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Holger Vitus, il terzo scomodo mangia-allenatori

Considerato da molti come il futuro componente dei nuovi Big 3 - con Carlos Alcaraz e Jannik Sinner - fin qui Holger Rune appare molto distratto dalla scelta di coloro che dovrebbero essere le sue guide. Con un carattere non facile e una madre onnipresente, per i prossimi coach la sfida non sarà comodissima

di | 09 febbraio 2024

Passava – e in fondo passa ancora – per essere il terzo dei futuri Big 3, insieme a Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Fin qui, tuttavia, Holger Rune si sta costruendo prima di tutto la fama di terzo incomodo. Non tanto per i colleghi, quanto per gli allenatori. Le ultime notizie in questo senso non fanno che confermare la teoria: questa settimana il mite Holger Vitus ha dato il benservito a Boris Becker (o è stato il contrario, ma la sostanza non cambia), dopo che pochi giorni addietro aveva sospeso la collaborazione con Severin Luthi. Ora, prima di andare avanti è bene ricordare chi sono questi due, considerato che non si tratta esattamente di parvenu. Boris Becker non ha certo bisogno di presentazioni da giocatore, ma pure da coach le sue soddisfazioni se le è tolte eccome: dal 2014 al 2016 si è seduto all'angolo di Novak Djokovic e con il serbo ha vinto sei Slam. Not too bad, insomma, anche se qualcuno potrebbe obiettare che con uno come Nole è tutto troppo semplice. 

Per questo, la sfida di allenare una 'testa calda' come Rune pareva intrigante. Sfida che invece è naufragata dopo pochi mesi, fra tante belle parole e sostanzialmente nessun risultato. Per quanto riguarda Luthi, meno popolare di Becker ma più vincente da coach, lo svizzero ha passato quasi tutta la carriera da allenatore ombra di Roger Federer. A cui ha lasciato sempre tutti gli spazi (anche mediatici) prendendo di certo meno meriti di quelli che aveva. Insomma, i licenziamenti (perché poi alla fine di questo si tratta) di Boris e Severin hanno fatto rumore, nel piccolo mondo del tennis di vertice, tra frasi di circostanza (“non era il momento”, “non posso dedicare abbastanza tempo al progetto”) e una velata ipocrisia. E adesso, Rune?

Con 'The Coach' Mouratoglou che va e viene (ma ormai pare fuori dal giro pure lui, come racconta la frase di Rune: “Non ingaggio persone solo per vederle sedute lì senza fare nulla”), adesso c'è che persino l'onnipresente mamma Aneke, manager e tuttofare dell'impresa di famiglia, pare decisa a fare un passo indietro. Forse resasi conto che il pargolo (20 anni) deve crescere con le proprie forze, lo ha messo nelle mani di IMG, anche se non è chiaro il confine di questa mezza ritirata. Detto che non si può ritirare dal ruolo di madre, la sensazione è che anche i prossimi coach dovranno trovarsi ad avere a che fare con lei. 

Al di là di mamma, la storia di Rune è già abbastanza tormentata e vivace, per un ragazzo nato nel 2003 e già numero 7 al mondo, con un best al numero 4 svariati milioni di dollari incassati tra premi dei tornei e contratti con gli sponsor. A pochi sta simpatico, Holger Vitus, tanto tra il pubblico quanto fra i colleghi. Fin da quando giocava i Challenger (ne ha vinti cinque, quattro in Italia e uno a San Marino), Rune trovava spesso modo di battibeccare con avversari e arbitri, ma a quella che pareva una sorta di attitudine naturale si è poi aggiunta anche una dose di malizia. Così, un talento che in realtà potrebbe (e dovrebbe) contare solamente sul proprio tennis per sfondare, spesso si è perso in atteggiamenti discutibili che gli hanno attirato parecchie critiche, forse a volte eccessive ma di sicuro nella sostanza inevitabili.

Perché quando arrivi così in alto, così in fretta, prendendoti un ruolo da futuro Big 3 del tennis mondiale, devi sapere che tutti i riflettori sono puntati su di te. Sotto questo aspetto, peraltro, Rune pare persino starci a proprio agio: di certo non è uno che teme la pressione, anzi la sfrutta a proprio favore quando in campo le cose non girano proprio nel verso giusto. Jannik Sinner probabilmente ricorda ancora oggi molto nitidamente come ha perso la semifinale di Monte-Carlo dello scorso anno, con il danese capace di rimontare e vincere un match che pareva perso. Ma da quel momento in poi Jannik ha continuato a lavorare a testa bassa puntando sul proprio tennis, senza mettere in dubbio le proprie scelte. Mentre Holger – che a onor del vero ha patito anche problemi fisici, in modo particolare alla schiena – ha cominciato a tirare in ballo un po' tutto il contorno, per giustificare prestazioni non all'altezza della sua fama. 

Fama, è bene dirlo, certificata dai risultati ma pure auto-alimentata, fin da quando il teen-ager Rune pronunciò quella famosa frase sul record parigino di Rafael Nadal, dicendo di essere pronto a batterlo. Una fama che evidentemente ha fruttato anche in termini di pubblicità verso gli organizzatori, considerato che, nell'ormai famosa esibizione '6 Kings Slam', l'unico invitato al grande ballo senza essere ancora divenuto un re è proprio lui.

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