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Lorenzi, l'obiettivo del direttore: "Diventare il miglior 1000 al mondo"

“Mi piace questo ruolo – spiega il toscano – perché si tratta di mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili per esprimersi al meglio. Cercare quello che gli serve per dare il massimo nel periodo del torneo. Proviamo a migliorare ogni anno. Spero che Nadal torni nel 2025”

19 maggio 2024

Gli anni da giocatore (fino a raggiungere il numero 33 Atp), poi quelli di apprendistato come vice, a fianco di Sergio Palmieri. Infine, da quest'anno, il ruolo di direttore degli Internazionali BNL d'Italia. Paolo Lorenzi è stato tra i giocatori più intelligenti e più longevi della sua generazione, capace di evolvere come pochi, nel corso del cammino nel circuito. Una ricerca del costante progresso che adesso si sposta in altri ambiti, ugualmente delicati. Con un obiettivo chiaro in testa: fare di Roma un modello, il migliore dei Masters 1000.

“Mi piace questo ruolo – spiega il toscano quando ormai è chiaro di trovarsi di fronte alla realizzazione di un evento di successo – perché si tratta di mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili per esprimersi al meglio. Cercare quello che gli serve per dare il massimo nel periodo del torneo. Proviamo a migliorare ogni anno, cercando di essere il miglior Masters 1000 al mondo, scavalcando Indian Wells”.

L'introduzione degli Under 16, il ritorno del torneo Itf di wheelchair dopo 5 anni di assenza, sono solo due delle grandi novità: come è andato l'esperimento? “L'obiettivo era di aggiungere qualcosa al programma della seconda settimana. Siamo sempre molto attenti ai giovani e gli Under 16 sono importanti nell'ottica di continuare questo percorso di crescita del movimento, alla ricerca di campioni di domani. Allo stesso modo, il tennis in carrozzina è in costante evoluzione e qui a Roma sono arrivati i migliori giocatori del mondo. Si tratta di una disciplina spettacolare, con atleti fenomenali, che merita un palcoscenico importante”.

Il torneo femminile ha vissuto la migliore finale possibile. Nel complesso, come è andato? “Forse in singolare ci si poteva attendere qualcosa in più dalle italiane, da Jasmine Paolini soprattutto. Ma Swiatek e Sabalenka in finale sono il meglio che ci si possa aspettare oggi da un torneo Wta. E il doppio Errani/Paolini ha comunque mantenuto accesi i riflettori sul tennis azzurro fino alla fine. Una bella emozione e una speranza importante in chiave olimpica”.

Il torneo maschile ricco di sorprese, con finale inedita: la sua impressione? “C'è un cambio generazionale in corso. Lo abbiamo vissuto 20 anni fa e lo viviamo ora. Nell'ultimo periodo, a parte Sinner e Alcaraz, per gli altri c'è un grande equilibrio e poca costanza: quando stanno bene sono molto competitivi, ma passano diverse settimane in cui non raggiungono i risultati sperati. Magari usciranno altri giovani, ma non avranno la continuità dell'esperienza, inevitabilmente. E comunque siamo stati abituati male: Federer, Nadal e Djokovic giocavano quasi sempre e quando giocavano vincevano. Così ci siamo disabituati alle sorprese, ed è un peccato. Ora sembra che se c'è una sorpresa il torneo sia stato meno forte del solito. La realtà è che il futuro sarà molto più incerto”.

Il torneo su due settimane ha ricevuto consensi e sollevato domande. “Prima di tutto va detto che c'è stata una richiesta specifica dei giocatori. Si tratta anche di abituarsi. Chi fa finale a Madrid rischia di giocare il sabato successivo a Roma, quindi passa una settimana di riposo. L'obiettivo è dare maggiore riposo a tutti ed evitare infortuni. Ogni volta, quando c'è un cambiamento, ci vuole tempo per assimilarlo”.

Il grande afflusso di pubblico ha fatto pensare a ulteriori miglioramenti del site. “Ma è un fatto positivo: dobbiamo fare in modo di permettere a più persone possibile di vedere i match. Magari ingradendo i campi dove possibile. Con la kids area, inoltre, abbiamo fatto il pieno di bambini. Oggi il tennis lo vogliono vedere tutti. I giocatori sono molto contenti del torneo e degli spazi, apprezzano lo spazio delle piscine e il ponte del Centrale. Il prossimo anno svilupperemo nuove idee”.

Nadal, al 98 per cento, era all'ultimo anno a Roma, almeno stando alle sue parole. “Lui non ha mai detto che sarebbe stata la sua ultima presenza qui a Roma. Credo che nella sua testa ci sia la voglia del ritorno nel 2025 a Monte-Carlo e anche da noi. Ma dipenderà da come andranno i prossimi tornei. È un Nadal migliore rispetto a Madrid, vedremo a Parigi. Djokovic? I dubbi erano nati con la sconfitta in finale a Wimbledon. Poi è arrivata quella con Sinner in Davis, poi le altre. Sono due situazioni diverse. Ma sono curioso di vedere come evolveranno, se entrambi hanno ancora qualche asso nella manica da giocarsi”.

L'effetto Sinner ha trascinato in avvio, poi l'Italia ha scoperto tutti gli altri azzurri e giocatori meno noti. “Mi pare normale che ci sia particolare attenzione su un campione del genere. Ma non dimentichiamo che la gente viene per il torneo, per vedere tutti. Tanto che per Jarry-Paul c'è stata parecchia gente che ha comprato i biglietti all'ultimo, facendo registrare il tutto esaurito. Significa che al di là dei grandi nomi, c'è in ogni caso una cultura sportiva di base che permette di comprendere il valore delle partite, anche oltre i più conosciuti”.

"Per quanto riguarda gli azzurri presenti, da Darderi a Cobolli, da Arnaldi a Nardi, tutti hanno giocato bene. Ma è normale che quando hai uno così forte, gli altri facciano fatica a imporsi sui media. In realtà poi non è nemmeno troppo così: la gente li riconosce e li sostiene tutti. Si tratta di un risultato di squadra che è nato 20 anni fa, quando si è costruito il circuito Challenger italiano che ha permesso ai nostri di giocare vicino a casa. Ora dobbiamo andare avanti su questa strada, senza perdere attenzione sulla base, per costruire anche i campioni di domani e un futuro che sia uguale o migliore del presente".

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