Chiudi

-
Atp

L’addio ai giudici fa nascere i “review official”: l’esempio di Francesca

L’introduzione anche sulla terra battuta dell’Electronic Line Calling ha favorito l’aumento delle richieste per il ruolo di “review official”, la nuova figura che in ciascun campo fa da tramite fra giudice di sedia e tecnici della tecnologia. Come l’italiana Francesca Di Massimo, che ci ha svelato qualche dettaglio del suo compito

19 aprile 2025

20250418_1_di_massimo__1_.JPG

Francesca Di Massimo nello studio di IMG Arena in occasione del recente torneo ATP Challenger di Monza

La novità è in vigore dalla tournée di febbraio in Sudamerica, ma è stato il Masters 1000 di Montecarlo della scorsa settimana a segnare l’ingresso dell’Electronic Line Calling anche nei grandi tornei sulla terra battuta. Una mossa che di fatto ha pensionato i giudici di linea da tutti gli appuntamenti del Tour maggiore, sostituiti dall’occhio elettronico in tempo reale che elimina l’errore umano. Contenti i giocatori che lo invocavano da un po’, meno tutti coloro che da tempo facevano degli “out” strillati a gran voce il proprio mestiere. Ma, di fronte a posizioni che spariscono, l’inevitabile evoluzione tecnologica della racchetta ne apre di nuove.

Lo sa bene Francesca Di Massimo, 51enne bergamasca che per anni ha frequentato come giudice di linea la gran parte dei tornei più importanti del mondo, finali Slam comprese, allargando il braccio agli errori di tutti i più grandi della racchetta. Oggi, nei tornei non siede più direttamente in campo, ma in un piccolo studio che ricorda la sala VAR degli stadi di calcio, con parecchi monitor collegati fra loro. Perché la tecnologia fa quasi tutto, ma per ora la mente umana (e pure l’occhio) servono ancora. Da “line judge”, Francesca è diventata “review official”, ossia la figura ATP deputata a fare da tramite fra il giudice di sedia – collegato via radio – e i tecnici del sistema di chiamata computerizzato. Nello specifico, il suo ruolo è quello di inviare comunicazioni all’arbitro, oppure riceverne qualora un giocatore chieda di poter rivedere sui monitor a bordo campo il rimbalzo della pallina.

Un compito diverso da prima ma altrettanto importante, in quanto richiede conoscenza delle regole, esperienza e velocità. “Il sistema – spiega Di Massimo – può incepparsi e all’arbitro va comunicato immediatamente il motivo. Oppure possono esserci problemi nella sincronia fra telecamere e suono (la voce elettronica, ndr), ma non è detto che non stiano funzionando regolarmente. Il giudice di sedia va subito messo al corrente della situazione, così che abbia tutto sotto controllo e l’incontro possa proseguire anche in caso di malfunzionamenti della tecnologia”.

20250418_2_linesman.jpg

Con i tornei del circuito maggiore ormai tutti dotati di Electronic Line Calling, la figura del “review official” sta prendendo sempre più piede ed è sempre più richiesta. Anche perché pure numerosi eventi ATP Challenger si stanno adeguando alla novità, in virtù di una graduale riduzione dei costi del servizio – figlia di costante sviluppo tecnologico e maggiore concorrenza fra le aziende che lo offrono – che lo rende molto più accessibile rispetto al passato.

Tanto che, nel caso specifico della lombarda, le prime due designazioni in regia sono arrivate proprio per due Challenger: prima quello di gennaio a Koblenz (Germania), e quindi l’Atkinsons Monza Open 25 della scorsa settimana, uno dei primissimi eventi italiani di categoria a proporre l’ELC grazie all’accordo con l’azienda polacca IMG Arena. La prossima chiamata, invece, dovrebbe arrivare a giugno al Libema Open, il combined di ‘s-Hertogenbosch nei Paesi Bassi. “Lavoriamo su turni da 90 minuti – spiega – con un’ora di pausa fra l’uno e l’altro”. Perché serve estrema attenzione, dunque il riposo è necessario.

Un po’ come lo era nella sua attività precedente, lasciata a malincuore. “Mi è dispiaciuto dover abbandonare il ruolo da giudice di linea – continua –, così come vedere tanti colleghi rimasti sostanzialmente senza occupazione, specialmente negli Stati Uniti dove molte persone facevano il giudice di linea come prima occupazione. A livello personale, però, posso dire che questa nuova possibilità è arrivata nel momento giusto, dopo tantissimi anni da line umpire. Alla mia età il cambio ci sta ed è un buon modo per rimanere in un ambiente che frequento da tempo, nel quale ho tanti amici e conoscenti”.

Francesca Di Massimo (terza da sinistra, sullo sfondo) applaude il trionfo di Djokovic sul Centre Court di Wimbledon nella finale dell'edizione 2014

Francesca Di Massimo (terza da sinistra, sullo sfondo) applaude il trionfo di Djokovic sul Centre Court di Wimbledon nella finale dell'edizione 2014

Terra a parte, l’Electronic Line Calling è in vigore nel circuito maggiore già da un po’, con la rivoluzione partita dagli Stati Uniti. Ma proprio come il “challenge”, ossia la possibilità di revisione delle chiamate comunemente definita occhio di falco, non era mai stato introdotto sulla terra battuta, in virtù della possibilità data al giudice di sedia di verificare a occhio il segno lasciato dalla pallina sul fondo del campo. Tuttavia, una serie di controversie dovute a errori arbitrali (come dimenticare quella dello scorso anno a Montecarlo, che di fatto costò a Jannik Sinner la sconfitta nella semifinale contro Stefanos Tsitsipas) ha convinto i vertici del circuito a uniformare il regolamento, portando il sistema anche sul rosso.

Detto che tutti gli “out” sono diventati computerizzati, va precisato che all’occhio umano un compito spetta ancora: quello di chiamare il fallo di piede. Prima toccava al giudice di linea posizionato sulla cosiddetta “base”, ossia la linea di fondo, mentre oggi tocca proprio al “review official”. Ma sempre dall’ufficio, grazie all’ausilio di una parte delle telecamere sparse per il campo. In tutto sono diciotto, sei delle quali appositamente posizionate per scovare l’invasione al servizio. Una volta notato che il piede tocca la riga, basta premere un tasto e dagli altoparlanti parte il “foot fault”. Dunque, di fatto, a chiamare l’infrazione è sempre un giudice. Ma senza più diventare facile vittima delle occhiatacce di chi sta in campo.

Sempre in virtù della scomparsa dal campo dei giudici di linea, la tecnologia ha favorito anche la nascita di una seconda nuova figura che siede a bordo di ciascun campo: il “match assistant” o “umpire assistant”. Si tratta della persona responsabile di alcune operazioni che in passato spettavano – per comodità – proprio ai giudici di linea. Come il cambio delle palline allo scadere dei famosi 7/9 game, per evitare che l’arbitro debba scendere dal seggiolone, oppure il compito di accompagnare i giocatori in bagno durante i “toilet break”, sia per accertarsi che la pausa non venga utilizzata per propositi differenti da quelli accordati, sia per tenere il giocatore aggiornato sul tempo a sua disposizione. Un’ulteriore prova di come, anche in un mondo – sportivo e non – sempre più tecnologico, l’uomo serve sempre. Per fortuna.

20250418_4_close_call.jpg


Non ci sono commenti
Loading...