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Il miracolo Finlandia? Merito (anche) di un italiano

Federico Ricci, coach di Emil Ruusuvuori, non è a Malaga per un'influenza. Ma col cuore è insieme al suo giocatore e al team finlandese che lotta per un posto in finale, e che in ogni caso è già nella storia. "Questo risultato - spiega - cambierà il movimento perché ci darà più risorse"

di | 24 novembre 2023

Nel miracolo Finlandia c'è una bella fetta di merito da riservare a un tecnico italiano. Lui è Federico Ricci, è emiliano di origine e milanese di adozione, ma dopo aver fatto un mezzo giro del mondo (con una importante e lunga esperienza negli States, alla Evert Academy) è diventato uno dei pilastri su cui si è costruita questa nuova generazione di talenti dei ghiacci. Federico - assente in Spagna per un'influenza - è il coach di Emiil Ruusuvuori, il numero 1 del team (69 Atp, con un best ranking di 37) che nel match contro il Canada non è potuto entrare in campo ma che contro l'Australia riprenderà il suo posto regolarmente, con Alex De Minaur come avversario (non impossibile) da affrontare.

“Oggi Emil dovrebbe rientrare – conferma Ricci – perché questi due giorni in più gli sono serviti per rimettersi in condizione. Quando è arrivato a Malaga non era messo bene a livello fisico, non era ancora pronto per competere a quel livello. Ha avuto parecchi problemi nella seconda metà della stagione e non si è allenato con continuità, anche perché non ha seguito certi consigli che gli avevamo dato. Si è ammalato un paio di volte con dei virus presi qua e là, poi ha cercato di recuperare, ma come sempre accade in questi casi se acceleri troppo il fisico si ribella. E ti dice: 'ma come, stavo male solo pochi giorni fa e adesso provi a farmi giocare?'. Era sempre in affanno: un dolore al gomito, uno alla spalla, uno alla schiena, tutti derivanti dal fatto che non si era allenato a sufficienza. Adesso per fortuna sta bene, con l'Australia dovrebbe esserci”. 

Il miracolo Finlandia, che tutto il mondo del tennis sta guardando con sorpresa e ammirazione, ha radici lontane. “Ovviamente è un lavoro che va avanti da tempo, iniziato almeno 10-12 anni fa, quando avevamo aperto l'Accademia con Nieminen, dove c'erano tanti tecnici stranieri assunti per cercare di cambiare la mentalità finlandese. Chiaramente questo è un ottimo risultato, ma i media finlandesi, che non sono molto esperti sul tema tennis, la guardano con la bandierina bianca e azzurra e ci ricamano un po' sopra. Se invece se ne parla con Jarkko (Nieminen, ndr) ed Emil (Ruusuvuori, ndr), sanno benissimo tutti che ci sono tante cose che sono andate nel verso giusto, già dal principio di questa cavalcata. Con l'Argentina, la monetina ha deciso che si giocava in Finlandia, mentre una trasferta in Sudamerica, magari su terra lenta, ci avrebbe visti quasi sicuramente battuti. Poi Emil si è ammalato agli Us Open, bastava che lui facesse una scelta più orientata per la sua carriera piuttosto che per la Davis, e a Spalato sarebbe finita diversamente. Sempre a Spalato, McDonald ha avuto match-point contro Virtanen e un punto solo andato in maniera diversa avrebbe cambiato le carte in tavola. Senza contare il fatto che abbiamo battuto il Canada C. Magari poi l'anno prossimo facciamo l'esordio in Perù, sul lento, e perdiamo subito. Insomma, avete capito...”.

Piedi per terra, dunque, ma del resto il rischio di volare con la fantasia non c'è mai stato. “Il fatto che a Malaga si giochi in condizioni abbastanza rapide esalta Virtanen, che lì sopra vale il doppio di quello che può dare in altri tornei. Anche giocare con il pubblico a favore lo esalta. E parlando di pubblico, da quelle parti la Finlandia gioca in casa, visto che la comunità scandinava di Fuengirola è nota come una delle più numerose al mondo. Ci sono dentisti finlandesi, scuole finlandesi, insomma è un pezzo di Finlandia nel cuore dell'Andalusia. L'ideale per avere una Davis 'in casa'”.

Con l'Australia il sogno potrebbe continuare? Perché no: “Virtanen ha un ego importante, è il tipico giocatore che sull'Arthur Ashe Stadium gioca meglio rispetto a quanto fa nel Challenger nascosto in capo al mondo. E Nieminen sta gestendo tutto senza problemi, considerato anche che due come Heliovaara e Ruusuvuori stanno sempre coi piedi per terra, per loro natura. A proposito di Heliovaara, averlo in doppio è una garanzia: è lui che decide con chi giocare. La cosa più difficile per il capitano è gestire le emozioni della gente intorno, perché non sono abituati a quello che sta accadendo. Sta facendo fatica a gestire i media, che dopo la sconfitta sono stati abbastanza brutali con Kaukovalta. Inoltre, la stampa finlandese sta puntando molto l'attenzione sullo stesso Nieminen: io ero con Jarkko quando superò Hewitt a Wimbledon nel 2015 (11-9 al quinto, ndr) e so quanto clamore suscitò quell'evento: ma ora si sente in imbarazzo perché questi giocatori non li ha certo creati lui”.

Ma cosa cambierà, il fatto di aver ottenuto un risultato del genere, per un movimento tutto sommato non così ricco come quello scandinavo? “Cambierà più che altro a livello economico, perché ci sono abbastanza soldi in palio se li compariamo al budget della federazione finlandese, soldi che daranno più possibilità alla federazione stessa e dunque ai ragazzi che cominciano il percorso da pro. Per il momento un paio di mosse giuste le hanno già fatte, poi vedremo in futuro. C'è stato un buco di 4-5 anni nel lavoro di alto livello, da quando abbiamo chiuso l'accademia e io mi sono dedicato solo a Emiil, ma adesso potrebbe essere il momento buono per ripartire”. 

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