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Nell'ultimo periodo è stato proprio lui, Jacopo, a stare vicino a Matteo Berrettini, non solo fuori dal campo ma anche per gli allenamenti. Per questo, è la persona ideale per chiedere lumi in merito alla ripresa dell'ex finalista di Wimbledon
25 febbraio 2024
Mentre aspetta di scendere in campo per l’allenamento quotidiano, Jacopo Berrettini si tiene compagnia con la musica indie italiana, tra un brano di Gazzelle e uno di Calcutta: “Sono un ragazzo romantico” ammette divertito. Lo abbiamo raggiunto in Portogallo, dove il 25enne romano è impegnato in una serie di tornei Itf da 25 mila dollari.
Cresciuto nel Circolo Magistrati della Corte dei Conti a Roma, Jacopo si racconta così: “Sono praticamente nato su un campo da tennis - ricorda il n.475 Atp, ma con un best ranking di n.388 nel luglio 2019 - ed è stato naturale arrivare al tennis perché entrambi i miei genitori giocano, così come anche mio nonno materno, che ancora oggi non rinuncia alla sua ora di tennis”.
Nell'ultimo periodo è stato proprio lui, Jacopo, a stare vicino a Matteo Berrettini, non solo fuori dal campo ma anche per gli allenamenti. Per questo, è la persona ideale per chiedere lumi in merito alla ripresa dell'ex finalista di Wimbledon.
Ha sempre parlato di suo fratello Matteo come di una figura di riferimento. Come va il vostro rapporto e come lo vede in questo momento delicato?
“Il nostro rapporto non cambia, è sempre molto stretto. Ci confrontiamo molto e non solo sul tennis. Anzi di tennis parliamo proprio poco. Lo sento sempre vicino e devo dire che sono felice perché l’ho visto molto meglio rispetto a qualche settimana fa. Ha un’energia diversa. Anche lui ha intrapreso un percorso nuovo che sicuramente gli sta dando tante motivazioni. Sono molto fiducioso perché ha una gran voglia di fare e questo, per noi in famiglia, è già molto bello. C’è ancora qualche piccola ombra, ma sia io che Matteo vediamo la luce”.
Si è allenato recentemente con Matteo. A che punto è il suo tennis?
“La qualità che esprime in campo è già molto alta. L’ho visto davvero in palla. C’eravamo allenati insieme anche nella prima settimana dell’anno, prima che lui partisse per l’Australia, e lì era più incerto. Ho proprio visto un grosso cambiamento in queste ultime settimane”.
Jacopo Berrettini (foto Marta Magni/MEF Tennis Events)
Sappiamo della sua passione per gli sport di squadra, calcio e basket in testa, come è arrivato al tennis?
“Vero, infatti ho avuto un cedimento per il calcio, di cui sono molto appassionato, intorno ai 13 anni. Ho pensato seriamente di cambiare sport, anche trainato da tanti compagni di classe che giocavano a pallone. Una piccola crisi di rigetto verso il tennis come spesso accade a quella età, anche perché già a cinque anni ho sempre praticato lo sport di famiglia. Sono passato dal biberon alla racchetta”.
Jacopo, cominciamo dalla fine. Come sta andando questa prima parte del 2024?
“La mia priorità è stare bene fisicamente, visto che negli ultimi due anni non ho giocato molto. Con il mio team abbiamo fatto un lungo lavoro di preparazione. Ci sono stati cambiamenti nel mio staff e anche il mio metodo di lavoro ora è diverso. Mi serve solo tempo per metabolizzare tutte queste novità”.
Ci racconta di questi cambiamenti?
“Ho fatto una scelta di vita diversa. Per la prima volta ho lasciato Roma per andare ad allenarmi a Foligno alla “Tennis Training School”. Sotto il coordinamento di Fabio Gorietti, lavoro con coach Riccardo Maiga. Il preparatore atletico non è cambiato e resta Francesco Bientinesi, mentre il fisioterapista è Cristian Cinelli. L’aria che si respira nel circolo umbro è quella del tennis di alto livello, c’è una ottima organizzazione e davvero un bel clima”.
Matteo e Jacopo Berrettini (foto Sposito)
Come si sta evolvendo il suo gioco?
“A livello tecnico stiamo lavorando molto sul movimento del servizio. Ma anche l’approccio tattico dovrà essere diverso rispetto a prima. Nonostante io non sia mai stato un giocatore attendista, vorrei essere più aggressivo, decidere più io le sorti del punto, prendendomi quei rischi necessari per cercare di far male all’avversario. Devo essere più incisivo soprattutto con il servizio e la risposta, per tenere in mano il pallino del gioco. L’obiettivo è questo”.
Qual è il colpo che sente più “suo” e quello su cui vorrebbe migliorare di più?
“Diciamo che per indole io non sono mai soddisfatto di niente ma, se devo scegliere, posso dire che ho più facilità dalla parte del rovescio, mentre il servizio è certamente il colpo a cui posso chiedere di più”.
Jacopo, lei ha sempre sostenuto che il tennis è questione di testa e motivazioni. Come vanno le sue, di motivazioni?
“Ci sono e sono molto alte. Questo lungo periodo di preparazione mi serviva proprio per crederci. Il fatto di non aver giocato per problemi fisici tanti match quanti ne avrei voluti giocare si fa sentire, però a livello di energia e voglia di fare sono ai massimi e non mi spaventa nulla”.
Jacopo Berrettini (foto Marta Magni/MEF Tennis Events)
Gli infortuni, purtroppo, sono una costante nella famiglia Berrettini…
“Già. Tutto è iniziato all’inizio del 2020 con un’ernia alla schiena e da lì sono continuati i problemi con una frattura da stress ad una vertebra alla fine del 2021. Poi, quando sono rientrato da quell’infortunio, mi sono stirato lo psoas (un muscolo della zona lombare, ndr) e poi ancora un nuovo stiramento all’obliquo dell’addome. E mi fermo qui per non annoiare…”.
Le difficoltà di queste settimane sono proprio figlie di questi cambiamenti, che inevitabilmente necessitano di tempo per essere metabolizzati?
“Questo è certamente un fattore, l’altro è proprio legato al fatto che questo, per me, è un periodo di ‘rientro’ sul circuito. Ho bisogno di fiducia e di avere più convinzione nei miei mezzi”.
Dodici mesi fa raggiungeva il secondo turno all’Atp 500 di Acapulco, dopo aver passato le qualificazioni. Cosa le manca per essere stabilmente a quel livello?
“Bella domanda… Quando lo scoprirò saprò rispondere (ride, ndr.)”.
Jacopo Berrettini colpisce di rovescio (foto Eletto)
La sua ultima finale l’ha giocata nel giugno del 2022 al 15 mila dollari di Alkmaar, in Olanda, ma il suo ultimo successo è stato in un Futures nell’agosto 2018 a Sion in Svizzera. Quanto le manca alzare un trofeo?
“Mi manca arrivare in fondo ai tornei e vivere quelle sensazioni. Ma so che arriveranno quei momenti perché sento una bella spinta, devo solo mettere insieme i pezzi per vivere quei momenti che danno un senso al nostro lavoro”.
Il boom del tennis italiano è ormai evidente, così come lo è la spinta positiva di Sinner e del successo in Coppa Davis. Tutto ciò sta facendo da traino anche a quei giocatori che sono nella sua situazione?
“Sicuramente sì. Il movimento sta andando ad una velocità pazzesca. Praticamente ogni settimana arriva un risultato importante. Basta pensare a giocatori come Luciano Darderi ma anche a tanti altri che sono pronti ad esplodere e che magari oggi sono ancora dietro in classifica”.
Jacopo Berrettini colpisce di rovescio (foto Sposito)
Il consiglio più prezioso che ha ricevuto da Matteo?
“Non ce n’è uno in particolare. È il modo in cui mi parla che è prezioso. Il modo in cui sa prendermi è la cosa più bella del nostro rapporto”.
Cosa prevede la sua programmazione nei prossimi mesi?
“Dopo questi tornei in Portogallo, ancora allenamenti e poi decideremo se giocare ancora sul cemento o passare direttamente alla terra battuta. La mia programmazione al momento è incentrata sui tornei da 15 e 25 mila dollari. L’obiettivo, la cosa importante per me adesso, è semplicemente quello di giocare più partite possibili”.