volte: nel 1998 quando da campione uscente perse al secondo turno proprio contro Safin e nel 1999 quando si arrese nei quarti a Medvedev. Ma tutto tornò nei binari giusti nella prima edizione degli Internazionali di Francia del nuovo millennio. Vinse ancora due maratone eccellenti nei quarti contro Kafelnikov e in semifinale contro Ferrero, prima di domare il rivale Magnus Norman in finale. L'anno dopo disegnò il famoso cuore sul centrale nel match degli ottavi in cui annullò un match point a Michael Russell: il destino era già scritto, superò Kafelnikov, poi Ferrero e in finale il buon Alex Corretja.
Parigi non l'ha mai più dimenticato, preferendolo sempre a qualsiasi suo avversario. Compreso il giovane Federer che nel 2004 ci perse al terzo turno avendo, per la prima e unica volta, il pubblico parigino dalla parte del suo avversario.