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Federico Cinà, obiettivo Challenger: "Le aspettative? Fanno piacere"

A tu per tu con la 17enne promessa del tennis italiano che ha conquistato il primo titolo da professionista a Buzau, in Romania, al rientro dopo uno stop per un problema agli adduttori che lo aveva tenuto fermo da fine luglio

29 settembre 2024

Federico Cinà esulta

Federico Cinà esulta

Il quindici settembre 2024 è una data che Federico Cinà ricorderà a lungo, visto che segna la prima affermazione tra i pro di una carriera che tutti si augurano luminosa. Abbiamo raggiunto il 17enne talento siciliano al rientro a Roma dopo la fruttuosa trasferta in Romania, che gli ha regalato, oltre alla gioia del primo titolo nel torneo M15 di Buzau, anche una semifinale nel 25 mila dollari di Satu Mare e i quarti a Targu Mures.

Federico, cominciamo proprio dall’attualità. Eri al rientro all’attività internazionale da fine luglio per via di un problema all’adduttore patito nella Summer Cup under 18, ti aspettavi di essere subito così competitivo?

“Dopo quel problema sono stato a casa un mese. Per due settimane mi sono curato e le restanti mi sono allenato: questo mi è servito molto. Era da tanto che non stavo a casa e mi sono proprio rigenerato”.

Francesco Cinà e il figlio Federico col trofeo del torneo Itf vinto la scorsa settimana a Buzau

Francesco Cinà e il figlio Federico col trofeo del torneo Itf vinto la scorsa settimana a Buzau

Primo torneo, prima vittoria…

“Non mi aspettavo questo risultato, anche se devo dire che quando entro in campo penso sempre di poter vincere il match. Rientrando dall’infortunio non ero al top ma, partita dopo partita, mi sentivo sempre meglio. La chiave è stata proprio quella di aver pensato alla singola partita e mai al torneo. Alla fine però, quando ho vinto, ero felicissimo. Credo sia stato fondamentale il fatto che fossi molto riposato. Stavo davvero bene fisicamente e questo mi ha dato tanta fiducia. Fiducia che ho conservato anche al secondo torneo, mentre nel terzo sono calato sia fisicamente che mentalmente. Però sono molto orgoglioso di quanto ottenuto in questa trasferta”.

Oltre al tuo coach e papà Francesco, merito anche del tuo preparatore atletico.

“Con Marco Salerno, con cui lavoro da tempo alla Cinà Tennis Institute che fa base al Country Time Club di Palermo, stiamo lavorando molto bene”.

Dopo aver chiuso lo scorso anno nella top 10 del ranking juniores, hai avuto in dote 8 preziose wild card nei tabelloni principali degli Atp Challenger. Come sta andando questa esperienza?

“È un’occasione importante. Per ora ne ho giocati due in Cina e uno in Macedonia, tornei dove ho imparato tanto visto che ho affrontato giocatori esperti che sanno come giocare queste partite”.

Federico Cinà

Federico Cinà

La differenza più eclatante con i tornei junior e i 15 mila?

“A quel livello si giocano tutti i punti, non sono concesse distrazioni. Ora, entro fine anno ho altre quattro wild card a disposizione e credo di andare in Giappone per tre settimane. Altrimenti stiamo valutando anche il Sudamerica”.

A 16 anni sei arrivato a essere n.4 del mondo juniores. Con gli ottavi di finale ottenuti quest’anno a Wimbledon si è conclusa la tua carriera tra gli under 18?

“Credo proprio di sì. Ormai mi sto concentrando sul mondo dei professionisti. Tra un paio di settimane spero di avere una wild card per partecipare all’Atp Challenger 125 di Olbia, in Sardegna, poi giocherò i tornei successivi sul cemento”.

Che è ancora la tua superficie preferita?

“Sì, certo, anche se adesso che sono cresciuto pure fisicamente il mio rapporto con la terra rossa è migliorato”.

A proposito di crescita: su quali aspetti del tuo gioco state lavorando maggiormente?

“Devo migliorare tanto il servizio. Ma pure il diritto, anche se è sempre più incisivo. E per finire direi che stiamo cercando di lavorare molto sulla continuità”.

Federico Cinà in Nazionale U16 durante le Junior Davis Cup Finals (foto Srdjan Stevanovic)

Federico Cinà in Nazionale U16 durante le Junior Davis Cup Finals (foto Srdjan Stevanovic)

In Romania hai vinto tante partite lottate e in rimonta, quindi anche sull’aspetto mentale stai lavorando bene.

“Vero. Prima vincevo poche partite al terzo set perché soprattutto fisicamente arrivavo un po’ stanco, però adesso con tanto lavoro fisico e mentale sto crescendo anche sotto questo aspetto”.

In questo momento sei n.747 Atp. Dove ti piacerebbe essere il 30 marzo del 2025, quando sarai maggiorenne?

“Mi piacerebbe essere arrivato a un livello tale da giocarmela alla pari con quasi tutti gli avversari. Non mi sono dato obiettivi di ranking, ma è chiaro che sarebbe bello avere una classifica che mi permetta di giocare nei Challenger”.

Per qualcuno sei “un predestinato”. Senti il peso di essere stato chiamato così?

“No, non mi mette assolutamente pressione perché so che la strada da percorrere è ancora lunga. Anzi, sono felice che ci siano persone che pensano questo di me”.

Fedeico Cinà al servizio

Fedeico Cinà al servizio

Ti chiamano ancora, come da bambino, “Pallino”, o adesso che hai vinto un torneo importante hanno smesso?

“Macché, ormai tutti mi chiamano così. Anzi, adesso è diventato “Palli” e non si torna più indietro (ride, ndr.)”.

Quando si parla delle tue origini tennistiche si cita sempre il passato da professionista di tuo papà Francesco. In realtà anche tua mamma Susanna ha un trascorso con la racchetta in mano.

“Vero, credo sia stata intorno al numero 100 in classifica di doppio, mentre in singolo di preciso non so”.

Ma tu hai preso più da tua madre o da tuo padre?

“Non saprei, ma mia mamma dice che correva parecchio e giocava tanto di rovescio in back, per cui direi che non ho preso da lei”.

Tra i tuoi hobby c’è il calcio, il padel e soprattutto la Playstation. Quali sono i tuoi giochi preferiti?

“Mi piace giocare con gli amici a Fifa Proclub. Prima, sempre con loro, ci siamo dedicati tanto a Fortnite”.

Sai che Sinner, dopo lo Us Open, ha voluto in regalo dai suoi coach una Playstation 5. Che rapporto hai con lui?

“Non lo conosco. Non ci ho mai parlato ma, ovviamente, mi piacerebbe molto poter incrociare con lui la racchetta”.

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