Chiudi

-
Atp

L’involuzione di Tsitsipas e uno stile che paga sempre meno

Stefanos Tsitsipas non è il solo colpevole della top-10 ATP senza rovesci a una mano, però il greco era stato individuato come il rappresentante del colpo ad altissimi livelli e invece non ha rispettato le attese. A frenarlo i limiti mentali, il rapporto col papà-coach Apostolos e la love story con Paula Badosa, ma anche questioni tecniche

21 febbraio 2024

Mettere sul banco degli imputati il solo Stefanos Tsitsipas sarebbe esagerato, perché se per la prima volta dal 1973 non c’è alcun giocatore dal rovescio a una mano fra i primi 10 della classifica ATP la colpa non può essere solamente sua. Il discorso è molto più profondo e abbraccia l’evoluzione di un gioco che anche dal punto di vista biomeccanico e della didattica di base sta dimenticando le sue origini, a favore di una soluzione – quella a due mani – che offre più possibilità. Ma è indubbio che la carriera del greco stia prendendo (o abbia già preso) una piega ben diversa da quella immaginata solo qualche anno fa.

Non è passata un’eternità da quando molti lo etichettavano come il numero uno del futuro, entusiasmati dalla pulizia dei suoi gesti e dalla brama di averlo come rappresentante del rovescio a una mano nei piani alt(issim)i della classifica mondiale per il post-Federer. Eppure, a 26 anni da compiere ad agosto il meglio della sua carriera pare già alle spalle, fra occasioni mancate e l’incapacità di tagliare il cordone ombelicale che lo lega al discusso papà-coach. Apostolos è l’uomo che l’ha aiutato a diventare un giocatore vero, ma col tempo il loro rapporto di amore-odio sembra diventato una zavorra per la carriera del tennista di Atene.

Chi da fuori si è avvicinato al loro ecosistema – Mark Phillipoussis su tutti – è durato la parentesi di qualche mese, lasciando l’impressione che sia complicato avere spazio di manovra all’interno di abitudini consolidate dal tempo e dalle dinamiche famigliari. Papà comanda, il figlio esegue e dal punto di vista estetico il prodotto resta di quelli da copertina. Ma le partite si vincono in altri modi ed è lì che emergono lacune mentali mai colmate o addirittura peggiorate con l’età.

Magari c’è ancora tempo per rimediare, ma non si può nascondere che dalla carriera di Tsitsipas ci si aspettasse qualcosa in più. Ha vinto una decina di titoli, è stato numero 3 del mondo, ma a 25 anni la casella del successi Slam è ancora vuota ed è quello il dato che pesa di più. Sia perché l’avrebbero creduto in pochi, sia perché alla sconfitta nella finale di un Major – il Roland Garros del 2021 – è legato l’inizio della sua involuzione.

In quel match era avanti due set a zero contro Novak Djokovic, ma si è lasciato rimontare, il serbo gli ha scippato il titolo da sotto il naso e dal punto di vista mentale Stefanos ha fatto una fatica enorme a superare la delusione, entrando in una pericolosa spirale negativa. Da allora ha perso 7 delle 10 finali giocate (compresa la seconda in uno Slam, 3 set a 0 dal solito Djokovic nel 2023 a Melbourne), accusando spesso una sorta di blocco nei momenti importanti. E la classifica ne ha risentito: non si è più migliorato e anzi è gradualmente scivolato indietro, pagando anche qualche problema fisico (spalla, gomito, schiena) fino a uscire dalla top-10 dopo cinque anni.

Quasi certamente la ritroverà, ma il punto è un altro: siamo ben distanti dalle ambizioni di qualche stagione fa e quelle che un tempo erano certezze di successo oggi sono state convertite nell’esatto contrario. Doveva essere uno dei leader della generazione che prometteva di sostituire i Fab Four, invece oggi si trova – insieme ad altri – a inseguire i nuovi fenomeni che hanno meno anni, più tennis e più fame. Nessuno crede più nelle sue possibilità e quel tennis incantevole che un tempo era il suo biglietto da visita oggi non fa altro che aumentare l’amarezza.

I rovesci a una mano rimasti nel Tour

L’impressione è che al greco piaccia un po’ troppo specchiarsi nella bellezza del suo tennis, con buona pace dei risultati. La love story da rotocalchi con la collega Paula Badosa sembra non aver giovato sportivamente a nessuno dei due (a lei ancora meno che a lui: è passata dal numero 2 al numero 74 del ranking WTA), così come un caratterino che non rientra fra i più amati dello spogliatoio.

Ma nelle difficoltà di Stefanos ci sono anche questioni tecniche. È finito a giocare un po’ troppo lontano dalla linea di fondo e in questo caso la colpa è anche del suo caro rovescio, perché – come tipico delle esecuzioni a una mano – richiede un movimento di preparazione più ampio, quindi necessità di più tempo e più spazio. Quando le cose funzionano riesce comunque a tenere i piedi vicino alla riga, ma quando funzionano meno (cioè sempre più spesso) tende ad allontanarsi e di conseguenza perde incisività. Nel tennis superveloce di oggi è un peccato mortale e la top-10 senza esponenti del colpo più nobile che ci sia ne è la triste conferma. Tsitsipas doveva essere l’eccezione che conferma la regola, invece sembra già diventato uno come tanti altri.


Non ci sono commenti
Loading...