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Musetti vede la top-10, parla Tartarini: “Ecco le chiavi per crescere ancora”

Lo storico coach di Lorenzo Musetti analizza i prossimi step per un ulteriore miglioramento del suo assistito. Dalla velocità al servizio per ottenere più punti diretti, alla rapidità di pensiero per vincere di più anche sul veloce, fino agli accorgimenti tattici per avvicinare i piedi alla linea di fondo. “Ma tutto – dice l’allenatore – passa dalla gestione dell’emotività”

di | 17 aprile 2025

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Coach Simone Tartarini con Lorenzo Musetti: il talento di Carrara si allena con lui fin da quando era bambino

Il ranking aggiornato dopo il Masters 1000 di Montecarlo dice che a Lorenzo Musetti mancano soli 15 punti per diventare il sesto italiano dalla nascita del circuito ATP a raggiungere la top-10. Ma la versione del tennista di Carrara vista nel Principato, così come in altre occasioni, suggerisce di guardare ancora più in alto. Perché il suo tennis, che da sempre miscela eleganza e qualità, si sta gradualmente impreziosendo degli altri elementi necessari per salire ancora. Quelli caratteriali si sono visti nelle ripetute rimonte completate al Country Club, mentre su quelli tecnico-tattici (ed emozionali) il lavoro con coach Simone Tartarini non si ferma mai. E continua a pagare, con settimane come quella di Montecarlo a fare da premio all’impegno.

Coach Tartarini, cosa lascia un torneo come quello di Montecarlo, in termini di conferme e spunti di lavoro?

“A me e Lorenzo non lascia nulla di particolarmente diverso dal solito. Con lui stiamo facendo un lavoro molto lungo, soprattutto impostato sull’aspetto caratteriale e di gestione dell’emotività. Tutti sappiamo che i suoi picchi di rendimento sono molto alti: quando gioca bene, il suo tennis è da top-10, top-5. L’ha dimostrato anche nel 2024 battendo due volte su due Zverev, tre volte su tre Fritz, e poi De Minaur. Le difficoltà arrivano quando tecnicamente o tatticamente c’è qualcosa che non funziona: fino a ora, in certi casi, Lorenzo ha spesso faticato a tenere la situazione emotiva sotto controllo. Questo lo faceva cadere in frustrazione e in passato ha condotto a sconfitte con giocatori di livello inferiore al suo. A Montecarlo, invece, malgrado sia spesso partito male faticando dal punto di vista tattico, è sempre riuscito a rimanere nella partita. È un passo avanti importante. Un giocatore non matura da un giorno all’altro, a maggior ragione uno come Lorenzo che tatticamente sa fare un sacco di cose, dunque ha bisogno di più tempo rispetto a giocatori dal tennis magari meno brillante, ma che risulta più efficace. Tuttavia, fra Miami e Montecarlo abbiamo raccolto varie indicazioni che ci dicono che, se nelle situazioni difficili riesce a rimanere aggrappato alla partita e a lottare, vince più incontri. Questo lo porterà ancora più in alto”.

I colpi di Lorenzo Musetti

I colpi di Lorenzo Musetti

Dunque la chiave per crescere ulteriormente è solo mentale?

“No, il lavoro è su tutti i fronti. Per esempio, nel corso dell’off-season abbiamo lavorato sul servizio, modificando la biomeccanica del gesto. La tipologia precedente gli procurava sempre problemi nel lancio di palla, mentre dopo gli accorgimenti presi la situazione è migliorata e continua a migliorare. Ci lavoreremo ulteriormente, perché Lorenzo fa ancora fatica a ottenere punti diretti col servizio e col primo colpo dopo il servizio, e questo lo obbliga a giocare più punti rispetto agli avversari. Sulla terra riesce a proporre un buon mix fra potenza e rotazioni, utilizzando bene slice e kick, mentre sul veloce avrebbe bisogno di qualche palla più veloce e ci stiamo lavorando. Per il resto, in generale ci stiamo concentrando maggiormente a livello tattico, verso l’obiettivo di avvicinare di più i piedi alla linea di fondo. Ma sempre partendo da lontano, perché Lorenzo gioca meglio quando riesce a tagliare il campo, mentre partendo da più vicino fatica. Ovviamente su campi più rapidi partire da molto lontano è impensabile, ma lavoriamo appunto sul fatto di tagliare maggiormente il campo, per andare a colpire più spesso la palla mentre sale”.

Musetti è un giocatore da grandi tornei, da grandi palcoscenici, da grandi avversari. Dove può compiere il salto per riuscire a esprimersi sempre allo stesso livello?

“È innegabile che a lui piacciano i grandi palcoscenici, ma non è che non gli vada di giocare su campi meno importanti o in tornei di minor prestigio. Non è un giocatore presuntuoso e anzi, a volte in campo dovrebbe esserlo di più. A oggi, e dico a oggi perché sono convinto che in futuro cambierà, il suo limite è relativo a un discorso di rendimento. In tornei meno importanti, magari, non riesce a trovare la stessa sicurezza che trova in altre situazioni. Ma se comincerà a capire che il suo tennis può funzionare anche nelle giornate no, la situazione migliorerà sempre di più. È una questione emotiva, di capacità di imparare a sentirsi più sicuro anche quando non tutto funziona al meglio. Il solo modo per migliorare le cose è imparare a stare nel confronto anche nelle situazioni più complicate”.

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Terra ed erba sono due superfici molto diverse fra loro, sulle quali il gioco cambia. Quello di Lorenzo, però, funziona ugualmente bene su entrambe. Come mai?

“Partiamo dal presupposto che Lorenzo è un giocatore molto tecnico, fra i più tecnici al mondo, perché sa fare davvero un sacco di cose. Dunque, teoricamente, chi ha un bagaglio più ampio ha maggiori possibilità di adattarsi a tutte le superfici. Secondo me, anche in questo caso si torna a un discorso emozionale, di sicurezze. Lui è nato sulla terra battuta e ha un tennis fatto ancora di situazioni tattiche e di costruzione del punto, che dunque ha maggiore efficacia sul rosso. Ma funziona anche sull’erba perché ormai è una superficie sulla quale si può scambiare regolarmente. La vera difficoltà, per Lorenzo, arriva sul veloce: si scambia meno e c’è la necessità di prendere rischi più rapidamente. Una situazione che lo mette in difficoltà, specialmente quando non è particolarmente in palla. È obbligato a scegliere subito, mentre lui preferirebbe una palla in più, un approccio più conservativo. Terra ed erba lo concedono, il cemento meno”.

Per questo, la percentuale di vittorie che su terra ed erba è vicina al 65%, sul cemento scende sotto il 50%?

“In parte sì, mentre in parte passa anche dal servizio. Deve migliorare ancora, in termini di continuità sulla velocità di palla. Spesso sul veloce si rifugia un po’ troppo nella soluzione in kick, quando il servizio potente offre maggiori garanzie. Come già detto, Lorenzo ha bisogno di ottenere più punti diretti, così da doverne giocare meno. Una situazione che a oggi lo penalizza un po’ rispetto a tanti avversari. Il suo miglioramento sul duro passerà da lì. Il resto è una questione di fiducia in se stesso: quando non si sente tranquillo in campo, la prima cosa che fa è indietreggiare. Una mossa che sui campi veloci non è permessa. Così come il suo approccio più conservativo nelle scelte non sempre paga: deve pensare e agire più velocemente. In questo è già migliorato tanto, come dimostrano delle ottime partite vinte sul duro, ma può migliorare ancora. Di sicuro, la crescita dipende molto di più dal servizio che dalla risposta: in quella è fra i primi 10 su tutte le superfici. Deve solo imparare a scegliere più velocemente, essere più aggressivo, subito propositivo senza aspettare una palla in più. La fiducia aiuta: in fondo è un discorso minimamente tecnico-tattico e molto più emozionale, di fiducia, relativo all’essere più tranquillo e consapevole”.

 

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