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Rod Laver punta su Shelton: "Vincerà degli Slam"

Risulta particolarmente interessante leggere le risposte della leggenda australiana alle domande che l'Atp gli ha fatto – tramite i tifosi coinvolti via social – durante la Laver Cup. Si parla di Shelton, di Tiafoe, della stessa Laver Cup e delle racchette di legno...

25 settembre 2023

Ottantacinque anni compiuti in agosto (un giorno dopo Federer), undici Major vinti ma soprattutto due Grand Slam completati, uno nel 1962, l'altro (ultimo della storia, sin qui) nel 1969. Rod Laver è una leggenda del nostro sport, al punto che quando Roger Federer e il suo manager decisero di dare vita a una copia tennistica della Ryder Cup, pensarono proprio al campione australiano per rappresentare al meglio la storia dello sport della racchetta.

Oggi Laver è ancora un assiduo frequentatore dei campi di tutto il mondo, nelle vesti di ambasciatore del tennis e – perché no – di dispensatore di consigli. Ecco perché è particolarmente interessante leggere le sue risposte alle domande che l'Atp gli ha fatto – tramite i tifosi coinvolti via social – durante la Laver Cup.

L'investitura per Ben Shelton

Per cominciare, Rod fa un nome e un cognome, mettendo probabilmente sull'interessato una certa dose di pressione. Il 'fortunato' si chiama Ben Shelton, è un figlio d'arte e ha vissuto il suo momento di popolarità (senz'altro non l'ultimo) agli Us Open, con una splendida cavalcata che lo ha portato fino alla semifinale. “Ben – ha scritto Laver – è un futuro vincitore di Slam: ha un gran servizio e dei fondamentali mancini che fanno male. In più, non fa nemmeno troppi errori gratuiti: se vede una chance, ci si butta”. Per il 20enne americano, oggi numero 19 Atp, un'investitura importante che rappresenta un motivo di orgoglio ma anche un bel peso da sopportare a partire dalla prossima stagione. Anche se il figlio di Bryan pare abbastanza corazzato e pronto per spingersi molto in alto, senza preoccuparsi eccessivamente di quello che dicono gli altri. Campioni inclusi. Accanto a Shelton, c'è un altro americano che secondo Laver potrebbe stupire tutti ai prossimi Australian Open, Frances Tiafoe: “Certamente è uno capace di arrivare in fondo, anche se ognuno dei top 10 in teoria può andare a Melbourne e prendersi la finale”.

Racchette diverse

Si entra poi nell'eterna discussione fra tennis del passato e del tennis del presente. Non è una sorpresa, in questo caso, che il vincitore di due Grand Slam metta in risalto la differenza nei materiali: “Le racchette – scrive – sono il cambiamento più importante. Giocare con il legno era bello, ma la potenza sulla palla dovevi generarla tu. E questo rendeva il gioco troppo difficile per gli appassionati. Per contro, le racchette fatte coi nuovi materiali hanno permesso una democratizzazione del tennis, rendendolo accessibile per le donne e per i loro figli”. In merito ai match giocati da Laver, invece, scopriamo quello che per l'australiano ha avuto il maggior valore: “Contro Ken Rosewall nelle WCT Finals del 1972: allora il tennis non aveva questa grande esposizione mediatica, ma dopo quel match i campi cominciarono a riempirsi”. Scopriamo pure che oggi 'The Rocket', pur non potendo più praticare tennis per via dei problemi alle anche e alle ginocchia, continua a fare sport: “Pratico molto di frequente il golf. Mentre al tennis ho dato tutto quello che avevo prima”.

Un nome, un mito

Infine si parla di quanto ormai quel marchio – Rod Laver – sia entrato nell'elenco dei miti contemporanei, certificato da stadi ed eventi (la Laver Cup appunto) che portano il suo nome. “Sono onorato che il centrale di Melbourne porti il mio nome – scrive l'australiano – così come sono onorato che Roger Federer mi abbia voluto dedicare la manifestazione che ha creato. È bello che avverta in questo modo tanto importante i risultati che ho raccolto in carriera. Per quanto riguarda la Laver Cup, ormai si tratta di un evento che ha trovato una sua stabilità, e certamente i giocatori sono consapevoli della sua importanza. Prima era un'idea, oggi è una realtà. I tennisti sentono la responsabilità di giocare per il loro team di appartenenza e mi pare diano tutto quello che hanno”. Forse anche perché in tribuna c'è lui che li guarda.

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