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Solo a Wimbledon, per Jannik, due quarti di finale e una semi nelle ultime tre stagioni. E ancora il titolo nel 500 di Halle, lo scorso anno, a far capire che nemmeno l'erba sarà un problema nella carriera dell'altoatesino. Ecco perché
di Cristian Sonzogni | 10 giugno 2025
È il numero 1 del mondo e ha ampiamente dimostrato di essere il più forte di tutti sul duro, dove ha vinto gli ultimi tre Slam disputati, due Australian Open e uno Us Open. Se parliamo di tornei indoor, basta e avanza il trionfo alle Finals di Torino 2024. Sulla terra, c'è la finale di domenica scorsa a Parigi, per quanto dolorosa, a dire che il livello è lo stesso di chi ha vinto gli ultimi due Roland Garros, ossia Carlos Alcaraz. Così, per completare il quadro, a Jannik Sinner manca solamente un grandissimo risultato sull'erba.
Intendiamoci, fin qui non è che i risultati sui prati siano mancati, a Jannik. Tutt'altro: solo a Wimbledon, due quarti di finale e una semi nelle ultime tre stagioni. E ancora il titolo nel 500 di Halle, lo scorso anno, a far capire che nemmeno l'erba sarà un problema nella carriera dell'altoatesino. Al contrario, il terreno più antico (e più affascinante) potrebbe diventare un alleato dell'azzurro, soprattutto in questo momento così delicato, quando c'è da dimenticare un incontro che – per paradosso – finirà nei libri di storia del tennis.
Partendo proprio da qui, vale la pena ricordare che l'unico precedente sul verde tra Sinner e Alcaraz se lo è preso l'attuale numero 1 del mondo: era il 2022, ottavi di finale dei Championships, e Jannik vinse in quattro set senza nemmeno rischiare troppo. Da allora, ovviamente, Carlos è cresciuto, al punto da vincere quel trofeo magico per due anni di fila.
Ma da allora è cresciuto anche Sinner, la cui prestazione dello scorso anno è impossibile da giudicare, considerato che si era nel bel mezzo della vicenda clostebol. E proprio prima della sconfitta con Daniil Medvedev nei quarti, l'allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill – lo avremmo saputo solo diverso tempo dopo – non era riuscito a chiudere occhio per la tensione.
L'erba come alleata, dunque, ma in che modo? Intanto perché, tecnicamente, non c'è nessun motivo al mondo per cui Sinner debba soffrire questa superficie. I colpi pesanti di Jannik sono efficaci ovunque ma ancora di più possono esserlo a contatto coi prati, anche se l'erba di oggi – Wimbledon compreso – non è più quella così veloce di alcuni anni fa. C'è poi il tema spostamenti, con l'altoatesino che è un maestro in tal senso, riuscendo a coniugare rapidità ed equilibrio malgrado la statura. Gli appoggi bassi non sono un problema e non lo è nemmeno l'attitudine, perché di recente il numero 1 ha spostato decisamente avanti il proprio baricentro, cercando di sfruttare al massimo le difficoltà altrui. Se poi prendiamo servizio e risposta, che sull'erba sono fondamentali più che altrove, andiamo sul terreno preferito del nostro.
Sull'erba, per contro, sarà meno importante quella palla corta che Jannik ha ormai inserito stabilmente nel proprio repertorio. E sarà meno efficace pure il servizio in kick da sinistra usato spesso e volentieri a Parigi. Mentre sarebbe molto importante riuscire a contemplare qualche variazione con il rovescio in back, cosa che invece non fa parte – per adesso – della dotazione 'naturale' della casa. Detto che lo staff dell'azzurro potrebbe pure cercare di sopperire al problema, si tratta comunque di un dettaglio superabile, poiché il rovescio bimane coperto di Sinner è talmente chirurgico e sicuro da poter fare a meno del parente col taglio.
Fin qui, in carriera, Sinner ha giocato sull'erba 34 incontri, vincendone 23. Con una striscia negativa di sei sconfitte tra 2019 e 2022, quando tuttavia il ragazzo stava imparando come muoversi e non fu nemmeno troppo fortunato nei sorteggi (Jarry, Draper, Fucsovics, Paul). Per il resto, le buone prestazioni non sono mancate e – fatta eccezione per lo scivolone del 2023 a s'Hertogenbosch (contro Ruusuvuori) – le successive sconfitte sul campo sono giunte solo con Djokovic (due volte) e Medvedev. Per contro, Jannik ha piegato personaggi che sull'erba sono (o erano) particolarmente a loro agio: Isner, Bublik, Struff, Hurkacz, Berrettini, Shelton.
Quanto al fattore fiducia, conterà riuscire a effettuare un buon rodaggio ad Halle, durante il 500 di preparazione a Wimbledon. E conterà riuscire a fare la cosa al momento più complessa: dimenticare la partita di domenica scorsa. Chi lo conosce bene scommette che, nel giro di qualche giorno, Jan sarà quello di prima, pronto a mettere giù la testa lavorando sodo per i prossimi impegni. Perché per un'altra finale Slam con Alcaraz non è questione di se, ma di quando. E chissà che Wimbledon possa subito diventare il teatro della rivincita. Nessun luogo al mondo, per questo intento, potrebbe essere migliore.