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12 terraioli (o quasi) che resistono nel tennis universale

Se è vero che ormai tutti quelli che puntano ai grandi titoli non si fanno troppi problemi per il fondo su cui giocano, è altrettanto vero che alcuni professionisti che mantengono attitudini piuttosto spiccate per la terra si trovano eccome. Ecco un elenco (non esaustivo) dei top 100 più adatti al rosso

19 aprile 2024

Ha ancora senso parlare di terraioli, nel 2024, nel tennis di vertice? L'idea di giocatore 'universale', come viene battezzato oggi colui che riesce a esprimere il proprio tennis al massimo livello a prescindere dalla superficie, ha preso il sopravvento in maniera definitiva? La risposta è semplice da un lato, meno dall'altro.

Perché se è vero che ormai tutti quelli che puntano ai grandi titoli – da Sinner, Alcaraz e Djokovic in giù – non si fanno troppi problemi per il fondo su cui giocano, è altrettanto vero che alcuni professionisti che mantengono attitudini piuttosto spiccate per la terra si trovano eccome. Anche al vertice. Fra i top 100, ci sono almeno 12 giocatori che hanno costruito buona parte del loro ranking sul rosso. E che hanno in bacheca quasi esclusivamente titoli sul mattone tritato, dal circuito Itf a quello Atp.

CASPER RUUD - 6 ATP

(TITOLI TOTALI: 13. TITOLI SU TERRA: 12)

Non è certo un terraiolo in senso stretto, se pensiamo che ha all'attivo una finale Slam agli Us Open 2022. Partita che – lo ricordiamo – se vinta lo avrebbe portato a essere numero 1 del mondo. Non solo in quel torneo, il norvegese figlio d'arte ha dimostrato che anche sul duro può creare problemi a tutti. Detto questo, dei big (top 10 o aspiranti tali) è quello che evidenzia una maggiore distanza di rendimento tra la terra battuta e gli altri terreni.

SEBASTIAN BAEZ - 19 ATP

(TITOLI TOTALI: 17. TITOLI SU TERRA: 15)

Vale un po' lo stesso discorso fatto per Ruud, ma con la differenza che Baez si colloca un gradino sotto: non è mai arrivato in top 10, né tantomeno in una finale Slam. Eppure le migliori prestazioni in un Major (stiamo parlando di due terzi turni) sono giunte in Australia e agli Us Open. La velocità di gambe e la solidità di 'Seba' fanno sì che sulla terra, più che altrove, sia un cliente molto ostico. Ma ad alto livello il rosso, per lui, può anche rivelarsi un'arma a doppio taglio, considerato che non riesce a produrre quella pesantezza di palla che servirebbe per mettere in crisi i big.

TOMAS MARTIN ETCHEVERRY - 30 ATP

(TITOLI TOTALI: 8. TITOLI SU TERRA: 8)

Nato terraiolo doc (quando ancora si allenava con un altro specialista del rosso, l'ex pro Carlos Berlocq), Tomas Martin si sta evolvendo per diventare un giocatore completo. Ma l'impressione è che la sua solidità, unita alla pesantezza di palla che può produrre, sarà sempre un po' più utile sul rosso che altrove.

LASLO DJERE - 35 ATP

(TITOLI TOTALI: 13. TITOLI SU TERRA: 12)

Il serbo è tra i giocatori che tutti i colleghi, sulla terra, vogliono evitare. Perché sbaglia poco, tiene un ritmo alto e quando è in giornata diventa un osso durissimo. Al contrario, fuori dal rosso ha combinato pochissimo. E per uno che ha un certo talento nel braccio è francamente una sorpresa.

MARIANO NAVONE - 52 ATP

(TITOLI TOTALI: 5. TITOLI SU TERRA: 5)

Torniamo in Argentina per un giocatore che fino a poco tempo fa era uno dei protagonisti del circuito Itf, così come di quello Challenger. Fin qui ha sempre vinto titoli solo sul rosso, anche se avvicinandosi ai top 50 sarà costretto a mettere la testa anche altrove. Con quali risultati, resta un mistero.

FACUNDO DIAZ ACOSTA - 53 ATP

(TITOLI TOTALI: 9. TITOLI SU TERRA: 9)

Argentino come Navone, ma (in apparenza) con maggiore talento nel braccio. Agli Australian Open di quest'anno, primo turno, era andato avanti per due set a uno su Taylor Fritz, prima di vedersi rimontato. Ma considerando anche l'età (23 anni) potrebbe non restare un terraiolo puro per tutta la vita.

PEDRO MARTINEZ - 57 ATP

(TITOLI TOTALI: 15. TITOLI SU TERRA: 13)

Nella sua carriera ormai piuttosto lunga, lo spagnolo ha raggiunto persino il terzo turno a Wimbledon. Ma pur avendo una mano educata, resta un terraiolo vecchio stile, di quelli che hanno fatto la fortuna della Spagna del tennis prima dell'arrivo di Rafael Nadal (e adesso di Carlos Alcaraz). A 26 anni, difficile che possa rivoluzionare il suo tennis al punto da diventare 'universale'.

LUCIANO DARDERI - 64 ATP

(TITOLI TOTALI: 5. TITOLI SU TERRA: 3)

Il rapporto tra titoli vinti sul rosso rispetto alla bacheca complessiva è meno sbilanciato rispetto agli altri di questo elenco, perché Luciano si è preso due Itf sul cemento di Monastir, in Tunisia. E non c'è dubbio che l'azzurro abbia dimostrato di poter fare progressi anche sul duro, tanto più che ha tutta la vita (sportiva) davanti. Fin qui, tuttavia, le perle sono giunte sul rosso, grazie a un tennis che in certi casi ricorda proprio i grandi terraioli di un tempo: tanta corsa, tanta garra, tanta energia e pochissimi errori.

Luciano Darderi al servizio

ROBERTO CARBALLES BAENA - 72 ATP

(TITOLI TOTALI: 22. TITOLI SU TERRA: 22)

Sotto il profilo puramente statistico, guardando ai titoli vinti, il terraiolo per eccellenza è lui: Roberto Carballes Baena ha vinto 9 Futures, 11 Challenger e 2 tornei del circuito maggiore. Tutti sul rosso. Ha 31 anni, ha fatto quello che ha potuto ma ancora lotta come un dannato su ogni palla. E onestamente qualche apparizione dignitosa altrove l'ha pure fatta. Per esempio con i quarti a Auckland quest'anno o a Firenze (battendo Matteo Berrettini) nel 2022.

JAUME MUNAR - 73 ATP

(TITOLI TOTALI: 16. TITOLI SU TERRA: 15)

Tempo fa, esagerando (parecchio), in Spagna lo ritenevano l'erede di Rafa Nadal. Crescendo è parso subito chiaro che il buon Munar non avesse né il tennis, né il carattere per avvicinare le imprese dei migliori connazionali. Resta, tuttavia, un buon giocatore da terra battuta, anche se molte partite le perde per via di una timidezza che sul rosso porta a dei disastri.

FEDERICO CORIA - 83 ATP

(TITOLI TOTALI: 15. TITOLI SU TERRA: 15)

Anche per il minore dei Coria, c'è il cento per cento di tornei vinti sulla terra: 15 su 15. E mai si è avuta l'impressione, nel corso della sua carriera, che questa direzione potesse cambiare in favore di un maggiore equilibrio. Un turno passati agli Us Open (in due occasioni), nessuno a Wimbledon e in Australia. Per giunta, con i suoi 32 anni, non è più un ragazzino.

PEDRO CACHIN - 88 ATP

(TITOLI TOTALI: 16. TITOLI SU TERRA: 16)

La chiusura è per un altro argentino: Pedro Cachin, 29 anni, è arrivato relativamente tardi a competere nel circuito maggiore, ma si è stabilizzato su ottimi livelli grazie a un tennis di regolarità e pazienza che sul rosso paga. Eppure non è un arrotino, il buon Pedro, che rispetto ai connazionali ha un tennis teoricamente più adatto anche al rapido. Come dimostra il terzo turno a New York nel 2022.

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