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Landaluce e i fenomeni di Spagna, non tutti con lieto fine

Il tema dei talenti spagnoli torna di attualità all'indomani della vittoria di Martin Landaluce, classe 2006, nel Challenger di Olbia. E con le immagini che da Murcia rimbalzano sulla vetrina dei social, con il fratellino di Carlos Alcaraz, il tredicenne Jaime, impegnato nei primi tornei Under

22 ottobre 2024

La grinta di Martin Landaluce (foto Serafini)

La grinta di Martin Landaluce (foto Serafini)

La Spagna del tennis? Senza mezze misure, almeno quando parliamo di potenziali fenomeni. Da Rafa Nadal in poi, è sempre stato così: c'è chi non solo arriva in alto ma è destinato a fare la storia (lo stesso Nadal, oggi Carlos Alcaraz) e c'è chi, lanciato dai media e a volte pure da qualche addetto ai lavori, finisce per perdersi (Carlos Boluda) o – il che non è poco, intendiamoci – per diventare un giocatore di medio livello (Jaume Munar).

La questione torna di attualità adesso, all'indomani della vittoria di Martin Landaluce, classe 2006, nel Challenger di Olbia. E con le immagini che da Murcia rimbalzano sulla vetrina onnivora dei social, con il fratellino di Carlos Alcaraz, il tredicenne Jaime, che sembra promettere molto bene. Appunto, sembra. Ma da qui a confermare tutto ce ne passa, e i casi di Nadal e Carlitos sono talmente eclatanti da nascondere le mille insidie del percorso, per tutti coloro che non sono così attrezzati, anche soltanto sotto il profilo mentale.

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Boluda, il ritiro nel 2021

Il caso più eclatante, tra le promesse mancate di Spagna, riguarda Carlos Boluda Purkiss. Un ragazzo nato nel 1993, che ai tempi dei tornei Under veniva indicato come 'il nuovo Nadal' e che invece si è ritirato a 28 anni, chiudendo la carriera con un best ranking di numero 254 Atp. Un percorso difficile, il suo, reso ancora più complesso dagli infortuni e da una certa sfortuna – a dire dell'interessato – nel pescare le persone sbagliate, troppo attente a monetizzare la popolarità del ragazzo e poco a costruirne il futuro.

Boluda il tennis dei grandi, quello degli Slam, non lo ha mai davvero frequentato, e la disillusione è stata così forte che la presa di coscienza è giunta in modo piuttosto rapido, a un'età in cui molti provano ancora a capire se avranno modo, un giorno, di sfondare. Gli strascichi dell'eccesso di aspettative, su Boluda, si sono prolungati per tanto, troppo tempo. Al punto che è servito un buon psicologo per rimettere insieme i pezzi di una persona che stava perdendo la strada.

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Munar, promessa a metà

Ben diversa la storia di Jaume Munar, meno prodigio da bambino ma decisamente più fortunato di Boluda come professionista, considerato che ancora oggi viaggia a quota 63 Atp (con un record di numero 52). Il che potrebbe far pensare che inserirlo in questo discorso sia quantomeno ingeneroso. Il fatto è che Munar, da Junior, prometteva molto bene, con il numero 3 Under 18 come record personale e una finale al Roland Garros a fare bella mostra.

In più, Jaume – nato sull'isola di Maiorca il 5 maggio 1997 – ha avuto il destino accomunato a quello di Nadal, crescendo nella sua Accademia di Manacor. Fortuna e sfortuna: fortuna perché diventare giocatore con accanto un esempio come Rafa non è privilegio di tutti, sfortuna perché è inevitabile che a un certo punto comincino i paragoni. In realtà si è capito in fretta che Munar non sarebbe stato un nuovo Rafa, lui si è messo l'anima in pace e continua a lottare con quello che ha. Che comunque non è poco.

Dopo i loro successi allo Us Open, Martin Landaluce e Carlos Alcaraz sono stati ricevuti da Re Felipe VI di Spagna

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Landaluce, è iniziata la scalata?

Ora è il momento di Martin Landaluce, numero 158 Atp, reduce dal primo trionfo Challenger sul cemento di Olbia, giusto domenica scorsa. Vittoria che è arrivata non certo inattesa, visto che da tempo si parlava dell'iberico – 18 anni di Madrid – come di un potenziale talento già pronto per l'alto livello. Essere alle porte dei top 100 a quell'età non è una garanzia, ma è certamente un buon punto di partenza, anche perché Martin non solo sta dimostrando di avere il tennis per fare male, ma sta pure esibendo una certa solidità mentale. Il tutto sotto la guida dell'ex pro Oscar Burrieza, curiosamente coach di Boluda nel suo periodo migliore.

Numero 1 al mondo tra gli Juniores lo scorso anno, Landaluce - pure lui prodotto della Nadal Academy - ha già uno Slam in bacheca, gli Us Open Under 18 del 2022, quando aveva appena 16 anni. E anche il fatto che i due successi principali in carriera, sin qui, siano arrivati sugli hardcourt, fa pensare che il ragazzo sia sulla strada corretta per diventare un giocatore universale, dunque con maggiori chance di non fallire. Tutto ciò mentre la Spagna guarda con simpatia – e a giudizio di Carlos Alcaraz con un po' troppa attenzione – alle prime vittorie da Under del piccolo Jaime Alcaraz, anni 13. Il quale, per adesso, può solo avere come obiettivo quello di divertirsi. Per le gioie (e i dolori) da pro, ci sarà tempo.


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