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Sono passati solo sette anni, ma sembra una vita fa, quando ci si sorprendeva di avere le chiamate elettroniche e di vedere il campo totalmente libero dai giudici di linea. Oggi quella idea, poi evolutasi nel tempo, è diventata realtà su quasi tutti i campi del circuito, Slam compresi. E non è l'unica, che proviene dal mondo Next Gen
16 dicembre 2024
Come è cambiato, il tennis, dal 2017 a oggi? E soprattutto, come le Next Gen ATP Finals hanno contribuito a cambiarlo? Non parliamo tanto di tecnica e tattica (per quanto la tecnologia e le nuove regole abbiano inciso pure su quello), quanto di approccio alla partita: da parte dei giocatori, dei coach, del pubblico.
Sono passati solo sette anni, ma sembra una vita fa, quando ci si sorprendeva di avere le chiamate elettroniche e di vedere il campo totalmente libero dai giudici di linea. Oggi quella idea, poi evolutasi nel tempo, è diventata realtà su quasi tutti i campi del circuito, Slam compresi.
LE CHIAMATE ELETTRONICHE
E allora partiamo proprio da qui, per capire quale sia stato l'impatto del progetto Next Gen sul Tour maggiore. C'era già (da tempo) l'occhio di falco, quando il torneo allora riservato agli Under 21 fece capolino nella stagione dei pro. Ma da qui a poter fare a meno dei linesman, il percorso pareva ancora piuttosto lungo. Invece a Milano (precisamente, alla Fiera di Rho) l'immagine fu nitida e allo stesso tempo di grande impatto: quel campo di singolare, senza i corridoi come il vecchio Masters, e soprattutto senza alcun giudice di linea. Con solo l'arbitro di sedia a prendere nota delle chiamate della macchina. È di quest'anno la notizia che Wimbledon, dal 2025, farà la stessa cosa, dopo che il sistema aveva ormai preso piede ovunque, sul rapido. E allora il cerchio si chiude: dal 2017 al 2025, otto anni per rendere normale ciò che allora era parso speciale.
LO SHOT CLOCK
Un'altra novità presente alle Next Gen dalla prima edizione e ormai entrata nel circuito stabilmente è quella dello shot clock. Fin lì, i giocatori avevano la possibilità di gestire il tempo tra un punto e l'altro in maniera più rilassata, ed era lasciata agli arbitri la discrezionalità di stabilire quando quel tempo poteva risultare eccessivo. Da quel torneo milanese, invece, le cose cambiarono, prendendo spunto da quanto accadeva nel basket: in questo caso con 25 secondi per tornare a servire. E lo shot clock impiegò davvero poco per farsi apprezzare nel Tour, a dispetto di giocatori non sempre felicissimi della situazione.
IL COACHING
Altra regola ormai sdoganata, nata – come concetto – nel novembre del 2017. Il coaching era già divenuto il segreto di Pulcinella da qualche tempo, e ormai era piuttosto chiaro a che punto si sarebbe arrivati. Tuttavia, ascoltare i dialoghi tra giocatori e coach durante le Finals Next Gen fu qualcosa di straniante da un lato, di estremamente utile e divertente dall'altro. Utile per i tennisti, ma soprattutto per il pubblico, decisamente più immerso nella competizione e nelle dinamiche del gioco rispetto a quanto accadeva in passato. Se adesso il Tour non è ancora a quel livello di apertura, è giunta comunque la possibilità per gli allenatori di dare suggerimenti quando vogliono, all'interno di un match. Senza microfoni e auricolari, ma direttamente dalla tribuna. Che poi in breve si possa pure arrivare a un qualche utilizzo della tecnologia, peraltro già apparsa in doppio, è qualcosa che pensano in molti.
Gli italiani alle Next Gen, la storia
IL NO-AD
Infine, il punteggio. Per adesso il sistema dei set ai sei (o sette) game è salvo, ma c'è comunque una regola che dalle Next Gen è entrata nel Tour, anche se solo per il doppio. Parliamo del 'no ad', quindi del punto decisivo sul 40-40. Aggiustata per le necessità dei doppisti, oggi è data per scontata, anche se nel singolare si prosegue coi classici vantaggi e con la necessità di due punti di distanza per vincere il game. In generale, tuttavia, è l'approccio 'Next Gen' ad avere fatto breccia, fino al punto di aver introdotto ovunque il tie-break, compresi i set decisivi di tutti gli Slam. Per questo, e per tutto il resto, quel torneo milanese del 2017 è stata una porta aperta su una piccola rivoluzione.
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