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Van Assche, il francese di Bergamo con l’Italia nel cuore (e nel team)

Il compito di inaugurare l’edizione 2024 delle Next Gen ATP Finals è affidato a Juncheng Shang e a Luca Van Assche, il francese di mamma bergamasca che parla italiano, tifa Atalanta e ha costruito tre quarti del suo team nel nostro paese. “Dopo la semifinale dello scorso anno – dice –, stavolta voglio vincere. 2025? Punto a tornare nei primi 100, e poi sempre più su”

18 dicembre 2024

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La bandiera accanto al suo nome sul sito ATP è quella della Francia, mentre la città di nascita stampata sul passaporto è Woluwe-Saint-Lambert, comune belga di  circa 50.000 abitanti nella regione di Bruxelles. Eppure il nome di Luca Van Assche, uno dei volti nuovi del tennis francese pronto a scendere in campo alle Next Gen ATP Finals, tradisce origini italiane, che trovano conferma quando si scopre che i tre fratelli si chiamano Sofia, Elisa e Paolo. Il filo conduttore della storia è mamma Patrizia, bergamasca doc emigrata in Belgio dopo aver conosciuto Arthur, fiammingo, responsabile di un’azienda di logistica e quindi spesso in viaggio all’estero.

Si sono innamorati, hanno messo su famiglia e dal loro amore è nato (anche) un giovane talento della racchetta che in Italia non ha mai vissuto, lasciando il Belgio all’età di tre anni per migrare a Parigi, dove è cresciuto e ha scoperto il tennis in un piccolo club a due passi da casa. Eppure, col nostro paese il tennista classe 2004 ha un legame fortissimo, a partire dai parenti e da nonna Adelina a Colognola, quartiere del Comune di Bergamo. “Sin da piccolo – racconta Luca da Gedda – ho sempre fatto visita ai parenti almeno un paio di volte l’anno, d’estate o nelle vacanze di Pasqua. Oggi, girando il mondo quasi ogni settimana, mi risulta più difficile, ma cerco sempre di trovare il tempo per incontrare nonna almeno una volta. Mi fa sempre un gran piacere, e poi Bergamo è una bellissima città”.

A rafforzare il legame con l’Italia e le nostre abitudini, anche il tifo per l’Atalanta. “Mio nonno era un grande tifoso – continua – ed è stato lui a trasmetterci la passione. Io tifo principalmente PSG, mentre il vero tifoso è mio fratello Paolo, tanto che per il suo ultimo compleanno gli abbiamo regalato i biglietti per la semifinale di ritorno di Europa League, fra Atalanta e Marsiglia, a Bergamo. Ma in casa tutti seguiamo l’Atalanta, a maggior ragione in virtù dei risultati degli ultimi anni. Gioca un calcio incredibile, è diventata uno spettacolo da vedere”.

Il team di Luca Van Assche, con i coach italiani Paolo Cannova (primo da sx) e Vincenzo Santopadre (quarto)

Il team di Luca Van Assche, con i coach italiani Paolo Cannova (primo da sx) e Vincenzo Santopadre (quarto)

Van Assche, che oltre agli impegni con la racchetta continua a studiare (matematica, alla Paris Dauphine University), racconta il tutto in un italiano dal forte accento francese, ma non sbaglia mezza parola. Il motivo? Facile: “A casa mia – spiega – si parla italiano, da sempre. L’ha imparato anche mio padre, anni fa, prima ancora che nascessi”. Il fatto che mamma lo insegni per lavoro aiuta, ma oggi la nostra è praticamente diventata la lingua di Van Assche anche nel circuito, visto che tre dei quattro membri del suo team sono italiani. Il primo ad arrivare è stato Roberto Vavassori, preparatore atletico che lavora per la FFT e lo accompagna da un paio d’anni, mentre dallo scorso febbraio sulla sua panchina siede Vincenzo Santopadre, storico coach di Matteo Berrettini.

Recentissimo, invece, l’innesto del siciliano Paolo Cannova, l’uomo che ha traghettato Salvatore Caruso fra i primi 100 del mondo. “Io e Paolo – dice ancora Luca – avevamo già fatto una prova insieme sul finire della scorsa stagione, ma possiamo dire che ha iniziato ufficialmente a lavorare con me dalla preparazione invernale. Nel corso della stagione 2025 si alternerà con Vincenzo nei tornei”. A proposito di preparazione: prima di volare a Gedda (con Cannova) per le Next Gen ATP Finals, Van Assche ha trascorso le ultime due settimane di lavoro a Dubai, allenandosi anche con il numero uno del mondo Jannik Sinner. “Per me era uno degli ultimi giorni, per lui uno dei primi: è stato un buon allenamento”.

Luca Van Assche (di spalle) in campo con Jannik Sinner a Dubai

Luca Van Assche (di spalle) in campo con Jannik Sinner a Dubai

In un’edizione delle Next Gen ATP Finals da record per il numero di top-50 in gara (4), Van Assche è stato inserito nel Gruppo B, con Juncheng Shang e gli statunitensi Alex Michelsen e Nishesh Basavareddy. Dopo la semifinale dello scorso anno – dice ancora – stavolta punto a vincere. Il livello è molto alto, ci sono tanti buoni giocatori, ma nelle ultime 4 settimane di preparazione ho lavorato molto bene, dunque non temo nessuno. Non vedo l’ora di riprendere a competere, col solito mix di stress ed emozioni. Mi auguro di poter vincere, anche perché sarà la mia ultima volta nella competizione”.

Quanto al 2025, invece, lo attende un anno importante dopo una stagione un po’ anonima chiusa da numero 128 ATP. Non esattamente un risultato esaltante per uno che a 17 anni vinceva il Roland Garros juniores e tre anni dopo è già stato numero 63, ha esordito in Coppa Davis e tolto un set a Novak Djojovic. “Il primo obiettivo è quello di rientrare nei primi 100 del mondo, anche se ovviamente voglio fare molto di più. Mi piacerebbe ottenere risultati importanti nei tornei che contano, quindi eventi del Grande Slam e Masters 1000, e anche vincere il mio primo titolo ATP. Ma al momento sono troppo lontano per pensare così in grande, non sarebbe la mossa giusta. Meglio ragionare step by step – chiude –, passando anche dai tornei Challenger per recuperare una buona classifica”. A Gedda il primo test: un buon torneo sarebbe il modo perfetto per chiudere i conti con un 2024 così così e dare subito un’impronta diversa al suo 2025.

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