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Jannik Sinner, dopo la sospensione di 3 mesi, tornerà in gara sulla terra battuta di Roma. Con gli Internazionali BNL d'Italia e poi Parigi nel mirino. Quali sono le sue chance, e soprattutto, con che preparazione arriverà l'altoatesino all'appuntamento sul rosso?
di Cristian Sonzogni | 20 febbraio 2025
Tre mesi di sospensione dal Tour, con la grande incognita degli allenamenti (dove, ma soprattutto, con chi?). Poi, il ritorno: subito Roma, Internazionali BNL d'Italia, quindi il Roland Garros. Il 2025 sarà un anno anomalo, a dir poco, per Jannik Sinner, che è reduce dal trionfo agli Australian Open – terzo Slam in carriera – ed è imbattuto da 18 partite nel circuito Atp, 21 considerando la Davis.
L'anomalia sta non solo in questi 90 giorni di assenza forzata, ma pure dal tipo di preparazione con cui l'attuale numero 1 del mondo arriverà alla stagione per lui teoricamente più ostica, quella della terra appunto.
Riassunto delle puntate precedenti: Jannik sul rosso ci è nato, innanzitutto, e questo fa già una certa differenza nel momento in cui si parla di rapporto con una superficie. La terra per lui non è mai stata qualcosa di sconosciuto o di nemico, tutt'altro. Tanto è vero che proprio sul mattone tritato è giunto il primo acuto Slam, il quarto di finale nel Roland Garros autunnale del 2020.
Persino lo scorso anno, già con in testa quella vicenda clostebol che all'epoca era ben lontana dalla sua conclusione, riuscì comunque a trovare la forza e la lucidità necessarie per approdare in semifinale, mettendo a dura prova Carlos Alcaraz. La storia non si fa con i 'se' ed è difficile capire quale sarebbe stato il margine di crescita di un Sinner libero da pensieri negativi, ma il modo in cui andò quell'incontro lascia ancora qualche rimpianto.
Sinner e la terra, la storia
Dal prossimo maggio, potremmo avere una vera controprova, sul reale valore di Sinner al di fuori dei terreni più rapidi, dove ha dimostrato di essere – ampiamente – il più forte del pianeta. Questa sospensione permetterà a Jannik di programmare con largo anticipo la preparazione per il rosso, cosa che in passato non è stata possibile, vista la lunga parentesi sul cemento americano, con i Mille di Indian Wells e Miami che rappresentavano due importanti riserve di caccia. Dall'altro lato, ci sono diverse incognite in merito a questi 90 giorni così anomali.
Incognita numero 1: lo stato mentale, fiducia inclusa. Ora, Jannik ha già ribadito più volte di poter essere più forte e solido, psicologicamente, di qualsiasi avversario, sopportando situazioni che per 'noi umani' sarebbero devastanti. Ma qui si tratta di qualcosa di nuovo e come ogni novità una parte di dubbio rimane. Incognita numero 2: gli allenamenti. Già, perché le regole della Wada impongono di non potersi allenare con atleti tesserati per federazioni o organismi che la riconoscono. Quindi bisognerà trovare degli sparring particolari, qualche ex giocatore o qualcuno che volutamente si è chiamato fuori da tutte le competizioni. Non un affare di poco conto, in particolare per chi sulla cura dei dettagli sta costruendo la sua fortuna.
Detto delle domande, ci sono pure le opportunità. Arrivare fisicamente fresco a Roma, accolto dal pubblico che lo ama (mentre gli avversari saranno reduci dagli impegni sul cemento, e poi ancora a Monte-Carlo e Madrid), potrebbe dare a Jannik una spinta decisa per due degli obiettivi non solo della stagione ma dell'intera carriera: vincere al Foro Italico e vincere sulla terra di Parigi.
Certo, serve pure trovare la forma e il ritmo partita. Perché se gli Internazionali BNL d'Italia si giocano sulla distanza dei due set su tre e dunque possono in qualche modo nascondere delle piccole imperfezioni nella preparazione, i tre su cinque in questo senso perdonano molto meno, quasi nulla. Ma le tre settimane che passeranno prima dell'inizio del secondo Major stagionale potrebbero essere sufficienti per riprendere il filo e farsi trovare perfettamente pronto all'assalto della Coppa dei Moschettieri. Tanto più che la storia degli Slam ci insegna come la prima settimana sia, molto spesso, quella del rodaggio per i top player, sempre che riescano nel frattempo a evitare le trappole sul loro percorso.
Dei 19 titoli vinti da Jannik nel Tour, solamente uno è arrivato su terra, quello di Umag nel 2022, quando l'altoatesino superò in finale Carlos Alcaraz, dominando l'iberico per due set dopo aver ceduto il primo. Ma il punto è anche che, sul rosso, mediamente, Sinner gioca poco, almeno in rapporto alle altre superfici. La 'bestia nera', se così possiamo chiamarla, fin qui porta il nome di Stefanos Tsitsipas, vincitore di 4 dei loro 5 confronti sul lento, compreso l'ultimo - molto controverso per via di un evidente errore arbitrale - a Monte-Carlo nel 2024. Ma sarebbero in pochi, oggi, a puntare sul greco in caso di un ennesimo testa a testa. Jannik nel complesso, se parliamo di terra battuta, ha come migliori risultati (oltre al titolo in Croazia) le semi a Parigi, Monte-Carlo e Barcellona, i quarti a Roma e Madrid.
Il 2025 che è iniziato alla grande, che è proseguito con un accordo amaro, potrebbe regalare da maggio uno step ulteriore verso la grandezza di un campione che sta scrivendo la nostra storia giorno dopo giorno. E se per caso Parigi dovesse finire per davvero con Jannik ad abbracciare la coppa, la seconda parte di stagione sarebbe un sogno da vivere a occhi aperti. Una risposta ideale, per tutti i detrattori.