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Il quinto re dell'Atp è il ceco Ivan Lendl, dominatore assoluto nel triennio 1985-1987. Lendl è stato il primo numero 1 della storia capace di riconquistare la leadership una volta spodestato: accadde nel 1989.
di Luca Marianantoni | 15 ottobre 2024
Il primo tennista numero 1 del mondo che ha saputo riconquistare la leadership di fine anno dopo essere stato deposto, è Ivan Lendl. Il campione ceco, naturalizzato americano nel 1992, è stato numero 1 del mondo dal 1985 al 1987 e poi, dopo aver ceduto lo scettro a Mats Wilander nel 1988, lo ha saputo impugnare nuovamente nel 1989 duellando fino all'ultimo torneo dell'anno con Boris Becker.
Confutare la realtà non è proprio così semplice, ma con un piccolo sforzo di fantasia si potrebbe perfino credere che Ivan Lendl non sia nato nella triste Ostrava, la città nera della Repubblica Ceca famosa per la lavorazione del carbone e le sue innumerevoli ciminiere. E neppure che sia passato alla storia come il campione triste, dalla faccia perennemente arrabbiata, priva di qualsiasi smorfia riconducibile a un sorriso.
In fondo, Ivan Lendl, il campione più vincente degli straordinari anni 80, è sbocciato alla luce del sole domenica 10 giugno 1984, quando dopo essere stato due ore abbondanti in balia dei magici tocchi di John McEnroe (2 set a zero per l'americano che poi condusse fino al 4-3 40-30 del quarto), vinse una memorabile finale del Roland Garros che gli valse, a 24 anni suonati, il primo titolo Slam della carriera invece della quinta finale persa.
Fino a quel giorno fu un autentico perdente: un signor perdente, visto che aveva già toccato la prima posizione mondiale e vinto nell'autunno del 1980 la bellezza di 44 partite di fila. Ma di Slam non era riuscito a portarne a casa neppure uno. Nel 1981 aveva retto per cinque set all'ultimo show parigino di Bjorn Borg, nel 1982 e 1983 aveva perso da favorito due finali all'Open degli Stati Uniti contro il trentenne Jimmy Connors e sempre nel 1983 si era fatto incartare da "formichina" Wilander nella finale degli Australian Open.
Ma dopo quel giorno la vita di Lendl - e conseguentemente del suo storico rivale McEnroe - si avviarono verso direzioni opposte; in discesa per il ceco trapiantato nel Connecticut, in salita per lo yankee newyorkese.
Il piccolo Ivan era stato avviato al tennis dei genitori; il padre Jiri era stato n° 15 di Cecoslovacchia (successivamente diventerà presidente della federazione), la madre Olga addirittura n° 2; da junior aveva vinto tutto quello che c'era da vincere, compreso Wimbledon e il titolo di numero 1 del mondo. Con gli anni Lendl si era costruito un tennis solidissimo, fatto di tre colpi fondamentali: il servizio, il dritto e il rovescio, che sono poi diventati l'ossatura portante del suo gioco. Ma per arrivare a essere Ivan il Terribile, ha avuto bisogno di due qualità fondamentali: una grande solidità atletica (preparazione fisica maniacale e la famosa dieta del dottor Haas) e una grande forza mentale messe al servizio di un perfezionismo portato ai limiti più estremi (4 rimbalzi prima di servire la prima, 3 prima di servire la seconda, cambio della racchetta ogni cambio di palle, campo di casa in cemento costruito dello stesso materiale e colore del centrale di Flushing Meadows e così via).
Con queste armi indistruttibili ha vinto tutto quello che c'era da vincere divenendo nella sua epoca praticamente imbattibile sulla terra, sul cemento e sul sintetico indoor. A Parigi ha vinto 3 volte (le altre due nel 1986 contro lo svedese Pernfors e nel 1987 contro Wilander), a Flushing Meadows ha giocato 8 finali consecutive (dal 1982 al 1989) firmando il tris dal 1985 al 1987, a Melbourne ha trionfato 2 volte da vecchietto (nel 1989 e 1990), al Masters ha giocato addirittura 9 finali di fila (dal 1980 al 1988) aggiudicandosi 5 volte il titolo di Maestro. Ma non è finita: è stato numero 1 del mondo per 270 settimane collezionando 94 titoli Atp.
Tutto meno Wimbledon. L'erba londinese l'ha sempre respinto: nel 1986 perse in finale da Boris Becker e nel 1987 da Pat Cash, senza mai dare l'impressione di poter cambiare l'esito scontato delle finali. L'unica volta che andò vicino dal vincere Wimbledon fu nel 1989 quando perse in cinque set da Becker dopo essere stato avanti 2 set e uno e un break nel quarto. Nel 1990 addirittura saltò il Roland Garros per prepararsi al meglio per Wimbledon, ma si arrese in semifinale a Stefan Edberg. Il tennis di Lendl doveva sottostare a schemi perfetti e per evitare irregolari rimbalzi della palla, a Wimbledon giocò sempre snaturando il suo tennis per far posto a un traballante serve & volley.