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Da oltre un mese, la Croazia si trova senza alcun giocatore nei primi 100 della classifica ATP: non era mai successo dalla fondazione dello stato dopo l’indipendenza dalla vecchia Jugoslavia (1991). Cilic ha quasi 37 anni, Coric non sta brillando e per il futuro non si vedono grandi prospettive
01 marzo 2025
Le date simbolo per la Croazia sono due: il 30 maggio, anniversario dell'indipendenza dichiarata dalla Jugoslavia (anno 1991), e l’anniversario di quella effettiva, l’8 ottobre dello stesso anno. Quanto al tennis, invece, ce n’è una molto più recente e decisamente meno nobile, il 27 gennaio. Perché, con la pubblicazione del ranking ATP successivo all’ultimo Australian Open, la Repubblica della penisola balcanica si è trovata per la prima volta senza top-100 nella sua intera storia tennistica, dopo quasi 35 anni di indipendenza. Addirittura, un giocatore nato nel territorio croato non mancava nell’èlite della classifica dal 4 luglio del 1988, giorno (ma non anno) curiosamente noto per un’altra indipendenza, quella degli Stati Uniti d’America.
Da allora, la Croazia aveva sempre avuto un tennista fra i primi cento, ma soprattutto era sempre riuscita a produrre un buon numero di giocatori di alto e medio livello, vincendo un titolo Slam con Goran Ivanisevic (la cui vittoria del 2001 a Wimbledon rimane una delle favole più celebri nella storia della racchetta) e uno con Marin Cilic (Us Open 2014), e raggiungendo la top-3 della classifica anche con un altro grande del recente passato come Ivan Ljubicic. Senza dimenticare la Coppa Davis, con due successi – 2005 e 2018 – più altre due finali e una semifinale nell’ultimo decennio. In sostanza, per anni è mancato solo un giocatore in grado di salire fino al numero uno, ma di soddisfazioni ne sono passate tante. Ora, invece, la situazione si è capovolta: pochi successi, pochi acuti e pure poche prospettive future.
Negli anni recenti, il traghettatore – ed eroe della Davis 2018 – è stato Marin Cilic, che in realtà è nato a Medjugorje e da ragazzino difese i colori della Bosnia Ed Erzegovina, salvo poi cambiare bandiera in cerca di condizioni migliori per il suo futuro. Le ha trovate ed è diventato un top player da quasi sedici anni consecutivi nella top-100 (ottobre 2007-luglio 2023), arrivando al numero 3 e vincendo 21 titoli nel Tour. La sua parte l’ha fatta egregiamente, il problema è che da un paio d’anni riesce a giocare a intermittenza causa problemi fisici, e il 1988 stampato come anno di nascita sulla carta d’identità non aiutano di certo.
Cilic non si è ancora arreso e i risultati dicono che è la scelta giusta: lo scorso settembre a Hangzhou è tornato a vincere un titolo nel Tour ed reduce dai quarti a Dubai, dove ha superato un top-10 dopo tre anni (De Minaur) e se l’è giocata alla pari con un altro big come Felix Auger-Aliassime. Risalirà intorno al numero 140 e magari nei primi 100 ci tornerà, ma le 37 primavere in arrivo a settembre dicono che la data di scadenza della sua carriera non è così lontana. Impossibile, oggi, fondare un movimento di lui.
Sta andando addirittura peggio al suo erede designato anni fa, quel Borna Coric che è stato un ottimo Next Gen della primissima generazione e a 22 anni è arrivato al numero 12 del ranking. Ma poi sono arrivati gli infortuni a mettergli i bastoni fra le ruote. È ripartito, riuscendo anche a vincere un Masters 1000 nel 2022 a Cincinnati e tornando nei primi 15 al mondo, ma nel 2024 ha combinato gran poco e in questo avvio di stagione idem, fino a uscire dai 100 dopo Melbourne e lasciare la Croazia con un grosso punto di domanda.
Detto dei problemi di Cilic e Coric, ce n’è uno per certi versi ancora più preoccupante, ossia l’assenza di ricambi. In Croazia si aspettavano grandi cose da Duje Ajdukovic, classe 2001, arrivato a ridosso dei primi 100 lo scorso settembre. Ma non è ancora riuscito a raggiungere il traguardo e oggi si trova oltre 50 posizioni più indietro, segno che la scalata al vertice si sta rivelando più dura del previsto. Mentre Ajdukovic continua a provarci con la bandiera croata, l’altro Duje, che di cognome fa Markovina e nelle categorie giovanili è stato uno degli osservati speciali, ha invece deciso a inizio 2025 di passare sotto i colori dell’Australia (grazie alla madre, cittadina australiana), dunque non sarà lui, classe 2007, il top-100 croato del futuro.
Può diventarlo Dino Prizmic, di due anni più grande, che molti ricorderanno strappare un set a Novak Djokovic sulla Rod Laver Arena, all’Australian Open del 2024. Ma da allora non si è più visto e la sua classifica, invece di migliorare, è peggiorata e non di poco. Dunque, il futuro del tennis croato sembra più nebuloso che mai, anche perché non è che fra le donne vada tanto meglio. È vero che c’è una top-20 come Donna Vekic, reduce dalla miglior stagione in carriera, ma alle sue spalle il vuoto.
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