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Dopo un deludente fine stagione 2024, quest’anno Alcaraz ha vinto solo uno dei 4 tornei che ha giocato, il meno importante, a Rotterdam. Evidenziando i soliti limiti di concentrazione e di continuità. Che tensione avrà a Miami sulla via delle prove sulla terra rossa?
di Vincenzo Martucci | 19 marzo 2025
Salvate il soldato Carlos. Sembra strano, suona sbagliato, ma è lui, Alcaraz, il numero 1 più precoce, il campione di 4 Slam a 21 anni appena, ancora numero 3 e rivale di Jannik Sinner per il primato nella classifica mondiale e nei tornei più importanti ancor più del numero 2, Sascha Zverev. Possibile?
LIVELLI DIVERSI
Il problema dei campioni straordinari come l’erede di Rafa Nadal sta nelle ambizioni, nel livello di obiettivi, che sono posizionati e soprattutto valutati in maniera totalmente diversa dai comuni mortali. Al punto di trasfigurare la sicurezza e la visione di tutta la propria esistenza da parte dei soggetti particolarmente dotati, ma anche infinitamente esigenti soprattutto verso se stessi. Per cui, soprattutto a fronte di un malessere psicologico, possono scatenare terrificanti crisi di fiducia e crisi talmente drammatiche da non guarire senza interventi, o meglio eventi, eccezionali, leggasi guru, coach, amori e vittorie di grandissimo livello. Perciò, se la stasi di Zverev e il refuso di Djokovic hanno un perché ben preciso e motivato, che parte dai limiti fisici, se le frenate intermittenti della generazione di mezzo (Fritz, Tsitsipas, Rublev e compagnia) sono caratterizzate da limiti di personalità, di motivazioni e di tecnica pura. Il momento di Carlitos Alcaraz, non all’altezza dei propri standard dalla finale di Wimbledon in qua, è molto più grave perché nasconde la sua spiegazione nelle pieghe dell’io più profondo del fantastico agonista spagnolo.
BATOSTE INDIGESTE
Dopo la famosa finale dei Championships, peraltro la seconda consecutiva contro Nole I di Serbia, Carlitos sembrava lanciassimo verso chissà quali allori, invece si è fermato quasi di botto, fors’anche impressionato dall’incedere invece fin troppo sicuro di Sinner. Lo spagnolo ha soprattutto ha accusato due sconfitte troppo dolorose per il morale: sempre contro il Campione di gomma primatista di 24 urrà Slam sotto il traguardo di Parigi olimpica e nel secondo turno degli US Open andando nel panico in appena tre set contro Van de Zandschulp.
Due batoste che non ha di certo compensato superando il nuovo numero 1 del mondo italiano nella finale di Pechino. E, pur cambiando movimento al servizio e potenziando la racchetta, non ha rafforzato abbastanza le sue certezze per tuffarsi con nuovo vigore nella stagione 2025.
CRITICHE AMICHE
Dopo tre mesi di generose interpretazioni, l’El Espanol che puntava sul tris consecutivo del murciano a Indian Wells per equipararlo una volta di più ai due primatisti del torneo, Federer e Djokovic (con 6 titoli), dopo il ko in semifinale contro Jack Draper per 6-1 0-6 6-4, ha puntato invece il dito senza mezzi termini contro l’allievo di Juan Carlos Ferrero. Definendo il livello del giocatore “preoccupante” e individuando nella discontinuità il limite più evidente del campione, dotatissimo di fisico e tecnica, ma che nel corso dei game, dei set, dei match e comunque di torneo in torneo si concede pause inquietanti per sé ed estremamente confortanti per gli avversari. In generale, anche gli altri media internazionali, avevano perdonato i vistosi cali di concentrazione di Alcaraz con la difficoltà per chi, come già Roger Federer ad inizio carriera, dispone di troppe frecce al proprio arco e quindi non sempre sceglie quella giusta. Dopo aver sposato la tesi assolutoria dell’inesperienza, i media di casa Spagna, abituati male da quel mostro di Nadal, sono passati alla tesi assolutoria dell’animo ancora e forse perennemente fanciullesco di Carlitos che ha intimamente bisogno di accontentare il proprio senso del bello e dello spettacolo, cercando di regalare sempre qualcosina in più anche al pubblico. Un caballero di quelli nobili di un altro tempo, insomma.
PARAGONE SINNER
Bello, bellissimo, eticamente parlando, il campione Alcaraz mal si adatta però alla figura, ai canoni, alle ambizioni e quindi al rendimento costante, d’alto livello. Soprattutto quando l’antagonista principale risponde al nome e alle prestazioni di Jannik Sinner. Che, proprio nella gestione delle situazioni ha l’architrave del suo straordinario potere sul tennis mondiale. Superiorità che, paradossalmente, spicca ancor di più nel momento in cui manca dalle gare per tre mesi.
Del resto, i media spagnoli non si intendono benissimo con le spiegazioni del nuovo fenomeno del tennis spagnolo e ancor meno con la sua attitudine che sembra superficiale, quando spiega candidamente che anche lui avrebbe voluto rivincere in California, ma che non si possono vincere tutte le partite e che comunque si gioca troppo e così fisico e testa non sempre rispondono come dovrebbero sotto le grandi pressioni dello sport professionistico. Anche perché poi lo stesso Carlitos non si tira indietro di certo quando si tratta di partecipare a ricche esibizioni pur ben lontane da casa. I critici analizzano i fatti e sottolineano come nei tornei stagionali, il primo Slam agli Australian Open, il 500 di Rotterdam, quello di Doha e il 1000 di Indian Wells, ha vinto solo l’appuntamento in Olanda. Deludendo fortemente nei quarti di Melbourne contro Djokovic, rivale che Alcaraz ha battuto per primo a New York come a Wimbledon, ma che Sinner ultimamente sta battendo sistematicamente. E proprio in chiave paragoni con il Profeta dai capelli rossi, si rileva come le sconfitte, anche l’ultima contro Draper, siano dettate soprattutto dalla insufficiente tenuta dei nervi. Prima ancora che fisica.
PRESSIONE ENORME
Dalla Spagna invitano chiaramente Carlitos a cambiare quanto prima i chip per la delicata e sfibrante stagione sulla terra rossa europea, dove parte da favorito, e deve arrivare pronto a puntino, e in fiducia, il 25 maggio al Roland Garros, da campione in carica. Ma proprio in questa prospettiva quanto sarà forte la pressione Anche se la pressione che attende Carlos già questa settimana a Miami nel secondo Masters 100 sul cemento nordamericano? Fra l’altro, per lui, è un torneo meno amato e vincente di Indian Wells, dove 12 mesi fa è uscito di scena nei quarti contro Dimitrov e 24 mesi fa si era arreso in semifinale a Sinner. Forse perché le condizioni sono troppo veloci per lui, forse perché mentalmente tira già inconsciamente il freno proprio in vista della imminente stagione sul rosso. Con che spirito affronterà questo ostacolo sapendo che l’unica possibilità che ha di superare Sinner al numero 1 è di vincere tutto: Miami, Montecarlo, Barcellona e Madrid?
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