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Raonic, prigioniero di un sogno

Lo sfortunato canadese dal gran servizio è stato fermo due anni per infortunio, e da quando è rientrato, pur a singhiozzo, non riesce a togliersi dalla pelle e dal cuore l’affetto del pubblico di casa. Perciò punta all’addio, nel 2025

di | 26 settembre 2024

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Un primo piano di Milos Raonic (foto Getty Images)

Le gambe l’hanno tradito ormai da tanto, sommando infortuni in serie che sono partiti dal tendine d’Achille e hanno sfaldato il gigante di 1.96 dal gran servizio. Ma, a 33 anni, Milos Raonic si ritrova sempre più prigioniero del suo sogno più bello, il tennis, che, nel 2016 l’ha portato in finale a Wimbledon e quindi al numero 6 del mondo. Forse sarebbe stato meglio se, quando si è riaffacciato sull’ATP Tour, avesse perso subito e nettamente.

Invece, l’anno scorso al rientro dopo due anni, sull’amata erba, dove può giocare su due colpi senza muoversi troppo, nel ripresentarsi dopo l’ultima partita del luglio 2021 ad Atlanta, ha superato a giugno un turno a Den Bosch e ha lottato contro Thompson, quindi a Wimbledon ha ceduto al secondo turno ancora con onore contro Paul e nel “1000” di casa Canada, a Toronto, ha battuto Tiafoe e Daniel  prima di cedere a McDonald, anche se poi per tutto il resto della stagione ha giocato e perso solo altri due match.

E quest’anno, dopo l’ennesimo stop e gli ennesimi ritiri (Australian Open, Rotterdam e Indian Wells) giocando appena qualche scampolo di partita, a giugno, sempre sul verde è tornato ad esaltarsi, a Den Bosch, ha eliminato Thompson e Bautista Agut prima di arrendersi a De Minaur, al Queen’s ha sconfitto Norrie lottando alla pari contro Fritz e quindi, stimolato dall’atmosfera olimpica, sulla terra di Parigi, ha ceduto solo dopo tre tie-break a Koepfer. Dopo di che è scomparso ancora dalla scena. 

Milos Raonic (Getty Images)

Milos Raonic (Getty Images)

ADRENALINA
Al di là delle sensazioni del campo, del gioco, delle emozioni, c’è il fattore-pubblico che tiene legato il potente figlio dell’ex Jugoslavia emigrato con la famiglia in Canada, di cui ha sposato la bandiera: “L’ovazione che ho ricevuto quando ho perso l’anno scorso a Toronto ce l’ho ancora nella pelle. E’ una delle cose più significative che mi porto dietro, una sensazione che parte dal rumore e mi arriva al cuore. E’ qualcosa di speciale che ti fa pensare che gli alti e bassi degli ultimi anni ne valgono la pena. Valgono anche di più. Perché ti trasmette quell’energia che non puoi quantificare, non puoi dargli un nome. Puoi semplicemente chiudere gli occhi e desiderare di ritrovarti nello stesso scenario più e più volte”.

Due anni lontano dallo sport attivo, fra palestra e riabilitazione, e poi il ritorno nel suo paradiso: “Ho cercato di godermi il più possibile ogni aspetto del torneo. Sono stato via per due anni, tanto, la gente non ha idea di quanto le cose possono cambiare in tanto tempo. Alla fine proprio questa parola, tempo, diventa parziale, lontana, non posso più dare risposte sul futuro”.

Chi si rivede: Milos Raonic torna e vince

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NORMALITA’
Per tornare almeno in parte l’atleta che era, Milos ha dovuto sopportare prove importanti: “Non solo non sono riuscito a colpire una sola palla per quasi un anno, ma non ho nemmeno potuto fare cardio. Di conseguenza, ho guadagnato peso. Ero molto più sedentario di quanto non fossi mai stato in vita mia. Quando ho iniziato di nuovo a muovermi, ho perso molto peso e molto rapidamente, 18 kg in quattro o cinque settimane. Bevevo solo acqua e mangiavo solo una bistecca al giorno, che cucinavo io stesso. All’inizio è stato davvero difficile, ma poi ti abitui”.

Il problema poi è che con tutta quella potenza e quella voglia di giocare, Raonic recupera in fretta un accettabile livello di gioco: “Le uniche due domande che contano sono: 1. Posso spingere il fisico per prepararmi come devo? 2. Riuscirò a mantenere questo livello atletico partita dopo partita, settimana dopo settimana?”. Domande complicate da affrontare per chi, quand’è stato fermo, aveva problemi anche solo a camminare normalmente: “I progressi erano così lenti che a volte riuscivo a farcela, e poi il giorno dopo non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. Non è che non riesco più ad avere una vita da atleta, semplicemente non riesco ad avere una vita normale, con sole attività quotidiane. Questa è probabilmente la cosa più difficile con cui convivere. Mentalmente ti esaurisce”, ha ricordato il tennista che detiene il record di più ace (47) in una partita al meglio di tre set.

Milos Raonic saluta il pubblico (foto Getty Images)

Milos Raonic saluta il pubblico (foto Getty Images)

BATTAGLIE
“Ci sono stati moltissimi momenti in cui ero a casa, sul divano, a guardare in TV tutti quei tornei che amavo giocare da tanti anni. Ma la maggior parte delle volte non mi divertivo davvero perché volevo essere lì, avrei voluto avere la possibilità di partecipare”, racconta lo sfortunato giocatore che si è aggiudicato 8 tornei ATP.

“Durante i due anni di stop, ho potuto scopriie tantissime cose nuove e apprezzarle. E ho capito che c'è vita dopo il tennis. E’ qualcosa che, in qualche modo, ti spaventa. Ho accettato il fatto che avrei ricostruito la mia vita e che avrei dovuto dipendere da qualcosa di diverso dal tennis”. Anche e proprio non riesce a scrivere la parola fine su questo importante capitolo della sua esistenza: “L’idea è continuare fino ai Canadian Open 2025, ma è molto lontana”. Tifiamo per lui, purché sia davvero felice così.

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