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Non è un caso che il 250 di Umag sia così legato ai colori azzurri. Perché italiano è anche – per buona parte – il pubblico che arriva allo Stella Maris, impianto bomboniera che dal 1990 è palcoscenico per campioni ed emergenti
24 luglio 2024
Oggi a Umago, Istria, a due passi da Trieste, è una giornata molto italiana. Con in campo Musetti, Darderi, Sonego, Cobolli e Fognini, tutti impegnati in match possibili a livello di ottavi di finale. Ma di giornate italiane, nel torneo che ogni anno anima l'estate della località turistica sulla costa croata, ce ne sono state tante, negli anni. E non è un caso: italiano è anche – per buona parte – il pubblico che arriva allo Stella Maris, impianto bomboniera che dal 1990 è palcoscenico per campioni ed emergenti. Un esempio recente: finale 2022, Jannik Sinner batte Carlos Alcaraz in tre set. È sufficiente?
Umag (detto in istriano) è una perla del circuito e il fatto che sia un 250 non toglie nulla al suo valore. Un valore assoluto importante, che non si è trovato in crisi nemmeno quest'anno di fronte alla sfida più grande: la presenza in calendario nella settimana pre-olimpica. In Croazia ci sono stelle che a Parigi non andranno (Andrey Rublev), ma ci sono pure altre stelle che proprio sulla terra in riva al mare stanno preparando la loro avventura a cinque cerchi.
Il legame con l'Italia, per il Croatia Open, è presente da sempre. Fin da quando Renzo Furlan – oggi coach di Jasmine Paolini – approdò in semifinale (battuto da Thomas Muster) nell'edizione del 1993. Se per prenderci il primo titolo abbiamo dovuto attendere il 2016 (con Fabio Fognini), le finali sono arrivate ben prima, grazie a Filippo Volandri. Il livornese, ora ct di Davis, arrivò a giocarsi l'ultimo atto sia nel 2003, sia nel 2004, perdendo prima da Carlos Moya e poi dall'argentino Guillermo Canas. Due che sulla terra (e non solo) era sempre meglio evitare.
Prima di arrivare al trionfo di Fognini, abbiamo raccolto altre due finali senza fortuna. Nel 2010, Potito Starace fu costretto a cedere a Juan Carlos Ferrero, mentre lo stesso Fognini fece le prove generali per il trofeo nel 2013, quando a fermarlo nell'ultimo atto fu Tommy Robredo. Tre anni più tardi, invece, Fabio non trovò rivali: perse un set contro il bosniaco Dzumhur nei quarti (prima di dominare i restanti), poi travolse il portoghese Elias e lo slovacco Andrej Martin. Il primo centro tricolore allo Stella Maris fu una dimostrazione di forza importante, per il giocatore che tre anni più tardi avrebbe sbancato anche Monte-Carlo.
Il 2016 fu l'inizio di un periodo d'oro, per l'Italia in quel di Umag. Perché l'anno successivo sarebbe arrivata un'altra finale, stavolta per merito di Paolo Lorenzi – oggi direttore degli IBI – che fu fermato solamente da un Andrey Rublev in rampa di lancio. Il titolo, però, lo avremmo recuperato nel 2018, nella stagione d'oro di Marco Cecchinato: il siciliano rischiò molto contro Vesely all'esordio, poi andò liscio fino in fondo, piegando in finale l'argentino Pella e dando ulteriore prova di solidità nella sua annata migliore.
L'ultimo episodio, nella storia d'amore tra Umag e l'Italia, è anche il più significativo. Siamo nel 2022, il torneo riesce ad accaparrarsi la presenza dei due fenomeni emergenti del tennis mondiale. Da una parte del draw c'è Jannik Sinner, dall'altra c'è Carlos Alcaraz. Entrambi arrivano in finale e si tratta dello spettacolo più esaltante che si sia visto in 32 anni di storia del torneo. Vince Jannik, anzi domina per due set, dopo aver perso il primo. È il quarto capitolo della rivalità, è la seconda vittoria dell'altoatesino ma la prima sulla terra. Umag, in qualche modo, all'Italia porta davvero fortuna.
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