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Gattone Mecir, il fenomeno con la carriera a metà

Siamo nelle settimane di Indian Wells, ultimo torneo da professionista vinto dallo slovacco. Correva l'anno 1989, Mecir non aveva nemmeno 25 anni, eppure nel 1990 si sarebbe ritirato dal Tour. Ad appena 26 anni. Ecco la sua storia

di | 08 marzo 2024

Nessun appassionato che viaggia verso il mezzo secolo può averlo dimenticato. Miloslav Mecir detto Gattone è stato un giocatore unico, per tanti motivi. E celebrarlo adesso è doveroso per almeno due ragioni. La prima: siamo nell'anno Olimpico, e proprio un Oro a cinque cerchi (a Seul 1988) rappresenta il traguardo più prestigioso mai raggiunto dal tennista che ha gareggiato per la Cecoslovacchia e che poi si è seduto sulla panchina della Slovacchia di Davis. La seconda: siamo nelle settimane di Indian Wells, ultimo torneo da professionista vinto da Gattone. Correva l'anno 1989, Mecir non aveva nemmeno 25 anni, eppure nel 1990 si sarebbe ritirato dal Tour. Ad appena 26 anni.

Basterebbe questo ultimo dato, unito al best ranking di numero 4 Atp, per capire come mai molti addetti ai lavori (e pure un'analisi approfondita della Espn) abbiano considerato lo slovacco come uno dei più forti giocatori di sempre a non aver mai vinto un torneo del Grande Slam. Due finali nei Major sul cemento, in Australia e a New York, sono stati i migliori risultati, ma chi lo ha amato ha saputo andare oltre numeri e trofei.

Che fine hanno fatto/26: Miloslav Mecir

Miloslav Mecir Senior, sul campo, era un piacere per gli occhi, dotato di un tennis elegante e capace di sprizzare talento pur non essendo mancino, pur non avendo il rovescio a una mano. Lui era apparentemente uno come tanti, destrorso e bimane sul lato sinistro, solo che poi cominciava lo scambio e pareva di vederlo volare, colpendo senza alcuno sforzo e facendo viaggiare la palla a velocità – per l'epoca – decisamente inusuali. Per poi, appena dopo, confezionare un drop shot vincente o trovare un angolo impossibile da gestire per gli avversari.

Da questi movimenti felpati di chi capisce sempre tutto prima (complice una testa da primo della classe) era nato quel soprannome, Big Cat, che lo accompagnava in tutto il mondo. Mentre ad accompagnarlo non c'era quasi mai nessun altro, considerato che l'autodidatta Mecir viaggiava senza coach, solo a volte con il manager al seguito. Amava la pesca (che pare continui a essere una sua passione) e se gli si poneva di fronte la scelta fra un party post-titolo in un grande torneo e un ritorno a casa per individuare la pastura ideale, la risposta era fin troppo semplice. 

Tra gli undici titoli vinti, ci sono trionfi su tutte le superfici: terra, erba, sintetico indoor, cemento outdoor. E la sua non era proprio un'epoca semplice. Tra i rivali c'erano personaggi come Ivan Lendl, Mats Wilander, Boris Becker, Stefan Edberg, ma pure John McEnroe, un giovane Andre Agassi e un Jimmy Connors nella parte finale della carriera. Li ha battuti tutti, prima o dopo, sfruttando a suo vantaggio la forza altrui. In molti, perdendoci, uscivano dal campo frastornati, senza aver ben capito cosa fosse successo. In particolare gli svedesi, che stavano portando nel circuito il modello del picchiatore regolarista, lo videro come un incubo. Inclusi Mats Wilander (sotto 7-4 negli scontri diretti) e Stefan Edberg, che pure vinse 10 volte su 15 confronti.

Per uno che si ritira a soli 26 anni, lasciando un vuoto enorme nelle attese dei fan che si erano innamorati di lui, è ovvio andare a cercare dei possibili sostituti. Ci si provò, per un pezzo, ma si capì presto che l'impresa era sostanzialmente impossibile. Qualcuno vide certe sue caratteristiche nell'altro slovacco Karol Kucera, ottimo giocatore che arrivò a essere numero 6 al mondo, senza tuttavia stuzzicare la fantasia degli appassionati come era riuscito al connazionale. Proprio Kucera fu tra i protagonisti della finale di Davis persa dalla sua Nazionale contro la Croazia, nel 2005. Con Mecir in panchina come capitano.

Miloslav Senior ha avuto un figlio che è diventato a sua volta un professionista, Miloslav Junior. Impressionante la somiglianza fisica (soprattutto nei tratti del volto), troppo lontana la qualità del tennis, malgrado qualche lampo nei tornei minori. Così ancora oggi siamo tutti un po' orfani di un altro Gattone. Uno che riesca a far sembrare semplici le cose complesse, uno di quei 'secondi' che non si possono dimenticare.


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