Chiudi
Le condizioni esterne estreme stanno mettendo alla prova i protagonisti del Masters 1000 nel deserto della California. Non è la prima volta, ma le regole non cambiano. Persino re Rafa il marinaio aveva protestato…
di Vincenzo Martucci | 09 marzo 2025
Il tennista marinaio, al secolo Rafa Nadal, cresciuto nella sua Majorca che non ha mai abbandonato, è cresciuto a braccetto col vento, perciò ci andava a nozze. Tanto che a Indian Wells ci giocava volentieri e nel mega-torneo in California s’è aggiudicato il titolo 3 volte in 5 finali, mentre nel Masters 1000 gemello di Miami che si disputa subito dopo spesso non ci è proprio andato per risparmiarsi per l’incombente stagione sulla terra rossa europea e comunque non ha sorriso mai, cedendo in 4 finali su 4, lui che ha vinto praticamente tutto.
Proprio il feeling con Eolo gli ha permesso di aggiudicarsi l’attesissima semifinale nel deserto del 2022 contro l’erede Carlos Alcaraz, una partita davvero folle con folate impetuose che trasfigurarono gli scambi ai limiti dell’impraticabilità. Rafa non protestò per le raffiche a 70 all’ora che si sono ripetute anche in questi giorni a Indian Wells, non si arrabbiò tanto per la estrema difficoltà nel lanciare la palla al servizio e la necessità quindi di colpire un oggetto non identificato che arrivava in modo diverso da quanto voluto, non si imbufalì nemmeno per le deviazioni delle traiettorie disegnate dal vento. Anzi: “Mi piace molto giocare nel vento perché per me è come una sfida. E’ come giocare a golf con molto vento. Sai che farai degli errori, il livello non sarà così alto, ma si tratta di cercare di trovare soluzioni ogni volta”.
L’Extraterrestre del tennis chiese la sospensione inutilmente la sospensione all’arbitro e al supervisor per le cartacce e gli asciugamani che volavano incontrollati e incontrollabili fermando continuamente il gioco e protestò soprattutto per la tempesta di sabbia che alzava impetuosi mulinelli impedendo ai giocatori di tenere gli occhi aperti. Domandò ufficialmente di intervenire sulle regole, totalmente assenti, nel tennis, a livello di vento. Ma non ha avuto soddisfazione allora come adesso.
PRECEDENTI
Le condizioni esterne di quel derby spagnolo erano state davvero terribili, ma non è stata quella la partita più ventosa nella storia di Indian Wells. Molti ricordano come peggiore i quarti 2004 fra Monica Seles ed Arancia Sanchez la finale donne 2009 tra Ivanovic e Zvonareva, quando la palla si fermava, deviava all’improvviso, cambiava improvvisamente forza, di continuo, accelerando e frenando a suo volere. Rendendo così difficilissima la gestione della palla da parte dei giocatori che non sapevamo mai che cosa gli sarebbe successo e dovevano quindi sostenere una doppia battaglia mentale, durissima e snervante. Terribile fu anche la situazione nel 2022 per Osaka e Stephens, così come nell’edizione di questi giorni il vento è tornato protagonista aiutando la vittoria a sorpresa di Uchijima contro Raducanu.
Nel torneo dove già esistono problemi importanti nel violento passaggio dal caldo del giorno, con temperature che arrivano a 40 gradi, per poi però vivere un calo tremendo la sera. Come si vede nelle riprese tv che passano dalla luce accecante e gente che prende il sole a spettatori imbacuccati, coperti di felpe, cappelli e anche coperte. Seguendo la legge del deserto. Che mettono in dubbio la definizione di Sunshine Double dell’accoppiata “coast to coast” con Miami. La consolazione per i giocatori sta nella sfida, ogni giorno, con le condizioni esterne che si aggiunge a quella contro se stessi e gli avversari, e nei premi: chi passa il primo turno intasca 23.375 dollari, chi arriva al secondo 37.650, chi al terzo 64.500 e così a salire fino a 1.201.125 del vincitore e della vincitrice del singolare: 457.150 alla coppia che si aggiudica il doppio. Insomma, inferno e paradiso.
Non ci sono commenti