-
Atp

La lezione di Panichi: "Nole è geneticamente un fenomeno"

Fra coloro che sono giunti ad ascoltare la masterclass di Marco Panichi all'Oltrepò Tennis Academy di Codevilla ci sono diversi suoi colleghi. Segno evidente di quanto sia importante ascoltare i colleghi e mantenersi curiosi, per stare vicino ai grandi

05 dicembre 2023

Il dettaglio più interessante, quello che dice tutto, lo si trova tra il pubblico. Fra coloro che sono giunti ad ascoltare la masterclass di Marco Panichi all'Oltrepò Tennis Academy di Codevilla ci sono diversi suoi colleghi. Uno di loro è Dalibor Sirola, non esattamente l'ultimo arrivato. Anzi, uno che ugualmente lavora coi campioni e di masterclass ne può dare a sua volta quante ne vuole, come è accaduto nel Simposio internazionale al Foro Italico di Roma la scorsa estate. Il dettaglio conta perché dimostra ciò che sta alla base di un preparatore di successo, come di qualsiasi altra persona che, in ruoli diversi, voglia mettersi accanto a un giocatore professionista di alto livello: la capacità di imparare, senza stancarsi mai. Che significa pure avere coscienza del fatto di avere un foglio bianco di fronte ogni giorno, da riempire con nuove competenze per stare al passo coi tempi.

Tra chi ha interiorizzato perfettamente questo concetto c'è, appunto, Panichi. Che da sei anni ormai si prende cura del fisico del numero 1 del mondo. Oppure, in altre parole, del giocatore più vincente della storia del tennis, Novak Djokovic. Uno che – a 36 anni suonati – non vede il ritiro nemmeno all'orizzonte. “Il motivo? Ce n'è più d'uno – spiega Panichi – ma qualsiasi considerazione deve partire dal fatto che Nole è geneticamente un fenomeno. Uno in grado di fare tutto con semplicità e costanza, ma anche in grado di fare cose che ad altri sono precluse”.

Viene naturale fare un esempio pratico: sui campi duri, Djokovic ha quasi creato un nuovo modo di muoversi, con quelle scivolate che metterebbero a dura prova le articolazioni di chiunque, tranne che le sue. “Per questo – prosegue Panichi – non sempre si può copiare. Lui sa fino a dove si può spingere e dunque ha l'esperienza per capire cosa gli dice il suo corpo. Noi lo assecondiamo dandogli le armi per sviluppare ulteriormente queste capacità innate”.

Ascoltare Panichi è illuminante, per quello che dice ma pure per come lo dice. Altra capacità per nulla comune: saper stare davanti a un pubblico non necessariamente pronto a sostenere lezioni di alto livello e permettere a tutti di capire. Dote dei grandi comunicatori: “Nole è un campione esigente, vuole tanto da se stesso e di conseguenza chi gli sta attorno deve adeguarsi a queste ambizioni. E alla sua motivazione che è sempre molto alta, senza subire cali”. Un po' quello che sostiene anche coach Ivanisevic, con parole un pochino più colorite. Il concetto, ad ogni modo, è chiarissimo: per lavorare con Nole bisogna prepararsi a carichi di lavoro importanti, adeguati alle richieste di un datore di lavoro che non ammette un dettaglio fuori posto.

Oggi più che mai, il ruolo del preparatore è fondamentale nella carriera di ogni tennista. Per prolungarla, appunto, ma anche per poter mantenere una costanza di rendimento lunga la stagione. “Quando ho cominciato la mia carriera – spiega ancora Panichi – non era certo così. E infatti le carriere degli sportivi terminavano abbastanza in fretta, intorno ai 30 anni o persino prima. Adesso la situazione è diversa, e ci troviamo davanti a tante stelle che sono in grado di giocare il loro miglior tennis oltre quella soglia dei 30 anni. L'allungamento del periodo competitivo, inevitabilmente, ha influito anche sulla preparazione e sui metodi di allenamento. Ci dobbiamo preparare per una maratona e dunque fare bene attenzione a dosare i carichi di lavoro per fare sì che il fisico complessivamente non ne risenta. È stato un cambiamento di visione generale che però ormai oggi è dato per scontato. Così come è necessaria la figura del preparatore accanto al coach: due ruoli che devono restare distinti ma che si confrontano costantemente per il bene del giocatore”.

Ora è tempo di off season, che in realtà da qualche tempo si sta riducendo sempre di più. “Per noi e per i giocatori – chiude Panichi – ovviamente non è un bene. Parliamo di poche settimane a fine anno, che si accorciano ulteriormente se la propria Nazionale è impegnata anche nelle Finals di Davis. Parlando di Nole, senza toccare una racchetta ci sta poco, diciamo una settimana alla peggio. Ma in realtà qualche ora di gioco leggero può inserirla comunque. Il 10 dicembre ricominciamo gli allenamenti. Poi si va in Australia e riparte il Tour”. Verso l'ennesima stagione da protagonista, verso i 37 anni e verosimilmente verso nuovi primati da superare.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti