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L’ungherese, sbucato lo scorso anno agli Internazionali BNL d’Italia, è ai quarti al Miami Open, per la seconda volta negli ultimi tre Masters 1000 giocati. Battendo Rune e De Minaur ha portato a 4-1 il proprio bilancio contro i primi 10 del mondo e la sua ascesa si fa sempre più intrigante: ha le armi per diventare un big?
27 marzo 2024
Ci sono persino dei top-10 che contro i top-10 hanno un bilancio negativo, e poi c’è Fabian Marozsan. Sfide giocate contro i primi 10 del mondo? Cinque. Sfide vinte? Quattro. Ha perso solamente una quindicina di giorni fa a Indian Wells contro Carlos Alcaraz, lo stesso che aveva ubriacato di smorzate nel 2023 agli Internazionali BNL d’Italia, quando al debutto nel circuito maggiore l’ungherese sbucato quasi dal nulla causò uno degli upset più rumorosi degli ultimi anni. Poi avrebbe battuto anche Ruud a Shanghai, quindi prima Rune e poi De Minaur al Miami Open, dove ha raggiunto per la seconda volta i quarti di finale in un Masters 1000. Sono decisamente i suoi tornei: ne ha giocati quattro ed è arrivato due volte ai quarti e due agli ottavi, conquistandosi lì l’etichetta di nuovo ammazza grandi del circuito.
La sua ascesa è davvero prepotente: un anno fa non aveva mai giocato una sola partita nel Tour maggiore, ma dal Foro Italico in avanti è cambiato tutto e coi 200 punti raccolti all’Hard Rock Stadium il 24enne di Budapest si è garantito un posto nei primi 40 del ranking mondiale. “Le mie vittorie contro i top-10? Sicuramente è una statistica speciale. Ma il mio approccio alle sfide contro i più forti è lo stesso di tutte le altre. Provo come sempre a fare del mio meglio. Il successo a Roma contro Alcaraz è stato il punto di svolta, e negli ultimi 6-7 mesi sono migliorato e cresciuto più di quanto mi aspettassi. Sicuramente il fatto che a certi livelli sia ancora nuovo può essere un vantaggio, perché gli avversari non hanno ancora imparato a conoscermi. Ma non ci penso: provo a godermi il più possibile il momento e il circuito maggiore in generale. Per me è ancora tutto nuovo”.
In effetti, come detto un anno fa viaggiava fuori dai primi 100, tanto che ancora si meraviglia quando mette piede nei grandi stadi del Tour, come quello di Miami dove ha fatto fuori Rune in un’oretta. Ma un bel giorno ha capito che la sua dimensione doveva essere un’altra rispetto ai tornei Challenger perché le armi sono di altissima qualità. La smorzata è la prima che colpisce (e fa malissimo), ma Marozsan è cresciuto anche nel servizio, ha imparato in fretta a reggere i ritmi da Tour negli scambi lunghi, e a suon di grandi risultati sta diventando uno dei nomi ricorrenti nei grandi tornei. Tanto che vien da chiedersi se lui stesso non possa diventare uno dei quei top player contro i quali vince più spesso che non.
Di sicuro, rispetto a molti altri è arrivato con più calma, forse anche per colpa di quella pigrizia che nella sua scheda ATP definisce come il peggior difetto. Lo sarebbe per chiunque, ancora di più per uno sportivo professionista, ma non gli sta comunque impedendo di fare tanta strada. “Quando inizi a vincere match di alto livello – ha detto ancora – la consapevolezza cresce di conseguenza. Specialmente quando ti rendi conto che non ne vinci uno ogni tanto, ma parecchi uno dopo l'altro (fra Indian Wells e Miami ne ha già vinti sette, ndr). Ho fatto ottime cose in California, e poi sono arrivato a Miami con tanta fiducia e tanta fame di vittorie”.
Il suo primo obiettivo per il 2024 era di raggiungere la top-50, e ce l’ha fatta in meno di tre mesi, mentre il secondo è di chiudere l’anno fra i primi 30. Un altro traguardo che non spaventa affatto, visto il rendimento che sta mostrando e l’abitudine – da big – a giocare il suo miglior tennis quando la posta in palio è più alta.
Ora, non gli resta che rendersi conto che il circuito maggiore gli appartiene a tutti gli effetti, cosa che a giudicare da un episodio avvenuto dopo il suo successo contro Rune deve ancora comprendere a pieno. Marozsan stava rispondendo alle domande dei giornalisti nella mixed zone del Centrale, quando è arrivato Alex De Minaur per fare lo stesso. Immediatamente, senza che nessuno gli chiedesse nulla, l’ungherese ha suggerito ai presenti di sposarsi con lui un po’ più a destra, per lasciare spazio al top-10 in arrivo.
Un atteggiamento genuino ottimo per descrivere il personaggio Marozsan, uno che fuori dal campo si muove ancora in punta di piedi ma dentro fa sempre più rumore. Tanto che, a quel top-10 al quale voleva cedere il centro della scena, avrebbe fatto lo scherzetto tre giorni più tardi spedendolo a fare le valigie. Prossimo avversario Alexander Zverev, proprio uno di quei top-10 che contro i top-10 hanno raccolto più sconfitte che vittorie. Dall’alto del suo 80% di successi, Marozsan ha qualcosa da insegnare anche a lui.
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