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L'erba è servita: come i grandi battitori sfruttano i prati

Il tennis si è evoluto e così pure sono cambiate le superfici, erba inclusa. Oggi i 'giocatori universali' picchiano allo stesso modo un po' ovunque, a prescindere da ciò che hanno sotto i piedi. Ma qualcuno che sui prati può ancora fare la differenza c'è eccome

di | 13 giugno 2024

Una volta c'erano i servizi da erba. Non necessariamente i più veloci, ma quelli che sui prati diventavano imprendibili per varietà, piazzamento, rotazione. O perché propedeutici a una discesa a rete con tanto di volèe definitiva. Pensiamo a Stefan Edberg, a Tim Henman, oppure a uno che ha vinto molto meno ma che – in battuta – era temuto da tutti: Wayne Arthurs. La domanda dunque è d'obbligo: questi servizi ad hoc per il verde, oggi, esistono ancora?

Di primo acchito verrebbe da dire di no. Perché il tennis si è evoluto e così pure sono cambiate le superfici, erba inclusa. Oggi i 'giocatori universali' picchiano allo stesso modo un po' ovunque, a prescindere da ciò che hanno sotto i piedi. Ma qualcuno che sui prati può ancora fare la differenza c'è eccome. Un nome conosciuto? Matteo Berrettini. Il quale – statistiche alla mano – è undicesimo nel rendimento con la prima di servizio sull'erba, ma che è appena due gradini più sotto nel ranking allargato a ogni epoca. Significa che il romano – finalista a Wimbledon appena 3 anni fa, sempre bene ricordarlo – rimane davanti a personaggi come Djokovic e Nadal, ma pure come Krajicek e Stich, per citare altri due che i Championships li hanno vinti. Matteo sull'erba serve meglio che altrove perché la superficie paga. Ma anche perché ormai il romano sa bene come approcciarsi al colpo di inizio gioco, anche senza per forza renderlo definitivo.

Un altro che sui prati sa cosa fare è Hubert Hurkacz, non a caso semifinalista a Wimbledon e mai oltre i quarti negli altri Slam. Sempre parlando di statistiche, Hubi è in vetta al rendimento all surface, ma il distacco sugli inseguitori aumenta sul verde. Dove il polacco trova un sontuoso 81% di punti vinti sulla prima, il 95% di game di battuta portati a casa e una media di 19 ace a partita.

Altri servizi interessanti sull'erba? Christopher Eubanks (che però ha problemi negli altri colpi), Lloyd Harris, Jan-Lennard Struff. Ma soprattutto Milos Raonic. Il canadese, pure lui finalista di Wimbledon (nel 2016, perse da Andy Murray) avrà sì 33 anni, sarà sì 197 al mondo, ma se ha voglia di insistere sui prati può sempre essere un cliente complicato da affrontare. Laddove non serve la stessa condizione fisica che su altre superfici, sono i colpi di inizio gioco a fare la differenza, e in questo il canadese rimane un campione. Non solo per velocità di braccio, ma anche per capacità di variare e di prendere la rete.

Poi ci sono quelli che ancora devono imparare, pur avendo tutti i mezzi per diventare avversari duri sui prati. Uno di loro è certamente Ben Shelton. Papà Bryan sull'erba ci sapeva giocare eccome, vinse due volte a Newport e arrivò negli ottavi a Wimbledon. E chissà che qualche segreto non passi di padre in figlio, visto che il 'materiale' su cui lavorare è già di straordinario livello. Il servizio di Ben è già letale un po' ovunque, ma sul verde potrebbe diventare davvero decisivo, a patto che l'americano sappia riconoscere i momenti del match e riesca a dosare un entusiasmo a volte straripante.

In tema di servizi non si può non citare un altro americano, Taylor Fritz, il quale su questa superficie specifica sembra avere importanti margini di progresso. Il 26enne yankee ha trionfato due volte a Eastbourne ma a Wimbledon ha un bilancio in chiaroscuro, tra prestazioni incoraggianti (i quarti del 2022) e troppe delusioni. A dimostrazione che non basta tirare forte per vincere a Church Road.

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