-
Atp

Shang e la Cina: siamo alle porte di una rivoluzione?

Per capire Shang bisogna pure fare lo sforzo di capire un po' meglio la Cina. Che è diversa dal mondo in cui il tennis si è sviluppato. Se dovesse andare in porto l'impresa (parliamo di top 10), allora il tennis cinese potrebbe cambiare volto, e così potrebbe cambiare pure la geografia del tennis mondiale

di | 10 gennaio 2024

L'Australian Open scoppia di salute e non ha bisogno di nuove attrattive per registrare il sold out. Ma proviamo un momento a pensare a cosa potrebbe accadere se da un momento all'altro, in Cina, scoppiasse la tennis-mania. E non quella – tutto sommato in formato ridotto – che si manifestò negli anni dei trionfi di Li Na, numero 2 del mondo e vincitrice di 2 Slam. No, una tennis-mania del tipo di quella che stiamo vivendo ora in Italia, spinta da Jannik Sinner e compagni.

Ecco, in quel caso l'Australian Open (che veniva chiamato lo Slam dell'Asia Pacifico) avrebbe bisogno di raddoppiare le strutture, per contenere tutte le richieste. Consideriamo che la Cina – pur avendo perso il titolo di Paese più popoloso al mondo in favore dell'India – conta pur sempre su circa un miliardo e 400 milioni di persone. Un miliardo e 400 milioni che oggi il tennis lo conoscono poco e male, rivolgendo le loro attenzioni quasi completamente al tennis tavolo. Ma che presto potrebbero trovare un nuovo idolo da venerare, con una racchetta un po' più grande.

Lui si chiama Shang Juncheng, lo chiamano 'Jerry' (Sì, per via di Tom e Jerry...) ed è già stato numero 1 al mondo a livello Under 18. Ma negli ultimi tempi il ragazzo, ex pupillo di Marcelo Rios, è sbocciato e oggi non è più un oggetto semi-sconosciuto. Anzi. A 18 anni, è numero 142 Atp, ha iniziato la stagione con una splendida semifinale a Hong Kong e si preannuncia come prossima vera star del circuito. Non presenza folcloristica dunque, bensì capace di puntare ai bersagli più prestigiosi.

Del resto 'Jerry', oggi, è già numero 3 di Cina (dietro all'unico top 100, Zhang, e al numero 122 Wu), ma soprattutto è il migliore al mondo sotto ai 19 anni di età. Lo seguono Mensik, Prizmic, Debru, Blockx, Landaluce e via dicendo. Mentre se prendiamo in considerazione gli Under 20, ossia quelli che si giocheranno la presenza alle Next Gen Atp Finals di Jeddah, Shang è collocato al numero 4, alle spalle solamente di Fils, Van Assche e Michelsen.

Ma può, o meglio potrebbe, un solo giocatore, cambiare il destino tennistico di un Paese che è quasi un continente? Sì, sarebbe non soltanto possibile ma anche probabile, perché la società cinese ha particolarmente bisogno di leader, in ogni settore. Di qualcuno che indichi la strada. I trionfi di Li Na, una decina di anni addietro, furono seguiti con una certa curiosità ma anche con distacco dalla maggior parte della popolazione. Eppure, provocarono un boom del tennis femminile, con tante richieste di accesso alle scuole, che tuttavia permanevano (come del resto sono ancora oggi) molto care e certamente non alla portata di tutti.

Quello che potrebbe fare Shang è un ulteriore passo, forse un miracolo: far diventare il tennis davvero popolare nel Paese del Dragone, che quell'invenzione anglosassone non l'ha mai davvero del tutto digerita. Proprio di recente, la Cina ha trovato il suo primo top 100, Zhizhen Zhang, ma nemmeno questo è bastato per scaldare i cuori. Professionista degnissimo e con margini di progresso, Zhang è 53 Atp ma non è un ragazzino, e a 27 anni è difficile che si possa portare con sé dei sogni di gloria assoluta.

Shang, invece, riassume tutte le caratteristiche che servono: è giovane, è forte, è cinese fino al midollo anche se poi per farsi tennista professionista ha dovuto prendere altre strade, finendo in America, a Bradenton. Figlio dell'ex calciatore Shang Yi e dell'ex giocatrice di tennistavolo Wu Na, anche il background sportivo della sua famiglia lo colloca nella posizione ideale per non perdersi di fronte ai primi squilli di tromba, che inevitabilmente stanno arrivando da più parti. “Mamma e papà – ha spiegato il 18enne a un'emittente del suo Paese – sono i miei primi supporter e mi hanno fatto diventare un ragazzo di valore, passo dopo passo. Non è solo questione di giocare bene a tennis e fare risultati: per noi, in famiglia, è questione di diventare persone migliori attraverso lo sport. Questo è l'insegnamento dei miei genitori”. Anche se Dante Bottini, il coach che lo ha seguito, ha pure rimarcato la presenza costante di papà a bordo campo: “Cosa non sempre facile da gestire per un allenatore”.

Il punto è che per capire Shang bisogna pure fare lo sforzo di capire un po' meglio la Cina. Che è diversa dal mondo in cui il tennis si è sviluppato. Laggiù prima hanno costruito strutture all'avanguardia e impianti da record, hanno organizzato tornei e hanno messo in piedi scuole di livello altissimo, puntando – quasi sempre – su coach occidentali che il tennis lo conoscevano certamente meglio dei locali. Ma adesso sono all'ultimo step, quello della ricerca del campione. Mai come con Jerry Shang ci sono arrivati così vicini: se dovesse andare in porto l'impresa (parliamo di top 10), allora il tennis cinese potrebbe cambiare volto, e così potrebbe cambiare pure la geografia del tennis mondiale. Dovesse andare male, forse, potrebbe essere una sorta di pietra tombale sulle ambizioni della racchetta da quelle parti. Un'ipotesi che tuttavia la famiglia Shang non sta nemmeno prendendo in considerazione.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti