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Sinner unica certezza, Alcaraz e Zverev cercano se stessi, e Fritz è il n.4 ATP più povero…

Indian Wells e Miami devono far chiarezza in merito alle gerarchie: fra i top ten troppo discontinui e nei due grandi gruppi che inseguono. Musetti, Berrettini e compagni sgomitano per un posto al sole, ma la pressione maggiore è per gli yankees

di | 06 marzo 2025

Indian Wells

Indian Wells

Scatta Indian Wells e tutti dicono Alcaraz che non deve far rimpiangere re Sinner, anche se a regnare, come confermano le deludenti prestazioni sulla terra sudamericana di Zverev, c’è soprattutto la perplessità, l’incertezza sulla continuità ad alto livello proprio di chi tanto vorrebbe il trono del Profeta dai capelli rossi ma non dimostra altrettanta abnegazione, progressi e continuità del 23enne altoatesino. Come del resto documentano i risultati e quindi il vantaggio nella classifica ATP che il campione rubato allo sci vanta in modo inequivocabile sugli inseguitori.

Ricordiamo: 11,330 lui, 8,135 Zverev, 7,510 Alcaraz. A Indian Wells, lo spagnolo è il favorito ma è anche più pressato che mai dalle aspettative nel Masters 1000 nel deserto che s’è aggiudicato gli ultimi due anni prendendo anche lì, virtualmente, lo scettro di numero 1 di Spagna da Rafa Nadal, che l’aveva vinto nel 2022. Zverev, da parte sua, da numero 1 del tabellone, avrà anche lui il suo carico di pressioni, ma chi veramente rischia di rimanere schiacciato dalle attese sono gli altri top ten e gli statunitensi. Che sono davvero l’anello mancante del tennis d’élite.

La frustrazione di Taylor Fritz (foto Getty Images)

La frustrazione di Taylor Fritz (foto Getty Images)

TROPPI SINGHIOZZI   
Taylor Fritz, da orgoglioso portacolori della new wave a stelle e strisce, rilanciato per l’ennesima volta dai media di casa, ritemprato nella fiducia, è congelato da settembre dalla doccia fredda della finale degli US Open contro Sinner. E se il numero 2 e il 3 del ranking non corrono, lui arranca. Tanto da essere staccassimo, a 4,900 punti, uno dei numeri 4 del mondo più poveri, mettendolo a paragone di  Andy Murray che nel 2011, alle spalle dei Fab 3 (Federer-Nadal-Djokovic), vantava comunque 7380 punti e ancora, nel 2020, Daniil Medvedev era a 8470. Per i terzi della griglia dei top ten è anche inquietante che Novak il Terribile, a 37 anni, a secco di titoli dal 2023, sia ancora numero 7, con un bottino di 3,900 punti.

Pochi meno di Ruud (5°) a 4,045 e Medvedev (6°) a 3,930, ancora più di Rublev, con 3,480, Tsitsipas, con 3,405, e de Minaur, con 3,335. Mentre incalzano, vicinissimi Paul, Shelton, Rune, Draper, Dimitrov, Musetti, Tiafoe, Aliassime, Humbert, Machac, Fils, Hurkacz, 12 giocatori in una manciata di punti da 3,330 a 2,165. Tanto da scandire in modo inequivocabile i diversi, e netti, gradini dell’attuale gerarchia. Che, subito dopo vede un altro nutrito gruppo di pretendenti ai top 20, diciamo a quota 1,200-1,900 punti fra i quali ci sono anche i due Matteo italiani, Berrettini ed Arnaldi, Lorenzo Sonego e Flavio Cobolli. 

SPARTIACQUE
C’è tanta gente che freme, legittimamente, per prendersi la ribalta soprattutto nei tre mesi di forzata vacanza del primattore Jannik. Ma la pressione del gruppo di yankees, dai  discontinui Paul e Tiafoe, ai maturandi Shelton e Mickelson, al sempre acciaccato Korda è ancor maggiore sula passerella californiana cui seguirà, subito, “Coast to Coast” quella di Miami, col chiaro intento dare risposte importante e definire i ruoli e i livelli per il terzo segmento stagionale, quello sulla terra rossa europea. 

Oggi come oggi il tennis maschile sembra infatti essersi allineato a quello femminile, nel segno di un livello medio-alto molto alto e quindi di tanti possibili protagonisti estemporanei. Legati alle discriminanti-chiave che vanno delle motivazioni alla condizione fisica alla reattività. Quelle, insomma, che fanno di Sinner l’unica certezza. In attesa dei tornei degli Slam, dove la scrematura dei 5 set sarà ancora più importante. 


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