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Piatti e Sinner: parole, silenzi e tempi da professionisti

In tanti si chiedevano: possibile che due professionisti si lascino sotto il profilo lavorativo ma continuino a stimarsi reciprocamente senza compromettere il rapporto personale e tutto ciò che c'è stato in precedenza? Possibile, certo. Perché sono due professionisti, oltre che due persone intelligenti e per bene

28 novembre 2023

Per cominciare, dobbiamo per forza riportare – per intero – il post che Riccardo Piatti ha dedicato a Jannik Sinner dopo la straordinaria settimana dell'altoatesino nelle Nitto ATP Finals torinesi. È la premessa necessaria e così pure il nocciolo della questione. Eccolo qui.

In molti mi hanno chiesto un commento sulla partita di ieri di Jannik (la finale delle Nitto ATP Finals, domenica 19 novembre; ndr) e in generale sulla sua settimana alle Finals di Torino: giornalisti, amici, addetti ai lavori o semplici curiosi. Onde evitare fraintendimenti, preferisco affidarmi ai miei canali di comunicazione e rispondere a tutti da qui. 

Per prima cosa faccio pubblicamente i complimenti a Jannik (perché privatamente glieli ho già fatti) per questa bellissima settimana, ha giocato un ottimo torneo e un tennis di alto livello. Ci tengo anche a dire che la cosa non mi sorprende più di tanto, perché ho sempre creduto in lui e ho sempre saputo che Jannik era pronto per fare grandi cose, perché in questi anni ha sempre dimostrato una costante crescita, un’incredibile attitudine al lavoro e consistenza nei risultati e nel miglioramento. Non posso che essere felice per questa sua finale, perché come per ogni insegnante, di ogni fascia di età, è bello vedere i propri “allievi” eccellere e diventare grandi, sia fisicamente che sportivamente. La finale di ieri è sicuramente solo la prima di una lunga serie che vincerà e auguro a Jannik un grande in bocca al lupo per questo presente e per il futuro. Come ho sempre detto e sempre dirò “Forzaaaa e divertiti”.

Per concludere, ci tenevo anche a dirgli bravo per non aver ascoltato le inutili critiche ricevute durante la sua ultima mancata partecipazione alla Davis, circa il suo non attaccamento “alla maglia” e sul suo sentirsi o meno italiano. Critiche sterili che sono arrivate da persone non competenti e che non conoscono come fare la prestazione di alto livello.

Jannik, una settimana così alle Finals, i futuri Slam che vincerai e il ranking mondiale sono il miglior modo di dimostrare il tuo attaccamento all’Italia e di fare sentire tutti gli italiani orgogliosi di avere uno come te tra i migliori atleti al mondo.

Riccardo Piatti, uno dei tecnici italiani più apprezzati al mondo

Si tratta di un post che dice molto, in merito a una vicenda che all'epoca – parliamo di febbraio 2022, dunque quasi due anni fa – fece molto rumore e 'costrinse' tanti fra addetti ai lavori e appassionati a intervenire per commentare il fatto: il migliore allenatore italiano e il miglior talento italiano, cresciuti insieme, che decidono di separarsi. Cosa ci sarà mai, dietro a una decisione del genere? Quali 'non detti' si celano, al di là delle parole formali?

Ebbene, come spesso accade, la verità stava in qualcosa di molto più semplice. Qualcosa che era evidente nei fatti e che tuttavia la fervida immaginazione di chi – per natura o per mestiere – vuole vedere una complicazione si rifiutava persino di accettare. Possibile che due professionisti si lascino solo per motivi, appunto, professionali? Possibile che due professionisti si lascino perché, molto banalmente, non sono d'accordo su come effettuare un certo tipo di percorso? E soprattutto, possibile che due professionisti si lascino sotto il profilo lavorativo ma continuino a stimarsi reciprocamente senza compromettere il rapporto personale e tutto ciò che c'è stato in precedenza? Possibile, certo. E la risposta sta nella premessa: possono farlo perché sono due professionisti. Oltre che due persone intelligenti e per bene. Di buonsenso.

Riccardo Piatti, che (da tempo, ormai) non ha certo bisogno di ulteriori conferme per essere considerato tra i migliori allenatori di sempre (non in Italia, ma al mondo) è stato capace di prendere un ragazzino con tante ambizioni e tanta voglia di lavorare e portarlo fra i primi dieci al mondo. Un'impresa che è di entrambi, dunque, di Jannik come del coach comasco. Un viaggio lungo e meraviglioso che è un fatto, e che nessuna parola può cancellare e nessun commentatore può mettere in dubbio. All'epoca, Riccardo rispondeva sempre che il miglior pregio, nel talentuoso Sinner, era la disponibilità al lavoro. Una cosa ovvia, per loro, ma non così semplice da trovare in un bambino che ha tanti sogni nella testa e pure qualità non comuni per farli diventare realtà.

Ha sempre parlato il meno possibile, Piatti, in questi anni. Perché c'era troppo da lavorare e perché quel percorso cominciato da lontano non era giunto certo a un punto di approdo. Persino i primi 10 al mondo erano un passaggio, e l'allenatore lombardo lo ripeteva implicitamente quando – invece di commentare la classifica – ripeteva come un mantra il numero di partite di alto livello da disputare in una stagione. Una dopo l'altra, fino a costruirsi quella solidità necessaria per vincere i tornei che fanno la storia.

Sinner si allena sotto lo sguardo vigile di Piatti (foto Dell'Olivo)

Una volta conclusa la collaborazione, Riccardo non ha proprio più parlato (di Sinner). Ma era una forma di rispetto, per evitare di alimentare quella curiosità morbosa che si era creata, e in qualche modo evitare che eventuali dichiarazioni potessero essere strumentalizzate, destabilizzando l'uno e l'altro. Ancora una volta, buonsenso. Ora che le acque si sono calmate, i post del Piatti Tennis Center celebrano Jannik, come celebrano spesso e volentieri i campioni che da quel luogo così giovane, eppure già così prestigioso, sono passati per lasciare un segno nel tennis mondiale.

La storia di Sinner prosegue oggi con uno staff diverso, con Simone Vagnozzi, Umberto Ferrara, con il super coach Darren Cahill. E in ognuno di loro - come dimostrano i fatti e gli ulteriori grandi progressi di Jannik - ci sono tutta la professionalità, l'esperienza e l'ambizione necessaria per continuare il lavoro iniziato da Piatti. Al contempo, la storia precedente non si cancella e non ha senso darle oggi un significato diverso rispetto a quello che ha avuto mentre si stava sviluppando.

Quando la carriera di Jannik – fra tanti, tanti anni – sarà terminata, ricorderemo ognuno dei momenti della sua crescita dando il giusto peso a ogni situazione, a ogni gradino del percorso. Oggi dovremmo evitare di farci ingannare dalle emozioni del momento e dal desiderio – quanto mai esasperato nei nostri tempi – di commentare e giudicare tutto in tempo reale. Riccardo Piatti e Jannik Sinner, nei fatti, nelle parole ma soprattutto nei silenzi, ci insegnano come prendere il giusto tempo e riuscire a essere professionali, di fronte a dei professionisti.


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